Alla fine c’è poco di nuovo nel nuovo governo di quello che oggi si chiama Emirato islamico dell’Afghanistan. I Talebani hanno annunciato ieri la composizione dell’esecutivo provvisorio, durante una giornata segnata dalle dimostrazioni a Kabul che i miliziani hanno represso aprendo il fuoco sulla folla e arrestando i giornalisti.

Il nuovo governo

A ricoprire i ruoli apicali nel governo provvisorio presentato ieri sono soprattutto membri della vecchia guardia, personalità di spicco che, come ha riportato la Associated press, negli ultimi vent’anni si sono distinte nella guerra contro gli Stati Uniti. In tutto sono stati annunciati 33 membri del nuovo gabinetto. A guidare l’esecutivo ad interim sarà Mohammad Hasan Akhund: per anni a capo del consiglio direttivo dei Talebani, chiamato Rahbari Shura, Akhund è nella lista dell’Onu delle persone indicate come terroristi. Proveniente dalla città di nascita del movimento, Kandahar, è stato ministro degli Esteri e poi vice primo ministro nel periodo del primo governo talebano, dal 1996 al 2001. Come riporta Al Jazeera, molto del prestigio di Akhund all’interno del movimento deriva dalla sua vicinanza con il mullah Omar, il primo leader dei Talebani. Una fonte talebana ha riferito a Reuters che Akhund gode anche del rispetto del leader supremo dei Talebani, Haibatullah Akhundzada. Abdul Ghani Baradar, cofondatore dei Talebani, sarà il suo vice.

Baradar, che nei giorni scorsi era stato indicato come probabile leader del nuovo governo, è una delle figure chiave delle trattative con gli americani a Doha. Rilasciato da una prigione pakistana nel 2019 e a capo dell’ufficio politico dei Talebani, Baradar è uno dei più conosciuti fra i membri della leadership del gruppo. L’altro vice primo ministro sarà Abdul Salam Hanafi.

Il ministro degli Interni sarà invece Sarajuddin Haqqani, che è alla guida del gruppo Haqqani, responsabile di alcuni dei più sanguinosi attentati nel paese negli ultimi vent’anni di conflitto. A differenza dei Talebani, la rete di Haqqani è considerata un’organizzazione terroristica dall’Fbi.

Mohammad Yaqoob, il 30enne figlio del mullah Omar, sarà il ministro della Difesa: guida le operazioni militari del gruppo dal 2016, dalla morte di Akhtar Mansour e, come ricorda la Bbc, è salito inizialmente alla ribalta grazie a un messaggio che ha diffuso nel 2015, chiedendo unità fra i Talebani dopo la morte del padre. Hedayatullah Badri sarà ministro della Finanza e Amir Khan Muttaqi, che ha partecipato ai negoziati di Doha, sarà ministro degli Esteri.

Manca ancora chiarezza invece sul futuro ruolo di Akhundzada, che dalla riconquista dell’Afghanistan non è mai comparso in pubblico. Il leader supremo ha diffuso una dichiarazione ieri, dicendo che i nuovi ministri lavoreranno «duramente per difendere le norme islamiche e la sharia nel paese» e invitando le persone a non lasciare l’Afghanistan.

Niente donne o minoranze

Come si era previsto nei giorni scorsi, non ci saranno donne in posizioni apicali all’interno del governo. Ahmadullah Wasiq, della commissione culturale dei Talebani, ha detto alla Bbc che il gabinetto non è ancora completo. Anche Zabihullah Mujahid, il portavoce dei Talebani, ha sottolineato in conferenza stampa che il governo è ancora provvisorio e che si cercherà di includere nell’esecutivo anche persone che provengono da «altre parti del paese». Come riporta Al Jazeera, infatti, il governo è formato quasi esclusivamente da membri dell’etnia Pashtun, maggioritaria in Afghanistan. Il fatto che non siano incluse persone esterne al movimento talebano «non giocherà a loro favore per ottenere un riconoscimento internazionale», ha commentato ad Al Jazeera Obaidullah Baheer, dell’Università americana dell’Afghanistan.

La repressione

La giornata dell’annuncio del governo è anche stata segnata dalla repressione violenta delle dimostrazioni che si sono tenute a Kabul.

Ieri i Talebani hanno sparato in aria e arrestato dei giornalisti, nel tentativo di disperdere la folla che si era radunata davanti alla sede della capitale del Pakistan. I manifestanti stavano protestando contro l’appoggio di Islamabad al regime durante l’offensiva contro la resistenza in Panjshir, la provincia a nord del paese conquistata dai Talebani lunedì.

Come riporta l’Associated press, mentre i manifestanti si avvicinavano al palazzo presidenziale, alcuni miliziani talebani hanno sparato in aria colpi di kalashnikov.

In un caso, avrebbero anche usato l’arma per picchiare un giornalista, che è stato poi arrestato e trattenuto per diverse ore.

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