Martedì 28 sono stati rilasciati altri dieci ostaggi, come previsto dal prolungamento della tregua deciso lunedì. Il cessate il fuoco dovrebbe concludersi mercoledì 29. I negoziati però non sono finiti e a occuparsene è l’intelligence. Il Washington Post ha rivelato che il direttore della Cia, William Burns, si è recato in Qatar per incontrare il capo del Mossad, David Barnea – la cui posizione è stata confermata dall’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – e il primo ministro qatariota.

L’obiettivo è «sfruttare i progressi» della proroga di due giorni della tregua, ha scritto la Reuters. Ciò che Burns vuole è ottenere un accordo più ampio tra Israele e Hamas: un cessate il fuoco più lungo e il rilascio anche di ostaggi uomini e personale militare. Anche se il portavoce del ministro degli Esteri del Qatar ha detto che «la priorità è il rilascio dei civili, dopo verrà il turno dei negoziati per i militari». Burns comunque sta spingendo soprattutto per il rilascio immediato degli ostaggi americani ancora detenuti dal gruppo terroristico.

L’incontro si è tenuto a Doha, dove sono rifugiati i leader politici di Hamas, ma non è trapelato che cosa è stato deciso. Nella crisi degli ostaggi, Burns, ex ambasciatore americano in Giordania, è emerso come negoziatore principale per gli Stati Uniti anche per i suoi contatti con il servizio d’intelligence del Mossad e per la reputazione di persona affidabile di cui gode nei paesi arabi.

Durante il pomeriggio Hareetz ha però rivelato che, secondo alcune fonti vicine alla questione, Israele è disposto a prolungare la tregua solo fino a domenica, non oltre. Netanyahu ha dichiarato che «per adesso sono stati rilasciati 74 ostaggi e il governo è intenzionato a farli liberare tutti senza eccezioni», ma ha aggiunto che Israele deve portare a termine gli obiettivi della guerra, ossia «l’eliminazione totale dei terroristi e impedire che Gaza possa tornare a essere una minaccia». Anche il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ha detto che l’esercito è pronto a tornare a combattere e sta usando la tregua per «rafforzare la sua preparazione» per poter smantellare Hamas.

Violazioni della tregua

L’esercito israeliano ha affermato di essere stato attaccato da Hamas nel nord della Striscia con ordigni esplosivi e artiglieria. Il gruppo terroristico però ha detto che i suoi combattenti stavano solamente «reagendo a una chiara violazione del cessate il fuoco» da parte di Israele, e ha aggiunto che «manterrà la tregua finché il nemico la rispetta». Hamas ha anche fatto pressione sui «mediatori» perché facciano in modo che Israele «aderisca a tutti i termini della tregua sul terreno e nell’aria». 

Il ministro della Sicurezza nazionale, Ben Gvir, ha esortato Netanyahu a rescindere l’accordo di tregua dopo l’attacco di Hamas e a «non contenere» l’incidente, ma a scatenare una risposta israeliana e «ordinare all’Idf di riprendere i combattimenti». L’ufficio del primo ministro su X ha però fatto intendere che il cessate il fuoco rimane in vigore.

Cisgiordania

Se a Gaza si è raggiunta una tregua stabile, anche se di pochi giorni, in Cisgiordania continuano gli scontri e le violenze. Nella notte tra lunedì e martedì sono morti altri due palestinesi a Beitunia e Ramallah, mentre un terzo è morto ieri mattina a seguito delle ferite riportate. Non solo, la società dei prigionieri palestinesi ha calcolato che sono stati arrestati più palestinesi di quanti ne sono stati rilasciati durante questi giorni di tregua. 168 sono infatti i residenti della Cisgiordania arrestati, contro i 150 palestinesi rilasciati in cambio degli ostaggi.

Diplomazia

Il segretario di Stato americano Antony Blinken si recherà nuovamente in Medio Oriente in settimana. Si tratta del suo terzo tour diplomatico in quasi due mesi dall’inizio del conflitto. «In Israele e in Cisgiordania, il segretario Blinken discuterà del diritto israeliano di difendersi in modo coerente con il diritto umanitario internazionale, come dei continui sforzi per assicurare il rilascio degli altri ostaggi, della protezione dei civili durante le operazioni israeliane a Gaza e di accelerare l'assistenza umanitaria alla popolazione della Striscia», ha detto il portavoce del dipartimento di Stato.

Il capo di aiuti delle Nazioni unite, Martin Griffiths, si recherà ad Amman, Giordania, per dei colloqui sulla possibilità di aprire il valico di Kerem Shalom e consentire l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza da Israele. Il valico utilizzato attualmente per gli aiuti umanitari infatti – quello di Rafah che confina con l’Egitto – è stato progettato per gli attraversamenti pedonali e non per i camion.

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