«Ci sarà una rappesaglia per gli attacchi russi contro Odessa», aveva promesso domenica il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. E dopo quasi una settimana di continui bombardamenti contro i porti del Mar Nero, la rappresaglia è finalmene arrivata. Ieri notte, Mosca è stata bombardata da due droni kamikaze che hanno danneggiato un edificio del ministero della Difesa. Un secondo attacco ha colpito un deposito di munizioni in Crimea, da dove negli ultimi giorni sono partiti gli attacchi contro Odessa.

Dopo oltre un anno di guerra, le forze armate ucraine hanno ormai raggiunto la capacità di rispondere colpo su colpo agli attacchi aerei russi, grazie soprattutto a un ingegnoso programma di sviluppo di droni a lungo raggio. La scala delle operazioni ucraine rimane ridotta e per ogni missile o drone lanciato da Kiev i russi ne possono lanciare dieci.

Ma gli attacchi ucraini hanno effetti molto più devastanti dei pochi chilogrammi di esplosivo trasportati dai loro droni. O almeno questo è quello che sembra sperare Kiev, che punta a indebolire Putin dimostrando che il presidente russo non è in grado nemmeno di proteggere la sua capitale. Ma si tratta di una strategia rischiosa. Come i bombardamenti russi non hanno spezzato il morale degli ucraini, così gli attacchi ucraini rischiano di rafforzare Putin e di fornirgli la giustificazione necessaria agli occhi della sua opinione pubblica per dare il via a nuove mobilitazioni. Gli Stati Uniti, nel frattempo, restano scettici e ribadiscono ancora una volta il loro “no” alla fornitura di armi a lungo raggio a Kiev.

L’arsenale

Nell’attacco di lunedì contro la Crimea, una dozzina di droni a medio raggio sono stati usati per distrarre le difese russe, mentre tre missili di fabbricazione britannica Storm Shadow colpivano un deposito di munizioni dove, secondo fonti ucraine, erano stoccati i missili antinave che la Russia sta lanciando da giorni contro Odessa.

Ma l’attacco più ambizioso è quello contro Mosca, dove gli ucraini hanno danneggiato il tetto del Direttorato per le operazioni cibernetiche delle forze armate, mentre un secondo drone, o forse un missile lanciato per intercettarlo, ha colpito il quartier generale della società francese Leroy Merlin, che si trova a circa 500 metri dalla sede del ministero della Difesa.

A eseguire l’attacco sono stati due droni che appartengono al crescente arsenale di armi a lungo raggio di produzione casalinga che Kiev sta sviluppando. Dalle immagini, sembra che si tratti di due “Beaver”, un misterioso modello di drone sviluppato in modo privato grazie a una raccolta fondi organizzata dal blogger ucraino Ihor Lachen – lo stesso modello probabilmente è responsabile dell’attacco dello scorso 3 maggio contro il Cremlino, quando per la prima volta gli ucraini sono riusciti a colpire la capitale russa.

Come altri droni ucraini, i Beaver sono costruiti partendo da componenti civili prodotti da aziende cinesi, a cui il nomignolo collettivo “Alibaba”, dal nome del principale portale di e-commerce cinese. Gli ucraini posso anche contare su velivoli prodotti in modo più tradizionale, come gli UJ-22 dell’azienda ucraina Ukrjet, responsabili dell’attacco contro Mosca dello scorso 30 maggio.

La strategia

È dall’inizio del conflitto che gli ucraini colpiscono obiettivi militari o simbolici sul territorio russo, ma negli ultimi mesi hanno mostrato una crescente capacità di colpire regolarmente sia la capitale russa che le basi militari nella penisola di Crimea. Gli strateghi ucraini non si aspettano di ottenere significativi risultati da questa campagna. Mosca dista ottocento chilometri dall’Ucraina e i droni in grado di percorrere questa distanza possono trasportare solo pochi chilogrammi di esplosivo.

Ma, agli occhi di Kiev, lo scopo politico di questi attacchi supera di gran lunga gli obiettivi pragmatici. Ogni drone e missile che arriva su Mosca è una smentita plateale delle dichiarazioni trionfalistiche di Putin sull’andamento del conflitto, mentre gli attacchi in Crimea, pubblicizzata dai media russi come un ideale luogo di vacanza quest’estate, dimostrano a decine di migliaia di visitatori la vulnerabilità dei territori annessi alla Russia.

È una strategia dell’occhio per occhio che punta a intimidire e indebolire il Cremlino e a rafforzare il morale della popolazione ucraina, fornendo una risposta concreta ad oltre un anno di bombardamenti aerei. Ma i vantaggi di questa campagna vanno bilanciati con i rischi. L’opinione pubblica russa è notoriamente poco entusiasta della guerra, ma gli attacchi al cuore della Russia potrebbero contribuire a creare un clima di minaccia ed emergenza favorevole alla propaganda di Putin e gli eventuali nuovi sacrifici sono necessari a concludere uno sforzo bellico vittorioso.

Parte degli alleati dell’Ucraina sembra condividere questa preoccupazione. Mentre alcuni alleati hanno fornito all’Ucraina missili a lungo raggio, come i britannici Storm Shadow e i francesi Scalp, che hanno circa 300 chilometri di gittata e sono in grado di colpire tutte le principali basi russe in Crimea, gli Stati Uniti non sembrano avere intenzione a fare altrettanto

Proprio pochi giorni fa, il Washington Post ha citato alcuni funzionari anonimi del Pentagono che hanno ribadito come, per il momento, non ci sia alcuna intenzione di fornire all’Ucraina i famigerati Atacms, missili di precisione con quasi 400 chilometri di gittata. La ragione ufficiale è che la riserva americana è troppo ridotta. Ma il dubbio che Putin possa approfittare di questi attacchi a lungo raggio sul suo territorio è difficile da cancellare.

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