Il rischio che la Russia tagli il gas all’Europa è concreto. Lo ha detto anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che intervenendo alla plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo ha invitato i paesi membri a prepararsi allo scenario peggiore: «Dobbiamo prepararci per ulteriori problemi nelle forniture di gas, anche per un taglio completo da parte della Russia. Nel complesso oggi 12 paesi membri sono direttamente colpiti da una riduzione totale o parziale delle consegne di gas», ha detto.

Nelle scorse settimane Mosca ha già tagliato le forniture di gas a paesi come Polonia, Bulgaria, Finlandia, Olanda, Germania e anche Italia dove l’Eni ha annunciato di aver ricevuto un flusso più ridotto rispetto agli accordi presi (- 15 per cento). Nella maggior parte dei casi la decisione è stata motivata dal Cremlino dal mancato pagamento del gas in rubli da parte degli stati, come disposto invece dal presidente Vladimir Putin a poche settimane dall’inizio della guerra in Ucraina.

Tuttavia, von der Leyen ha anche aggiunto che Bruxelles prenderà provvedimenti per sostenere i paesi. «Vladimir Putin continua ad usare l’energia come un’arma. È per questo che la Commissione sta lavorando a un piano di emergenza: presenteremo questo piano e gli strumenti necessari entro la metà di luglio. Gli stati membri hanno i rispettivi piani nazionali di emergenza già in vigore. Questo è positivo, ma servono un coordinamento europeo e azione comune. Dobbiamo assicurarci che, in caso di forti difficoltà, il gas fluisca verso i luoghi in cui serve maggiormente. Dobbiamo fornire solidarietà europea. E dobbiamo proteggere il mercato unico e le catene del valore dell’industria», ha concluso.

La corsa al gas

Gli stati membri hanno già concordato il mese scorso che tutti gli stoccaggi di gas naturale dovranno essere riempiti almeno all’80 per cento delle proprie capacità massime in vista del prossimo inverno, mentre per la stagione 203/24 gli stoccaggi sotterranei di gas dovranno essere riempiti al 90 per cento.

Prima dell’invasione dell’Ucraina avvenuta lo scorso 24 febbraio l’Unione europea importava il 40 per cento del gas naturale russo (con stati più dipendenti di altri) e il 25 per cento del petrolio prodotto da Mosca. Cifra considerevoli, ma se i paesi membri hanno deciso di vietare le importazioni di greggio fino a un 90 per cento a fine anno, non si può dire lo stesso del gas per il quale invece si cercano diverse fonti di approvvigionamento. Per questo recentemente la stessa von der Leyen si è recata in Israele e in Egitto per siglare un accordo per far arrivare il gas israeliano in Europa attraverso il Cairo.

«Da marzo, le esportazioni globali di gnl verso l'Europa sono aumentate del 75 per cento  rispetto al 2021. Le esportazioni di gnl dagli Stati Uniti verso l'Europa sono quasi triplicate», ha detto von Der Leyen.

Nel frattempo, l’importazione media mensile di gas russo via gasdotto è diminuita del 33 per cento rispetto all’anno scorso, ha specificato la presidente della Commissione europea, che ha chiesto anche una rapida transizione verso le fonti di energia rinnovabili. Proprio per questo è stato innalzato l’obiettivo di energia prodotta dalle rinnovabili entro il 2030 dal 32 per cento al 40 per cento.

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