Il Giappone ha esteso per altri due anni le sue sanzioni contro la Corea del nord, la cui scadenza era prevista per il 13 aprile. Le misure includono il divieto di commercio e voli fra i due paesi e il divieto di ingresso nei porti giapponesi per le navi registrate a Pyongyang, tranne che per fini umanitari. Il Giappone, inoltre, si attiene alle sanzioni delle Nazioni unite contro Pyongyang, che vietano il commercio di armi con la Corea del nord e congelano i beni nordcoreani. Le sanzioni erano state avviate da Tokyo nel 2006 e da allora sono state estese e ampliate nel tempo. 

La decisione di estendere le sanzioni è stata presa dal consiglio dei ministri giapponese alla luce del fatto che la Corea del Nord continua a sviluppare armi nucleari e che non ci sono progressi nel tentativo di risolvere la questione di alcuni giapponesi rapiti. Di quest'ultima questione il premier giapponese Yoshihide Suga ha fatto una priorità della sua amministrazione e si è detto anche disponibile a incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-un per affrontare la questione.

Nel 2002 la Corea del Nord ha ammesso di avere rapito 13 cittadini giapponesi tra il 1970 e il 1980 per addestrare spie di lingua e cultura giapponesi. A cinque di loro sarebbe stato permesso di tornare in Giappone quell'anno, mentre gli altri sarebbero morti, secondo le dichiarazioni nordcoreane. Il Giappone crede che possano essere state rapite anche altre persone e che molte di loro, al contrario, potrebbero essere vive. Gli sviluppi sul nucleare e i missili, inoltre, hanno tenuto le relazioni congelate fra i due paesi, che non hanno rapporti diplomatici.

Lo scorso 25 marzo la Kim Jong un ha testato due missili balistici per la prima volta dopo un anno di stop, cosa che il Giappone ha condannato come violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud hanno chiesto la piena applicazione delle sanzioni Onu e la garanzia di sforzi internazionali per denuclearizzare Pyongyang. 

No ai Giochi olimpici

La Corea del Nord ha annunciato che non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo 2021 a causa della pandemia da Covid-19. A comunicarlo, il ministero dello Sport della Corea del Nord, spiegando che la decisione è stata presa durante una riunione del comitato nazionale olimpico lo scorso 25 marzo, nel corso della quale i membri hanno stabilito di dare priorità alla protezione degli atleti dalla crisi mondiale causata dal virus.

La Corea del Nord, infatti, afferma di essere un paese «Covid-free», ma molti outsider ne dubitano. Nel 2018, Pyongyang mandò 22 atleti alle Olimpiadi invernali in Corea del Sud, il che contribuì all'avvio della diplomazia con Seul e Stati Uniti. Da allora, però, quel percorso diplomatico è in stallo e la decisione di Pyongyang di non partecipare ai giochi di quest'anno dà un colpo alle speranze di ravvivare il percorso. Tuttavia, stando a quanto fatto sapere dal comitato olimpico del Giappone, la Corea del Nord non ha ancora notificato la sua assenza ai Giochi di Tokyo.

La Corea del Sud, per bocca del ministero dell'Unificazione, ha espresso rammarico per la decisione di Pyongyang, spiegando che sperava che le Olimpiadi di Tokyo avrebbero fornito un'opportunità per migliorare le relazioni intercoreane, peggiorate nel mezzo dello stallo dei negoziati sul nucleare fra Washington e Kim Jong-un. Il portavoce del ministero degli Esteri della Corea del Sud, Choi Young-sam, ha dichiarato che c'è ancora tempo per un dietrofront da parte di Pyongyang, aggiungendo che il governo di Seul sostiene gli sforzi del Giappone per portare avanti le Olimpiadi adottando tutte le misure di sicurezza contro il Covid-19.

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