Una serie di foto satellitari pubblicate oggi ha rivelato l’entità della distruzione che ha colpito una base aerea russa in Crimea, a più di duecento di chilometri dal fronte. La base era stata colpita giovedì e le enormi esplosioni erano state riprese dai turisti che prendevano il sole in una vicina spiaggia. Le cause dell’esplosione non sono ancora chiare e l’Ucraina non ha rivendicato l’attacco.

Ma le foto satellitari, che mostrano almeno otto jet da combattimento distrutti o danneggiati e segni di gravi danni a diverse infrastrutture, sono la prova più eloquente che da qualche settimana la guerra ha cambiato corso. Dopo settimane di lente ma inesorabili avanzate russe, ora sono gli ucraini ad avere la meglio, ma su cosa questo comporti e su cosa è realistico aspettarsi, esperti, militari e diplomatici si dividono.

Da est a sud

Il segnale principale del cambio di fortune è lo spostamento del baricentro del conflitto dalla regione del Donbass, ad est, dove da mesi i russi cercano di sfondare le linee ucraine, a sud, nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, dove sono invece gli ucraini che cercano di avanzare per liberare i territori occupati dalla Russia all’inizio del conflitto.

I combattimenti ad est non sono completamente cessati e si registrano ancora scontri intorno a città come Siversk, Bakhmut e Avdiivka. Ma questi combattimenti sono di dimensioni ridotte rispetto a quelli di inizio estate, sono portati avanti soprattutto dalle truppe delle cosiddette repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk e non hanno ottenuto grandi risultati.

Nel frattempo, la Russia ha spostato buona parte delle sue truppe migliori in Crimea e da lì al fronte di Kherson, la città di quasi 300mila abitanti che potrebbe presto essere al centro della famigerata controffensiva ucraina. Ma questo contrattacco, di cui si parla ormai da mesi, non è ancora iniziato. E gli esperti avvertono che, quando inizierà, potrebbe essere un’operazione piuttosto ordinaria, con un ritmo lento e costante, che mostrerà risultati nell’arco di settimane o mesi. E quindi è meglio non alimentare false aspettative.

Cosa è cambiato?

Gli analisti indicano diverse ragioni per questo apparente cambio di fortune. La prima è che dopo la conquista di Severodonetsk in Donbass, con una battaglia durata settimane, i russi avevano per forza di cose bisogno di una pausa per riorganizzarsi e questo avrebbe dato agli ucraini la possibilità di prendere l’iniziativa.

La seconda è costituita dalla continua difficoltà dei russi a sostituire le perdite subite, come ricorda una recente analisi dell’Associated press. Il loro esercito ha un sacco di materiale, aerei, cannoni, carri armati e munizioni, ma pochi soldati per farli funzionare. Questo li costringe a spostare continuamente i contingenti da un lato all’altro del fronte e rende difficile sfruttare i successi ottenuti.

Terza ragione: mentre l’esercito russo fatica a mantenere lo stesso livello di capacità di combattimento, quello ucraino sta incrementando numeri, competenze e arsenale. La Russia, infatti, non ha proclamato la mobilitazione generale e deve utilizzare sistemi tortuosi per reclutare nuove truppe. L’Ucraina invece ha lanciato una chiamata alle armi generale e ha decine se non centinaia di migliaia di soldati in addestramento.

Inoltre, il flusso costante di armi dagli alleati continua e se anche integrare tutti questi diversi sistemi nelle forze armate ucraine si sta rivelando un incubo organizzativo, l’aumento delle capacità militari ucraine è evidente. L’attacco contro la base aerea russa in Crimea è solo un esempio. Poche settimane prima, i famigerati lanciamissili Himars avevano reso inoperabili diversi ponti che collegano Kherson al resto del territorio occupato dai russi, rendendo molto precaria la situazione della guarnigione.

Potenzialità e limiti

Esperti come Michael Kofman avvertono di non farsi troppe aspettative su questa offensiva, anche se ammettono che è inevitabile che i media cavalcheranno qualsiasi voce di contrattacco. Kofman e altri analisti ricordano che organizzare operazioni offensive è molto più complicato che difendersi. E se gli ucraini sono stati abilissimi in quest’ultima attività, sulla prima ci sono ancora molti dubbi.

Un mese fa, analisti e alleati avvertivano esplicitamente l’Ucraina di non lanciarsi in una rischiosa offensiva prima del tempo. Se oggi la situazione è in parte cambiata in meglio per gli ucraini, un attacco resta comunque rischio. Anche perché l’effetto sorpresa è completamente perduto. È chiaro che gli ucraini hanno qualcosa in mente, è chiaro che avrà obiettivo il sud del paese e i russi stanno già reagendo.

È possibile anche che gli ucraini decidano di compiere piccole operazioni di attacco ed erodere lentamente il controllo russo intorno a Kherson, sarebbero combattimenti mediaticamente poco spettacolari, ma dal risultato militare meno imprevedibile.

Infine, bisogna considerare anche la situazione politica. Gli ucraini hanno bisogno di vittorie militari tanto sul fronte interno quanto su quello globale. Per giustificare la prosecuzione della guerra e le continue forniture militari, serve dimostrare la capacità di recuperare territorio perduto. In caso contrario, il rischio è che gli alleati europei si stanchino di rifornire l’Ucraina, ci sono già segnali in questo senso, e inizino a fare pressioni sempre più forti verso il cessate il fuoco. 

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