L’Europa si è ficcata in un pericoloso vicolo cieco e per uscirne, se si riuscirà a uscirne, bisognerà invertire repentinamente la rotta. Sui dazi non si potrà più tornare alla «normalità» commerciale, sull’innovazione un disastro totale con la dipendenza crescente dalle tecnologie americani e cinesi e sull’energia il continente è «ostaggio di interessi particolari».

Durissimo l’affondo del ex presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo intervento al summit Cotec Europa a Combria, in Portogallo. E non si è risparmiato nemmeno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha addirittura citato il Nessun dorma di Puccini. Insomma l’Europa si deve dare una svegliata.

Partiamo dai dazi. Per Draghi «è un azzardo credere che il commercio con gli Stati Uniti tornerà alla normalità dopo una rottura unilaterale così grave delle relazioni o che nuovi mercati cresceranno abbastanza velocemente da colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti».

Ma degli Stati Uniti non si potrà fare a meno almeno per ora: «Realisticamente, non possiamo diversificarci dagli Stati Uniti nel breve periodo. Possiamo e dovremmo cercare di sbloccare nuove rotte commerciali e far crescere nuovi mercati. Ma qualsiasi speranza che un’apertura al mondo possa sostituire gli Stati Uniti è destinata a essere delusa». Dunque «dovremo raggiungere con gli Usa un accordo che ci lasci aperto un accesso».

Questione di lentezza

Ma il problema dell’Europa non sono solo i dazi. Nel report sulla competitività presentato alla Commissione europea lo scorso autunno Draghi aveva già messo nero su bianco i “to do” urgenti a partire dalla necessità di spingere gli investimenti in innovazione. Ma l’Europa è troppo lenta e al di là di annunci e stanziamenti di fondi fa ancora molto poco, troppo poco. «Se l'Europa vuole davvero essere meno dipendente dalla crescita degli Stati Uniti, dovrà produrla da sé», ha detto Draghi. E alla dipendenza dagli americani si aggiunge quella dai cinesi. È sull’innovazione che si sta pagando il prezzo più alto. Su cloud e intelligenza artificiale, le tecnologie più importanti e quelle che rappresentano la chiave di volta della nuova economia «l’Europa si è ritrovata tagliata fuori. E si continua a creare un ambiente che ostacola l'innovazione radicale», ha detto Draghi.

Troppa frammentazione e troppe regole: secondo l’ex premier andare avanti su questa strada non potrà che peggiorare la situazione. «La frammentazione del nostro mercato unico ha ostacolato le startup tecnologiche nel tentativo di raggiungere la scala necessaria per avere successo in questo settore. Le nostre politiche di concorrenza non sono state in grado di adattarsi alla natura della trasformazione tecnologica che stava avvenendo davanti ai nostri occhi. Abbiamo permesso alla regolamentazione di crescere, mentre i servizi digitali si espandevano. E ci troviamo di fronte a un quadro normativo che risulta eccessivo in alcune delle aree chiave. Ci sono oltre 270 regolatori attivi nelle reti digitali in tutti gli Stati membri».

E nel ricordare le linee programmatiche già stilate da tempo Draghi raccomanda l’urgenza dell’azione in particolare sul fronte degli investimenti in innovazione che devono essere «massicci e responsabili” esortando ad abbandonare la via del “privilegio». Come a dire basta con posizioni arroccate, favoritismi e lassismo.

Duro l’affondo anche sulla questione energetica. «L’Europa è diventata ostaggio di interessi particolari ormai consolidati, è sconfortante», ha scandito Draghi invitando la Commissione europea ad andare a fondo delle questioni. È stata sì creata una task force sulla trasparenza, ma secondo l’ex premiere si potrebbe (si dovrebbe) «avviare un'indagine indipendente sul funzionamento complessivo dei mercati energetici». Sole e vento, alias le energie rinnovabili «non possono garantire la sicurezza dell'approvvigionamento, in nessuno scenario, dobbiamo essere pronti a utilizzare tutte le possibili fonti di energia pulita e ad essere neutrali verso nuove soluzioni energetiche».

Reti inadeguate, lungaggini burocratiche e prezzi crescenti «sono una minaccia alla sopravvivenza della nostra industria, un grande ostacolo alla nostra competitività e un peso insostenibile per le nostre famiglie».

Le parole del presidente

Il presidente della Repubblica Mattarella, intervenuto dopo Draghi, ha invitato l’Europa «a progredire senza indugi e con efficacia proprio sulla strada della competitività, condizione indispensabile all'ulteriore approfondimento del progetto d'integrazione continentale, al rilancio strategico dell'Unione europea e alla preservazione di un'economia prospera per i suoi Stati Membri e i suoi cittadini».

Bisogna estendere il mercato unico alla finanza, l'energia, le telecomunicazioni. E includere anche ricerca, innovazione e istruzione. Il presidente è intervenuto anche sul tema della difesa comune, parlando di «ingiustificate ritrosie».

Per il Vecchio Continente si apre «una sfida epocale tanto più urgente se raffrontata alle recenti evoluzioni negli equilibri mondiali». Di qui l’appello all’azione: «È urgente, direi prioritario, che l'Europa agisca, stare fermi non è più un'opzione».

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