Il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha pubblicato l’affidavit che ha giustificato la perquisizione della villa dell’ex presidente Donald Trump.

Il raid è avvenuto la notte dello scorso 8 agosto, quando un gruppo di agenti dell’Fbi è entrato nella residenza di Mar-a-Lago. Il mandato di perquisizione ha rivelato che gli agenti cercavano documenti riservati che Trump avrebbe portato con sé negli ultimi giorni della sua caotica presidenza.

Identità delle fonti a rischio

La perquisizione si è resa necessaria dopo che a gennaio erano stati rinvenuti degli scatoloni contenenti documenti riservati che avrebbero potuto mettere a rischio l’identità di spie, fonti, informatori, collaboratori, agenti sotto copertura e di tutta la catena per la raccolta di informazioni di intelligence.

In alcuni degli scatoloni prelevati da Mar-a-Lago c’erano anche questo tipo di informazioni classificate, che sono fra le più sensibili e protette dal governo perché in gioco ci sono vite umane.

La fretta degli agenti federali a mettere al sicuro queste informazioni spiegherebbe, riporta il New York Times, il blitz dell’Fbi, preoccupata dalla possibilità dell’identificazione delle sue fonti nel caso in cui le carte fossero finite in mani sbagliate.

L’Associated Press scrive che i documenti riservati, molti dei quali top secret, erano mescolati con giornali, riviste e corrispondenza personale.

Documenti custoditi in modo improprio

La perquisizione è stata indotta dalle 15 scatole restituite in gennaio da Trump agli archivi nazionali dopo mesi di pressione: 14 di queste scatole contenevano 184 documenti classificati, di cui 25 top secret sulla difesa nazionale, 92 segreti e 67 confidenziali. A preoccupare è il fatto che nessuno spazio nella tenuta di Trump a Mar-a-Lago, in Florida, era stato autorizzato per lo stoccaggio di materiale classificato.

Il documento di 38 pagine, pubblicato dal dipartimento della Giustizia,  chiarisce come la conservazione impropria del materiale governativo top secret espone Trump a nuovi rischi legali e a una nuova accusa di ostruzione alla giustizia.

Alcuni giorni fa, Trump ha chiesto a un giudice di bloccare l’indagine del dipartimento di Giustizia sui file sequestrati dalla sua casa. Trump ha inoltre fatto richiesta per la nomina di uno special master, un giudice terzo non dipendente dal dipartimento di Giustizia, che riesami i documenti e la vicenda.

Ecco qui l’affidavit:

I sospetti

Il caso riguarda 15 scatole di documenti che Trump ha depositato nella sua residenza in Florida. I presidenti degli Stati Uniti sono tenuti a consegnare copia di tutti i loro documenti ed email all’Archivio nazionale dopo la fine del loro mandato.

Lo scorso febbraio, gli archivisti incaricati di esaminare il contenuto delle scatole nella residenza di Trump hanno individuato materiale riservato. Ad aprile, l’Fbi ha annunciato l’inizio di un’indagine e quattro mesi dopo è scattata la perquisizione.

Dai documenti pubblicati fino ad ora, cioè soltanto il mandato di perquisizione prodotto dall’Fbi, risulta che gli agenti erano in cerca di 15 diversi documenti classificati, 11 dei quali sono stati sequestrati nella casa dell’ex presidente. Secondo il Washington Post, tra i documenti sequestrati ce ne sarebbero alcuni che riguardano l’arsenale nucleare, anche se non sarebbe chiaro di quale paese.

L’affidavit

Ora un giudice ha ordinato al dipartimento della Giustizia di pubblicare un documento molto più completo, ossia l’affidavit, la dichiarazione giurata che contiene le prove raccolte dai procuratori del dipartimento e che avrebbero giustificato la perquisizione. Il testo dovrebbe offrire indizi sia su cosa esattamente cercassero gli agenti del Fbi sia su quali potrebbero essere i crimini che il dipartimento della Giustizia sospetta che Trump abbia commesso.

Il dipartimento della Giustizia si era opposto alla pubblicazione dell’affidavit, sostenendo che rivelarne il contenuto avrebbe danneggiato le indagini. Con queste motivazioni si è opposto alle richieste di numerose testate giornalistiche e dello stesso Trump, che ha chiesto la pubblicazione integrale del documento. 

Un compromesso è stato raggiunto con il giudice Bruce Reinhart, che ha accettato la pubblicazione di una versione censurata del documento. Ad essere oscurati dovrebbero essere soprattutto i nomi degli agenti Fbi e delle eventuali fonti coinvolte e altri elementi che potrebbero danneggiare l’indagine.

Le indagini

Gli agenti federali stanno indagando su potenziali violazioni di molteplici leggi federali, inclusa una che disciplina la raccolta, la trasmissione o la perdita di informazioni sulla difesa ai sensi dell’Espionage Act.

Gli altri capi d’accusa riguardano l’occultamento, la mutilazione o la rimozione di atti e la distruzione, l’alterazione o la falsificazione di atti nelle indagini federali.

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