Nel 2022 la guerra si combatte anche nel mondo virtuale. Attacchi hacker a obiettivi sensibili e la limitazione dell’accesso a internet sono due metodologie diffuse per colpire e isolare un paese impegnato in guerra.

Dopo aver preso di mira i siti di diverse istituzione russe, il gruppo di Anonymous ha colpito anche la banca centrale del paese. Secondo quanto riportato dagli hacker nelle prossime ore saranno rilasciati oltre 35mila file segreti, anche se la Banca centrale russa ha affermato che non sarebbe stato violato «nessuno dei sui sistemi informatici».

Le richieste degli ucraini

Secondo un documento del Congressional research service, a ridosso dell’invasione russa dello scorso febbraio, il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov ha chiesto all’Internet corporation for assigned names and numbers (Icann) di limitare l’accesso al web alla Russia.

Federov ha richiesto modifiche al sistema dei nomi di dominio (Dns) - revocando i domini di primo livello domini “.ru”, “.pф” e “.su” e chiudendo quattro server Dns root situati in Russia per aiutare gli utenti a cercare informazioni affidabili in zone di dominio alternative. L’obiettivo degli ucraini era quello di contrastare la disinformazione russa limitando l’accesso alla popolazione ai siti della propaganda.

Ma l’Icann ha risposto che non può intraprendere azioni unilaterali per scollegare i domini, che i diversi operatori indipendenti mantengono un sistema di Dns geograficamente distribuito e che non ha né l’autorità né la capacità di imporre sanzioni di questo tipo, perché «non controlla l'accesso a Internet o il contenuto».

L’Icann è una corporazione pubblica no-profit con base in California e si è occupato di gestire i Dns (nomi di dominio) e questioni connesse alla governance dell’internet attraverso dei contratti con il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti fino al 2016 prima di farlo in maniera indipendente.

La risposta della società civile

Alle richieste del viceministro ucraino ha risposto la società civile. Ben 41 organizzazioni a difesa dei diritti digitali dei cittadini hanno firmato una lettera indirizzata al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, esprimendo preoccupazione per eventuali sanzioni che limiterebbero l’accesso a internet per gli utenti russi incapaci in quel caso di organizzazione una concreta opposizione alla guerra in corso in Ucraina. Anche la Casa Bianca è dello stesso parere: «Sarebbe sconsigliabile limitare l’accesso del popolo russo a internet, e il governo degli Stati Uniti non ha intrapreso alcuna azione per bloccarlo».

Nei primi giorni in cui è iniziata l’invasione si era diffusa la notizia, sulla base di alcuni documenti pubblicati online da diverse testate, che il governo russo si stava preparando a disconnettere il paese da Internet e trasferire sul suo territorio tutti i server che ospitano i siti russi.

La notizia è stata poi smentita dal Cremlino che ha detto però di stare valutando diversi scenari visti i continui cyber attacchi subiti alle sue istituzioni. Da circa un mese, però, la Russia è sconnessa da Facebook e Twitter ha invece diverse limitazioni. Il paese ha anche deciso di oscurare alcuni siti di informazione come la Bbc e la Cnn, all’interno della Russia è vietato parlare di guerra.

Nella giornata di mercoledì un cyber attacco condotto secondo una prima ricostruzione da parte dei russi ha colpito i sistemi informatici di Ferrovie dello stato, impresa strategica e di rilevanza nazionale, causando notevoli disagi ai lavoratori e mandando in tilt il settore delle biglietterie. Non è ancora chiaro se gli hacker siano entrati in possesso di alcuni dati sensibili degli utenti o di informazioni chiavi dell’azienda.

La guerra di oggi non si combatte solo con missili e proiettili ma anche con gli attacchi ai sistemi informatici.

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