Come ormai da più di un anno, continuano gli indiscriminati bombardamenti russi sulle città ucraine. Questa mattina, un missile ha colpito un agglomerato di edifici a Kramatorsk, una città nella regione di Donetsk, uccidendo una persona e ferendone almeno altre tre. 

Mentre le operazioni di soccorso nella città proseguono, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che proprio sulla parte orientale si gioca la partita fondamentale per il futuro del paese. 

I punti caldi 

Zelensky, rivolgendosi alla nazione, ha sostenuto che, nonostante la situazione nell’area sia «molto dura e molto dolorosa», proprio a est è necessario «piegare la volontà militare del nemico». 

Il presidente ha elencato i sei “punti caldi” del fronte, nominando le città di Bilohorivka, Marinka, Avdiivka, Kamyanka e le più note Bakhmut e Vuhledar.

Proseguirà, come annunciato nei giorni scorsi, la difesa di Bakhmut, nel Donetsk, da parte delle truppe ucraine, nonostante i significativi, seppur costosi in termini di perdite umane e materiali, progressi compiuti da parte delle truppe del gruppo Wagner, appena dichiarato «organizzazione terroristica» anche dal parlamento lituano.

Lo scopo dell’esercito ucraino pare sia rendere il più complessa possibile la conquista della città, infliggendo agli assedianti il maggior numero di perdite possibili, anche di fronte a una situazione tattica oggettivamente sfavorevole. Secondo Zelensky, nell’ultima settimana, in città sono morti più di mille soldati russi. 

Secondo l’esercito ucraino, il ritmo delle perdite russe è insostenibile. In un tweet, il ministero della Difesa di Kiev ha diffuso la foto di un diario di un soldato russo ritrovato a Vuhledar, in cui vengono registrate le perdite giornaliere dell’inizio di marzo.

Gli appunti rivelano un quadro tattico e umanitario drammatico: «dei 100 soldati partiti all’assalto» il 1 marzo ne sono «rimasti 16», e così per i giorni successivi, fino al punto più basso del 5, con soli 3 sopravvissuti tra i 115 soldati impiegati nell’offensiva. 

I numeri delle perdite, ancora da verificare, sono incredibilmente alti e combaciano con la valutazione ucraina dell’offensiva sulla città mineraria, in corso da inizio febbraio. Da tempo, infatti, la Difesa parla del fallimento dell’offensiva russa nell’area. 

Uomini e munizioni

La situazione sembra «dura, molto dura» anche a Yvgeny Prigozhin, capo del gruppo mercenario un tempo d’élite ma ormai “contaminato” dal flusso, ora interrotto, di galeotti russi. La valutazione di Prigozhin rispecchia quella dell’intelligence britannica di pochi giorni fa

Eppure, le forze dell’oligarca hanno “ufficializzato” l’occupazione di una parte dell’impianto di lavorazione dei metalli Azom, nella parte nord di Bakhmut, ottenendo il controllo di un complesso sotterraneo dove ripararsi dal contrattacco ucraino.

A complicare il compito del gruppo due mancanze. La prima è quella di munizioni. Come sottolineato dall’intelligence britannica, è probabile che i russi stiano «razionando» le munizioni in «molte parti del fronte», un fattore che ha impedito finora «un’azione offensiva significativa». Attingere a scorte classificate come «difettose» può compromettere la qualità delle operazioni russe, aumentando anche la probabilità di malfunzionamenti nei sistemi d’arma. 

Così come il gruppo Wagner apre più di 40 centri di reclutamento per sopperire alla mancanza di personale, anche l’esercito regolare russo prova a rimpolpare le proprie fila modificando il range d’età per la leva militare. 

La Duma sta discutendo, infatti, di una proposta di legge del ministro della Difesa Sergei Shoigu in merito all’innalzamento dell’età di leva. Se approvata, la legge innalzerebbe l’età minima da 18 a 21 anni e l’età massima da 27 a 30, consentendo, secondo l’Institute for the Study of War (Isw), un incremento nel breve termine dei coscritti. 

Il provvedimento, d’altro canto, potrebbe anche indicare che, nel medio e lungo temine, non è prevista una mobilitazione totale, prospettiva che sembra invisa al Cremlino. Ulteriore deduzione possibile è che la Russia non si aspetta che la guerra prosegua per più di tre anni. 

Al contempo, continua il rapporto dell’Isw, lo scopo ultimo della riforma sarebbe la protezione di una «nuova generazione di russi» dalle «conseguenze demografiche e sociali di una guerra d’attrito in Ucraina». 

La legge contro le «critiche»

La Duma ha, invece, appena approvato un emendamento alla legge sulla censura che rende punibili le critiche rivolte ai «gruppi volontari» che combattono in Ucraina.

Con la nuova norma, dunque, vengono “protette” non solo le forze armate regolari, già coperte dalla precedente versione della legge, ma anche i gruppi privati come Wagner. Una timida mano tesa, forse, a un Prigozhin sempre più insoddisfatto del supporto di Mosca ai suoi. 

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