A pochi giorni dall’anniversario dell’invasione, si avverte un clima di crescente tensione nella leadership del Cremlino, sicuramente aggravato dalla convulsa giornata di ieri durante la quale alcuni droni ucraini sono stati abbattuti non lontano da obiettivi sensibili russi.

 Anche sul fronte interno Vladimir Putin teme fratture interne e «traditori». Va in questo senso il suo appello all’Fsb, l’agenzia di sicurezza russa, a cui richiede di prestare attenzione a coloro che «cercano di dividere e indebolire» la società russa.

Nel discorso ai suoi servizi, il presidente ha ammesso che alcuni membri dell’organizzazione sono stati uccisi in Ucraina e ha sottolineato l’importanza di monitorare gli ingressi nel paese, i cui confini sono ancora troppo permeabili ai «sabotatori» ucraini.

I droni ucraini 

Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo, diversi droni ucraini sono stati abbattuti sui cieli in prossimità di Krasnodar e Mosca, prima che potessero colpire alcune infrastrutture strategiche.

Per il governatore della regione di Mosca, Andrej Vorobyov, l’obiettivo del drone caduto nel villaggio di Gubastovo era un centro di compressione del gas di proprietà di Gazprom situato a circa 100 chilometri dalla capitale. 

Nonostante le foto diffuse dal ministero russo di un drone Uj-22 ucraino, Kiev non ha ammesso l’azione tentata molti chilometri oltre il confine russo.

Quasi contemporaneamente, un attacco cibernetico di un gruppo non identificato ha interessato alcune emittenti radiotelevisive regionali. Sugli schermi televisivi è comparso un messaggio d’emergenza che invitava a trovare riparo a causa di un’allerta aerea. Il ministero delle Emergenze ha detto che le informazioni diffuse non corrispondevano al vero. 

In seguito alle presunte azioni ucraine, l’accesso allo spazio aereo di San Pietroburgo ha subito limitazioni durate diverse ore. Le autorità locali hanno chiuso l’aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo senza fornire spiegazioni. L’agenzia Ria Novosti ha citato alcune fonti che parlavano di un «oggetto volante non identificato» in volo sulla città russa, un «grande drone» forse.

Alla riapertura dello scalo, però, il ministero della Difesa ha parlato di un’esercitazione aerea di intercettazione che è rimasta segreta fino all’ultimo. 

Moldavia e Bakhmut

Sarà, invece, permanente il blocco dei voli della compagnia ungherese WizzAir da e verso la Moldavia, sempre più al centro delle preoccupazioni occidentali come possibile nuovo fronte del conflitto, alla luce della trentennale esperienza separatista della Transnistria.

Il sorvolo casuale di un missile russo e le accuse reciproche tra Kiev e Mosca di imminenti “false flag” in Transnistria rendono, per WizzAir, «altamente rischioso» viaggiare nello spazio areo del paese, non più meta della low cost dal prossimo 14 marzo.

Lontano dalla Moldavia, a Bakhmut, invece, lo scontro potrebbe essere entrato nella fase cruciale. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto che la situazione sul campo è diventata «complessa» a causa dell’accerchiamento in cui sono strette le truppe ucraine. Mentre si valuta una ritirata strategica per riposizionare le difese più in profondità, attorno alla città del Donbass potrebbero essere stati avvistati i Leopard tedeschi finalmente operativi nell’esercito ucraino. 

Il fronte diplomatico

Sembrano scarsi gli incentivi alla soluzione negoziale. Il portavoce del Cremlino, Dmirti Peskov, ha detto che la Russia è «aperta ai negoziati», ma ha anche chiuso ai compromessi sulle regioni annesse, affermando che si è ormai configurata una «nuova realtà territoriale» in cui Donbass e Crimea sono ormai parte inalienabile dello stato russo. 

Peskov aveva già rifiutato il vago “piano di pace” proposto dagli «amici cinesi» dicendo che «non ci sono le condizioni per una soluzione politica» di quel tipo. 

Nonostante questo no ai cinesi, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, forse il più stretto alleato internazionale di Putin, è in visita a Pechino. Sull’agenda dell’incontro con Xi Jinping è probabile che, oltre alla cooperazione nell’ambito della Shanghai Cooperation Organization di cui Minsk è partner, ci sia proprio la soluzione politica della guerra. 

Parallelamente, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha visitato il Kazakistan: all’incontro con il presidente Qasym-Jomart Tokayev ha detto che gli Stati Uniti sostengono l’integrità territoriale del paese, un’incursione non da poco nello spazio post sovietico. 

Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, in una conferenza stampa tenuta a Helsinki insieme a Sanna Marin, ha detto che l’Ucraina diventerà un paese membro della Nato «nel lungo periodo».

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