La situazione nella Striscia di Gaza non è migliorata. L’azienda di telecomunicazioni Jawwal ha reso noto che l’accesso a Internet e telecomunicazioni è bloccato. Dall’inizio del conflitto è già la settima volta che si verifica un blackout completo. Anche gli aiuti continuano a essere necessari per la sopravvivenza degli sfollati. Oltre a quelli provenienti dall’Egitto, sono arrivati anche 46 camion con oltre 750 tonnellate di cibo dalla Giordania. L’esercito israeliano non ha fermato gli attacchi sulla città di Rafah, al sud della Striscia, sul confine con l’Egitto. La situazione è precipitata nelle ultime settimane quando molte persone si sono dovute spostare verso la città in cerca di rifugio. Secondo l’Onu, Rafah è diventata la città più densamente popolata dell’area: le persone vivono in condizioni di vita disastrose e si stanno diffondendo malattie infettive. L’Idf ha diffuso la notizia che oltre 300 siti sono stati bombardati in 24 ore. Hamas ha confermato la morte di oltre 20mila persone nella Striscia, mentre l’esercito israeliano ha dichiarato che il bilancio dei soldati morti è di 133. Sul confine con il Libano non si è fermato lo scambio di missili. L’obiettivo degli attacchi israeliani è di «rimuovere le minacce». Hezbollah ha confermato la morte di almeno sei persone nelle ultime 24 ore.

I negoziati

La situazione in Israele, invece, è sembrata più calma nelle ultime ore. Il rallentamento dell’attacco da parte di Hamas è coinciso con la visita in Egitto di uno dei leader del gruppo terroristico, Ismail Haniyeh, per discutere sulla pausa del conflitto e le condizioni degli ostaggi. L’Egitto ha intenzione di sollecitare Hamas ad accettare le proposte per una pausa umanitaria. Mentre si conducevano i negoziati in Egitto, un ufficiale di Hamas, Ghazi Hamad, è stato intervistato dalla rete televisiva al Jazeera. La priorità di Hamas non è il cessate il fuoco perché «Israele userebbe la carta degli ostaggi e poi inizierebbe un altro ciclo di uccisioni di massa e massacri contro il nostro popolo», ha detto. Hamas ha sottolineato che l’organizzazione «non starà al gioco questa volta». Secondo un rapporto della testata americana Axios, Israele sarebbe pronta a concedere una tregua almeno di una settimana consentendo il rilascio degli ostaggi. La notizia è arrivata a seguito dell’incontro di lunedì tra il capo del Mossad, David Barnea, il direttore della Cia, Bill Burns e il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al Thani. La proposta comporterebbe il rilascio di circa 40 ostaggi, tra cui donne, uomini sopra i 60 anni e che necessitano di cure mediche, in cambio di un cessate il fuoco temporaneo e il rilascio dei prigionieri palestinesi arrestati. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha criticato i negoziati con Hamas per il rilascio degli ostaggi. «Il gabinetto di guerra dovrebbe inviare il capo del Mossad a eliminare i leader di Hamas ovunque si trovino, e non a parlare con loro e condurre negoziati», ha detto. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto: «Continueremo la guerra fino alla fine. Continuerà finché Hamas non sarà distrutto. Chiunque pensi che ci fermeremo è molto lontano dalla realtà». Anche il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha criticato i negoziati con Hamas per il rilascio degli ostaggi. «Il gabinetto di guerra dovrebbe inviare il capo del Mossad a eliminare i leader di Hamas ovunque si trovino, e non a parlare con loro e condurre negoziati», ha detto. Gli sforzi per il raggiungimento di un accordo per una tregua e il rilascio dei 129 ostaggi ancora in mano all’organizzazione terroristica sono ancora in corso.

La risoluzione Onu

La bozza della risoluzione degli Emirati Arabi Uniti è sul tavolo del Consiglio di sicurezza da lunedì ancora in attesa di una votazione. Il rinvio è dovuto alla ricerca di un accordo con gli Stati Uniti per evitare il veto. Gli Usa, infatti, chiedono la sostituzione della parola «cessazione» delle ostilità con «sospensione», sottolineando di non voler imporre la fine a Israele. Un ulteriore blocco comporterebbe danni allo stesso presidente americano, Joe Biden, dopo che i sondaggi del New York Times e del Siena College hanno mostrato che il 57 per cento degli americani non è contento della sua amministrazione del conflitto.

Durante la conferenza di fine anno, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha sottolineato che porre fine al conflitto «il più velocemente possibile» tra le priorità degli Stati Uniti viene dopo la guerra in Ucraina e la competizione con la Cina. Blinken ha ricordato che gli Stati Uniti continueranno a sostenere un accordo per il rilascio degli ostaggi ma «il problema è Hamas». Anche il presidente Biden, in altra sede, ha detto che «finora non c’è nessuna aspettativa», ma stiamo spingendo per il rilascio immediato degli ostaggi.

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