Nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno, aerei da guerra e sottomarini americani hanno attaccato tre siti nucleari chiave in Iran, portando l'esercito statunitense direttamente nel conflitto israeliano e alimentando il timore che gli attacchi potessero portare a escalation più pericolose in tutto il Medio Oriente.

Il presidente Donald Trump ha affermato che l'obiettivo degli attacchi «era la distruzione della capacità di arricchimento nucleare dell'Iran e la fine della minaccia nucleare rappresentata dallo Stato numero uno al mondo sponsor del terrorismo».

I tre siti colpiti sono Fordow, Natanz ed Esfahan: il primo è il “gioiello nascosto” del programma nucleare iraniano, uno dei principali siti di arricchimento dell'uranio, sicuramente quello più impenetrabile. Il secondo è l'impianto di Teheran più grande per l'arricchimento dell'uranio, già colpito da Israele nei giorni scorsi. Il terzo si trova vicino alla città di Isfahan, dove si ritiene che l'Iran fosse a un passo dall'ottenere la bomba nucleare.

Gli Usa hanno lanciato sei bombe “bunker buster” su Fordow e 30 missili Tomakawk su Natanz e Isfahan.

Natanz

Costruito in segreto, l’esistenza dello stabilimento di Natanz (situato al centro del paese) è stata rivelata nel 2002. Probabilmente si tratta dell'impianto nucleare iraniano più noto; comprende due edifici, uno sotterraneo e uno in superficie, per un totale di oltre 10.000 macchine utilizzate per l'arricchimento dell'uranio.

Questo sito era in grado di arricchire l'uranio fino al 60 per cento di purezza e si ritiene fosse responsabile della produzione della maggior parte dell'uranio iraniano di qualità quasi militare, prima che Israele distruggesse la parte in superficie dell'impianto, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Un'altra parte dell'impianto sull'Altopiano centrale iraniano è sotterranea per difesa da potenziali attacchi aerei. Gestisce diverse cascate, ovvero gruppi di centrifughe che lavorano insieme per arricchire l'uranio più rapidamente.

L'Aiea ha affermato di ritenere che la maggior parte di queste centrifughe, se non tutte, siano state distrutte da un attacco israeliano che ha interrotto l'alimentazione elettrica del sito e che ha causato la contaminazione solo del sito stesso, non dell'area circostante. L'Iran si sta anche infiltrando nel Kuh-e Kolang Gaz La, o Monte Piccone, che si trova appena oltre la recinzione meridionale di Natanz. Natanz è stata presa di mira dal virus Stuxnet, ritenuto di origine israeliana e americana, che ha distrutto le centrifughe iraniane. Anche due attacchi separati, attribuiti a Israele, hanno colpito l'impianto.

Natanz si trova a oltre 160 chilometri a sud di Teheran e la sua struttura è parte in superficie e parte sottoterra. Nel 2010 il virus informatico Stuxnet ha sabotato le sue centrifughe. Nel 2020 e nel 2021 due esplosioni distinte hanno danneggiato l'impianto, un sabotaggio attribuito dall'Iran ai servizi segreti israeliani. 

FORDOW

La costruzione, in violazione delle risoluzioni Onu, della fabbrica sotterranea di Fordow, tra Teheran e Qom (sempre nelle zone centrali del paese), è stata rivelata dall'Iran all'Aiea nel settembre 2009, causando una crisi con le grandi potenze del Consiglio di Sicurezza.

Dopo averla definita un "sito di riserva" in una zona montuosa, vicino a una base militare, per proteggersi da un attacco aereo, Teheran ha indicato che si tratta di una fabbrica di arricchimento dell'uranio ad alto tasso, capace di ospitare circa 3.000 centrifughe. Qui, all'inizio del 2023, sono state rilevate particelle di uranio arricchito all'83,7 per cento. L'Iran ha parlato di «fluttuazioni involontarie» durante il processo di arricchimento.

Il sito sarebbe protetto da sistemi di missili terra-aria iraniani e russi. Tuttavia, tali difese aeree sarebbero già state colpite durante l’operazione di Tel Aviv. La sua costruzione, secondo le stime, è iniziata agli inizi del 2000. Le due aree principali dell'impianto si trovano a una profondità stimata di 80-90 metri sottoterra. «Le dimensioni e la configurazione della struttura sono incoerenti con un programma pacifico» sul nucleare, aveva detto Barack Obama nel 2009.

ISFAHAN

La città di Isfahan, a circa 350 chilometri a sudovest della capitale, ospita una serie di importanti strutture militari, fra cui impianti nucleari, una grande base aerea e fabbriche associate alle produzioni di droni.

Il sito ospita anche uno stabilimento di conversione, testato industrialmente nel 2004, che consente di trasformare il "yellowcake" (polvere di minerale di uranio concentrato estratto dalle miniere del deserto iraniano) in tetrafluoruro e poi in esafluoruro di uranio (UF4 e UF6), per poi essere immesso nelle centrifughe di Natanz e Fordow. 

L'Aiea ha affermato che non vi sono stati segni di aumento delle radiazioni nel sito.

Questi gas vengono poi immessi nelle centrifughe per produrre uranio arricchito. Sempre a Isfahan, un laboratorio inaugurato nell'aprile 2009 produce combustibile a basso arricchimento, destinato a eventuali centrali nucleari. All'inizio del 2024, l'Iran ha annunciato l'avvio dei lavori per la costruzione di un nuovo reattore di ricerca nel sito.

L'impianto, la cui costruzione è iniziata nel 1999, gestisce tre piccoli reattori di ricerca forniti dalla Cina, oltre a produrre il combustibile e altre attività per il nucleare civile iraniano.

ALTRI SITI NUCLEARI IRANIANI

L'Iran ha diversi altri siti nel suo programma nucleare. L'unica centrale nucleare commerciale iraniana si trova a Bushehr, sul Golfo Persico, a circa 750 chilometri a sud di Teheran. L'Iran sta costruendo altri due reattori simili presso lo stesso sito. Bushehr è alimentato da uranio prodotto in Russia, ed è monitorato dall'Aiea. Il reattore ad acqua pesante di Arak si trova a 250 chilometri a sud-ovest di Teheran.

L'acqua pesante contribuisce al raffreddamento dei reattori nucleari, ma produce plutonio come sottoprodotto, che può essere potenzialmente utilizzato nelle armi nucleari. L'Iran, nell'ambito dell'accordo sul nucleare del 2015 con le potenze mondiali, aveva concordato di riprogettare l'impianto per attenuare i problemi di proliferazione.

La prima volta della "bunker buster"

Gli Stati Uniti hanno sganciato le bombe bunker buster sull’impianto nucleare iraniano di Fordow, entrando ufficialmente nella guerra di Israele contro l’Iran. Queste bombe erano considerate da molti come la migliore arma capace di danneggiare o distruggere Fordow, costruito nelle profondità di una montagna e rimasto intatto durante l’offensiva israeliana. Un funzionario statunitense, parlando in condizione di anonimato, ha confermato il loro utilizzo nell’attacco.

Gli Usa sono l’unica forza militare in grado di sganciare queste armi e i leader israeliani non avevano nascosto la speranza che Trump si unisse alla loro guerra contro l’Iran.

"Bunker buster” è un termine generico usato per descrivere bombe progettate per penetrare in profondità sotto la superficie prima di esplodere. In questo caso si riferisce all’ultima GBU-57 A/B Massive Ordnance Penetrator dell’arsenale americano. Secondo l’aviazione militare statunitense, quest’arma guidata con precisione, del peso di circa 13.600 chilogrammi, è creata per attaccare bunker e tunnel profondamente interrati e rinforzati. Si ritiene che sia in grado di arrivare fino a circa 61 metri sotto la superficie prima di esplodere e che le bombe possano essere sganciate una dopo l’altra.

In teoria la GBU-57 A/B potrebbe essere sganciata da qualsiasi bombardiere in grado di trasportarne il peso, ma al momento gli Stati Uniti hanno configurato e programmato solo il loro bombardiere stealth B-2 Spirit. Il B-2 è pilotato solo dall’Air Force ed è prodotto dalla Northrop Grumman. Il velivolo può trasportare un carico utile di 18.000 chilogrammi, ma l’Aeronautica militare degli Stati Uniti ha dichiarato di aver testato con successo il B-2 caricato con due GBU-57 A/B bunker buster per un peso totale di circa 27.200 chilogrammi.

Il bombardiere strategico pesante a lungo raggio ha un’autonomia di circa 11.000 chilometri senza rifornimento e di 18.500 chilometri con un rifornimento, e può raggiungere qualsiasi punto del mondo in poche ore, secondo la Northrop Grumman.

Poco prima degli attacchi sugli impianti nucleari iraniani, i siti specializzati nel tracciamento degli aerei avevano riferito che sei bombardieri stealth B-2 americani avevano lasciato una base negli Stati Uniti e stavano sorvolato l'Oceano Pacifico. La loro destinazione era appunto l'Iran.

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