L'ex presidente della Bolivia Jeanine Áñez è stata arrestata, insieme agli ex ministri dell'energia Rodrigo Guzman e della giustizia Alvaro Coimbra. A comunicarlo, il ministro Carlos Eduardo del Castillo su Twitter e Facebook. 

La televisione boliviana ha mostrato l'abitazione di Áñez circondata dalle forze dell'ordine. La serie di accuse che hanno portato all'arresto della donna sono quelle di terrorismo, sedizione e cospirazione per un presunto colpo di stato. La donna, si è proclamata presidente ad interim dopo il voto alle elezioni di ottobre 2019, quando Evo Morales fu accusato di brogli elettorali e costretto dall'esercito a rassegnare le dimissioni. Morales l'ha sempre descritta come una «senatrice di destra golpista» e ora, a seguito del suo arresto, ha ricordato che ha assunto il potere «senza un quorum legislativo, grazie all'aiuto di un gruppo di complici».

Áñez lo sapeva

L'ex presidente della Bolivia aveva saputo già ieri dell'esistenza di un mandato di cattura nei suoi confronti e l'aveva scritto sui social, accusando inoltre il governo di sinistra di essere il mandante dell'atto. 
«La persecuzione politica è iniziata», aveva scritto Áñez nel suo post. «Il MAS (Movimento per il socialismo, ndr) ha deciso di tornare agli stili della dittatura. Una vergogna perché la Bolivia non ha bisogno di dittatori, ha bisogno di libertà e soluzioni».

Il ritorno di Morales

l partito socialista di Evo Morales è tornato al potere nelle elezioni di ottobre 2020. L'ex ministro dell'economia Luis Arce ha vinto, raccogliendo una valanga di voti per diventare presidente, aprendo la strada a Morales per tornare a casa dall'esilio. quest'ultimo, infatti, è rientrato nel paese un mese dopo le elezioni, riassumendo la leadership del partito. 

Il mese scorso, il Congresso della Bolivia, a maggioranza socialista, ha votato per dare l'amnistia a coloro i quali erano stati arrestati durante il governo del presidente conservatore Áñez, per atti di violenza durante le proteste che avevano seguito le dimissioni di Morales. La commissione a ottobre, inoltre, aveva presentato un report relativi ai massacri di Senkata, Sacaba and Yapacani e chiesto di processare l'ex presidente per genocidio.

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