La grande controffensiva con cui gli ucraini sperano di riconquistare i territori perduti dopo l’invasione del 24 febbraio sembra destinata a rimanere sulla carta, almeno nel breve periodo. Nonostante gli annunci sempre più frequenti e determinati da parte del governo, la difficile situazione in Donbass sembra impegnare gran parte delle forze ucraine e lascia poco spazio alle complicate operazioni necessarie a lanciare un nuovo attacco.

La cruenta guerra d’attrito in corso ormai da due mesi, in cui migliaia di soldati di entrambe le parti vengono uccisi per conquistare o difendere pochi chilometri di territorio, sembra destinata a durare ancora a lungo.

«Un milione di soldati»

L’annuncio più solenne dell’imminente controffensiva è arrivato domenica, con un’intervista al ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov al quotidiano britannico The Times. «Prepariamo un’offensiva con un milione di soldati», ha detto Reznikov. Negli ultimi quattro mesi, le forze ucraine sarebbero cresciute da 250 a 700mila effettivi, sostiene Reznikov: aggiungendo polizia e altri corpi si arriverebbe a un milione di persone in armi. Questo accumulo di forze renderebbe ormai l’attacco imminente.

I leader ucraini hanno parlato più volte parlato della loro intenzione di riconquistare i territori perduti, se non tutti, almeno quelli perduti dopo il 24 febbraio. Ma prima di domenica non erano mancati nemmeno gli annunci specifici. Nelle ultime settimane, per due volte la vice prima ministra Irina Vereschuk aveva chiesto agli abitanti della regione di Kherson di allontanarsi dalle loro abitazioni e di mettersi in sicurezza, per via dell’imminente offensiva. Ma fino ad oggi, oltre a piccoli contrattacchi locali, delle grandi manovre non si è vista traccia.

Speranze ucraine, paure russe

Questi annunci non sono soltanto messaggi per tenere alto il morale, o almeno non lo erano fino a poco tempo fa. Dopo il fallimento dell’iniziale attacco russo, la ritirata da Kiev e dal nord del paese e la vittoriosa liberazione di Kharkiv era sembrato davvero possibile per gli ucraini passare al contrattacco. 

Questa speranza era alimentata da tre fattori diversi. Il primo: la scarsità di truppe russe. Vladimir Putin ha deciso di non dichiarare una mobilitazione di massa per ragioni di politica interna. Oggi, il suo esercito ha a disposizione probabilmente meno di 200mila soldati in territorio ucraino e fatica a trovare rimpiazzi per sostituire le perdite. 

Il governo ucraino ha invece dichiarato la mobilitazione generale subito dopo l’inizio dell’invasione. Decine di migliaia di riservisti hanno ricevuto la chiamata alle armi e migliaia di volontari si sono arruolati nell’esercito o nelle milizie di difesa territoriale. Mentre i russi hanno problemi di mancanza di personale, gli ucraini hanno moltissimi soldati, bisognosi di armi e addestramento.

Almeno il primo dei problemi sembrava fosse stato risolto con l’escalation nelle forniture di armi da parte delle Nato. Il secondo è solo un problema di tempo: ci vogliono circa tre mesi per fornire a una recluta l’addestramento basilare. Questo significa che i soldati arruolati  tra marzo e aprile stanno completamento in queste settimane il loro addestramento e presto dovrebbero, almeno in teoria, garantire agli ucraini la superiorità militare.

Numerosi blogger e analisti militari russi sembravano conosci e preoccupati di questa situazione. Igor Girkin, ex operatore dell’intelligence russa e per breve tempo uno dei principali leader separatisti del Donbass, scriveva ad aprile che mentre l’esercito russo sprecava soldati e munizioni in Donbass, gli ucraini stavano preparando un nuovo esercito nelle retrovie, armato con equipaggiamenti Nato e pronto a lanciare una controffensiva in estate.

L’attacco in Donbass

L’intervista di Reznikov sembra confermare queste aspettative ottimistiche. Se davvero gli ucraini hanno sotto le armi circa 700mila effettiva, significa che le loro forze armate hanno raggiunto dimensioni quasi pari a quelle russe (stimate in tutto in circa 900mila uomini) e con una probabile superiorità numerica per quanto riguarda i combattenti schierati in ucraina. Ma dell’offensiva per ora non c’è traccia. Non solo:  i leader europei e americani avrebbero sconsigliato gli ucraini di lanciare un attacco, considerato prematuro e troppo rischioso.

Al di là delle dichiarazioni di Reznikov, è molto difficile farsi un’idea del reale stato dell’esercito ucraino – paradossalmente, notano gli esperti ed analisti, sappiamo molto di più sulla situazione dei russi. Quello che sembra sicuro è che i combattimenti in Donbass, dove i russi hanno concentrato i loro attacchi dopo la ritirata da Kiev, si sono rivelati molto più difficili del previsto.

La superiore artiglieria russa, che può schierare dieci cannoni e lanciarazzi per ognuno degli ucraini, si è rivelata determinante nelle recenti vittorie ottenuta nelle regione di Luhansk. I combattimenti sono cruenti e i russi continuano a subire perdite, ma gli ucraini sono lentamente costretti a cedere terreno.

Si tratta della famosa “guerra d’attrito” in cui i difensori cedono lentamente terreno cercando di infliggere quante più perdite possibili agli attaccanti, nella speranza di portarli al punto di rottura. È una strategia che sembra funzionare. Tranne che nel caso di Mariupol, i russi non sono mai riusciti a catturare numerosi prigionieri. I difensori ucraini sono sempre riusciti a sfilarsi all’ultimo momento prima di essere circondati.

Allo stesso tempo, i nuovi lanciamissili a lungo raggio forniti da Stati Uniti ed altri paesi hanno inflitto seri denni nelle retrovie dell’esercito russo (c’è anche il solito Girkin tra quelli che hanno parlato dell’efficacia di queste armi).

Ma anche gli ucraini stanno pagando un prezzo pesante. All’inizio di giugno, Zelensky ha ammesso che le forze armate ucraine perdono tra i 100 e i 200 soldati ogni giorno. I soldati che combattono sul fronte del Donbass raccontano di unità decimate, altre in cui gli effettivi sono ridotti alla metà della forza iniziale. Tutti descrivono con frustrazione la superiorità numerica dell’artiglieria russa.

Nell’ultimo rapporto del servizio studi del Congresso degli Stati Uniti, viene descritto come la necessità di rimpiazzare le perdite e ruotare le truppe che si trovano al fronte, costringe gli ucraini ad accelerare i programmi di addestramento e a inviare continuamente nuove truppe sul fronte, invece che mantenerli nelle retrovie per accumulare una riserva. «Rimane in dubbio la capacità degli ucraini di espandere le proprie operazioni e condurre controffensive per recuperare il territorio perduto», conclude il rapporto.

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