Nella notte tra domenica e lunedì l’esercito israeliano ha attaccato un ospedale indonesiano nel nord di Gaza, causando la morte di dodici persone, secondo il ministero della Salute della Striscia, in mano ad Hamas. Il team d’investigazione della Bbc ha verificato la veridicità di un filmato pubblicato su un account Telegram palestinese alle 7.23 di ieri mattina, che mostra quattro carri armati a circa 240 metri dall’ospedale, confermando il giorno e che si tratta di mezzi israeliani. L’Idf non ha commentato le accuse, ma qualche giorno fa aveva parlato dell’esistenza di un centro di comando di Hamas sotto la struttura, cosa che l’ospedale però nega.

Intanto, il ministro degli Esteri indonesiano Retno Marsudi ha condannato il presunto attacco israeliano. «L’attacco è una chiara violazione delle leggi umanitarie internazionali – ha detto Marsudi –tutti i paesi, soprattutto quelli che hanno stretti rapporti con Tel Aviv, devono usare tutta la loro influenza e capacità per sollecitare Israele a fermare le sue atrocità».

L’esercito ha anche occupato il Palazzo della Giustizia a Gaza City, continuando così a colpire i simboli del governo di Hamas (ha già occupato il parlamento e il comando di polizia). L’Idf ha pure dichiarato di aver «catturato 300 terroristi» e di utilizzare «le informazioni dei loro interrogatori, come la collocazione dei tunnel e di magazzini e armi per eliminare centri operativi e preservare la sicurezza dei soldati». 

Hamas ha risposto agli attacchi israeliani con dei missili, i primi dalla Striscia su Ashdod, Ashkelon e altre città nel sud di Israele in ventiquattrore e i primi da venerdì su tutto il centro dello stato ebraico, compresa Tel Aviv. Nonostante ciò, oggi le scuole primarie e secondarie della capitale torneranno alla piena funzionalità. La decisione è arrivata dopo che la città e la più ampia regione centrale di Dan sono state riclassificate domenica come aree “verdi” dall’Home Front Command.

Fronte Nord

Lo scontro iniziato tra Israele e Hezbollah all’indomani della guerra si è inasprito. Il gruppo terroristico libanese ha lanciato 25 razzi e dieci droni – a cui Hezbollah ricorre sempre di più  – verso il nord d’Israele. In particolare i droni hanno colpito alcune postazioni dell’Idf nell’Alta Galilea. Lo stato ebraico ha risposto con raid a bassa quota di elicotteri da combattimento e carri armati che hanno colpito strutture del gruppo libanese nel sud del paese.

Man mano che le provocazioni tra i due stati si fanno più pressanti, gli Stati Uniti cercano di scongiurare una possibile guerra con il Libano, che costringerebbe Washington a un maggiore intervento nella regione. Per questo è arrivato ieri in Israele l’inviato speciale statunitense, Amos Hochstein, che incontrerà il ministro della Difesa Yoav Gallant, il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, il capo di stato maggiore Herzi Halevi e il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi.

Ostaggi

Le informazioni attorno ai negoziati per la liberazione degli ostaggi si fanno sempre più ambigue. Il Qatar ha detto di essere vicino ad una conclusione, così come ieri il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, anche se ha aggiunto «di non volerne più parlare pubblicamente». Sky ha riportato che l’accordo sugli ostaggi si sta definendo attorno la proposta di liberazione di almeno 50 fra donne e bambini, ma non è certo. Secondo Haaretz però l’ostacolo principale ad un possibile patto è rappresentato da Yahia Sinwar, capo di Hamas nella Striscia. Secondo Israele e Stati Uniti è sua l’ultima parola in materia ed esiste la possibilità che Sinwar decida di chiudere ogni canale comunicativo, come è successo la settimana scorsa quando l’Idf è entrato nell’ospedale di al Shifa

Protesta turca

Circa mille imbarcazioni si raduneranno domani in Turchia e si dirigeranno verso Gaza, nel tentativo di rompere il blocco israeliano e interrompere il commercio marittimo in entrata in Israele. Le navi non imbarcheranno armi per non fornire a Israele alcun pretesto per intervenire e trasporteranno oltre 4mila persone provenienti da 40 paesi diversi, tra cui attivisti russi e spagnoli e anche «ebrei antisionisti».

© Riproduzione riservata