Varsavia li abbatte e avverte: «Mai stati così vicini a una nuova guerra mondiale». Per gli esperti lo sconfinamento è stato intenzionale. Trump: «Perché la Russia fa così?»
«Non avevamo intenzione di distruggere obiettivi in Polonia». La spiegazione fornita dal ministero della Difesa russo per l’incursione aerea avvenuta nella notte tra martedì e mercoledì, quando almeno 19 droni hanno violato lo spazio aereo polacco, arriva tardi, quando ormai i droni sono stati abbattuti o sono precipitati per conto loro. Non è una smentita dell’incursione, ma nemmeno l’ammissione di un errore.
La ricostruzione
Una descrizione che sembra corrispondere alla ricostruzione dell’episodio fatta dagli analisti militari polacchi: Mosca avrebbe consapevolmente utilizzato lo spazio aereo polacco per aggirare le difese aeree dell’Ucraina occidentale e colpire così «alle spalle» una serie di obiettivi militari vicini al confine polacco. Si tratta di una manovra che i droni russi avevano già compiuto in passato, ma mai con un’ondata di droni di queste dimensioni.
Non tutti gli esperti, però, sono convinti al 100 per cento dell’intenzionalità dell’attacco. La possibilità che un’interferenza elettronica ucraina abbia spedito fuori rotta venti droni contemporaneamente è remota, ma non completamente impossibile.
Quel che è certo è che per la prima volta dall’inizio della guerra aerei Nato hanno colpito bersagli russi. In piena notte, F-16 polacchi, F-35 olandesi e aerei radar italiani si sono alzati in volo per intercettare i droni che si avvicinavano pericolosamente ai centri abitati. Almeno quattro velivoli sono stati abbattuti.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che si è consultato con il presidente polacco, Karol Nawrocki, si lancia in un commento criptico che però non sembra presagire nulla di buono per Mosca: «Perché la Russia viola lo spazio aereo polacco con i droni? Eccoci qui!».
Decisamente più duro il primo ministro di Varsavia, Donald Tusk: «Si è trattato del momento in cui siamo andati più vicino a un conflitto aperto dalla Seconda guerra mondiale».
Tusk ha poi invocato l’articolo 4 del trattato della Nato, che prevede consultazioni formali tra gli alleati su potenziali minacce alla sicurezza di uno dei membri dell’alleanza.
Critiche e preoccupazioni sono state espresse da tutti i governi europei. Per il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, «la Russia ha messo in pericolo vite umane in uno Stato membro della Nato e dell’Ue». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dice che stiamo camminando su un «crinale in cui anche senza volerlo si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata», un clima simile a quello «del 1914».
Persino leader europei considerati vicini a Mosca, come il primo ministro slovacco, Robert Fico, e l’ungherese, Viktor Orbán, hanno preso le distanze parlando di episodio «grave» ed esprimendo solidarietà a Varsavia. La Nato per il momento rimane prudente e dice di considerare l’episodio una «incursione» e non un «attacco», che imporrebbe una reazione più forte.
Tra Mosca e Minsk
Il Cremlino mantiene una doppia linea. Il ministero della Difesa cerca di recitare il ruolo del pompiere, offrendo al governo polacco la possibilità di «consultazioni» sull’episodio, un’offerta a cui per ora Varsavia non sembra interessata. Tocca invece al ministero degli Esteri il ruolo di buttare benzina sul fuoco con una nota in cui accusa Varsavia di «diffondere miti» per «alimentare la tensione». Più interessante la reazione della Bielorussia, alleata di Mosca. Il ministero della Difesa di Minsk è stato il primo a commentare mentre i droni erano ancora in volo e ore prima che Mosca facesse lo stesso. I bielorussi dicono di aver informato Varsavia della rotta dei droni e di aver contribuito abbattendo almeno un drone nel loro spazio aereo.
Sul perché il Cremlino abbia deciso di lanciare questa nuova provocazione proprio ora, le ipotesi si sprecano. Forse si è trattato di una rappresaglia per la chiusura del confine polacco con la Bielorussia, annunciata da Tusk poche ore prima dell’attacco in risposta a Zapad 2025, l’esercitazione congiunta degli eserciti di Mosca e Minsk in cui, ogni quattro anni, viene simulato un conflitto con la Nato in Europa orientale.
Secondo alcuni, potrebbe essere stato invece un test per saggiare la consistenza delle difese aeree Nato in Europa orientale. In questo caso, ha detto una fonte militare dell’alleanza all’Ansa, il test sarebbe fallito: «Abbiamo mobilitato quel che si doveva mobilitare e abbiamo mostrato di essere pronti a difenderci».
Quello che è certo è che, nonostante i tentativi di mediazione di Trump e le sue richieste di moderare i bombardamenti sull’Ucraina, Mosca negli ultimi mesi ha lanciato una vera e propria escalation di attacchi aerei. Domenica scorsa, 800 tra droni e missili hanno colpito l’Ucraina nel più grande attacco aereo di tutta la guerra.
Sei miliardi per Kiev
Dalla capitale ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky offre a Varsavia la sua collaborazione per indagare su ciò che è accaduto durante l’attacco e assicura: «Abbiamo le prove che si è trattato di un attacco deliberato». E nel frattempo Kiev incassa nuove promesse di aiuto da parte della Commissione europea. Mercoledì Ursula von der Leyen ha promesso all’Ucraina 6 miliardi di euro per creare una «alleanza di droni». L’Ucraina, ha detto la presidente della Commissione, «ha l’ingegno e l’esperienza, ora le servono le risorse per generare economia di scala».
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