Per la prima volta dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il Cremlino ha parlato di “guerra” invece di utilizzare il termine ufficiale, “operazione militare speciale”.

Non è stata una dichiarazione ufficiale di Vladimir Putin, né un voto della Duma, ma il portavoce del presidente russo, Dimitri Peskov, ha detto ieri che «di fatto» quella in Ucraina è ormai diventata una guerra, a causa del massiccio intervento occidentale, anche se non lo è ancora «de jure». 

Nel frattempo, nella regione di Mosca, almeno 40 persone sono morte e decine sono rimaste ferite in una sparatoria avvenuta un centro commerciale, dove alcuni uomini in tenuta mimetica avrebbero aperto il fuoco sulla folla. Ci sarebbero state anche alcune esplosioni. Da giorni circolavano avvertimenti su possibili attacchi estremisti in Russia.

Le parole di Peskov si collegano al sospetto che Putin stesse aspettando soltanto le elezioni per lanciare una nuova campagna di mobilitazione. Mentre analisti ed esperti valutano se queste parole sono soltanto l’ennesima escalation retorica o se sono destinate ad avere conseguenze concrete, ieri mattina, poco prima dell’alba, l’aviazione russa ha lanciato contro l’Ucraina il più massiccio attacco aereo dall’inizio dell’anno.

Oltre 90 missili e più di 50 droni sono stati lanciati contro il paese in un attacco che è tornato a prendere di mira il sistema energetico ucraino, già al centro dei bombardamenti lo scorso inverno e invece trascurato negli ultimi mesi. I danni sono stati estesi e questa mattina circa un milione e mezzo di ucraini si è trovato senza elettricità, acqua e riscaldamento – in serata, parte delle forniture era già stata ripristinata. 

La Casa Bianca ha condannato «il brutale attacco contro le infrastrutture civili», mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere nuovi missili antiaerei ai suoi alleati. «I sistemi Patriot devono difendere Kharkiv e Zaporizhzhia – ha detto Zelensky – I nostri partner sanno come sostenerci e possono farlo».

Difese mancanti

Soltanto una piccola parte dei missili russi lanciata ieri mattina è stata intercettata, circa una trentina. In parte per la crescente mancanza di missili anti aerei a cui si riferisce Zelensky, una situazione dovuta soprattutto allo stop degli aiuti statunitensi, bloccati al Congresso dall’opposizione repubblicana. Ma anche perché, a differenza dell’attacco avvenuto giovedì, questa volta l’aviazione russa non ha preso di mira la capitale Kiev, ma le città ucraine meno difese.

Kharkiv in particolare, che si trova a pochi chilometri dal confine russo, ha subito i danni più gravi, in un bombardamento che il governatore militare della regione ha descritto come il più massiccio dall’inizio dell’invasione. Sono state colpite anche la regione di Leopoli e le città di Khmelnytskyi e Kryvyi Rih. Per il momento, le autorità ucraine parlano di un totale di cinque morti e oltre una dozzina di feriti. 

Poche ore dopo il bombardamento, è stata la città russa di Belgorod ad essere colpita. Nell’attacco, l’ennesimo avvenuto nelle ultime settimane, il governatore locale ha detto che una donna è rimasta uccisa.

Missili sulla diga

Di tutti i bersagli colpiti ieri in Ucraina, uno in particolare ha destato particolare preoccupazione. Si tratta della diga di Zaporizhzhia sul fiume Dnipro, nel mezzo dell’omonima città. Missili russi hanno colpito la diga poco dopo l’alba, distruggendo uno degli edifici che ospita le turbine e incendiando un autobus di passaggio. 

Se l’attacco avesse prodotto una breccia nella struttura, avrebbe potuto causare un disastro senza precedenti. La parte basse della città di Zaporizhzhia, con centinaia di migliaia di abitanti, si trova immediatamente a valle dell’edificio alto sessanta metri, il doppio della diga di Nova Khahovka, distrutta nel giugno dell’anno scorso. Nel 1941, quando i sovietici distrussero la diga di Zaporizhzhia per rallentare l’avanzata nazista, decine di migliaia di persone rimasero uccise nell’alluvione. Le autorità ucraine dicono che al momento la diga non rischia di crollare: la struttura è stata progettata per resistere ai bombardamenti e l’attacco non sembrava mirato a causare una breccia.

Il bombardamento sulla città ha anche causato problemi alla vicina centrale nucleare, interrompendo una delle linee elettriche che la collegano alla rete elettrica ucraina e che alimentano i suoi sistemi di sicurezza. Anche se la maggior parte dei reattori della centrale sono al momento spenti, lo spegnimento dei sistemi di raffreddamento potrebbe causare seri problemi. Poche ore dopo l’attacco, l’autorità energetica ucraina ha annunciato di aver ripristinato la linea.

Escalation

Gli attacchi russi di questi a giorni, quello contro la capitale Kiev e contro la rete elettrica, sono arrivati proprio mentre il Financial Times ha riferito di nuovi avvertimenti lanciati all’Ucraina dagli Stati Uniti di una possibile escalation russa.

Secondo il quotidiano, funzionari statunitensi avrebbero recentemente chiesto ai servizi di intelligence ucraini di interrompere la campagna di attacchi con droni che Kiev ha lanciato nelle ultime settimane contro le raffinerie in territorio russo, una campagna che ha portato al danneggiamento di numerosi impianti, causando un aumento nei prezzi dei carburanti nella Russia occidentale.

Secondo i funzionari statunitensi, questi attacchi avrebbero potuto causare una rappresaglia russa contro la produzione energetica ucraina e contro altri bersagli al di fuori del teatro del conflitto. Inoltre, ha ipotizzato il quotidiano, l’aumento dei prezzi nei carburanti rischia di riversarsi sui mercati internazionali, producendo così effetti a catena che rischierebbero di danneggiare le possibilità di rielezione del presidente Joe Biden. 

Secondo diversi analisti, come Konrad Muzyka, direttore del progetto Rochan-Consulting, è presto per determinare se i recenti attacchi russi sono una rappresaglia per i bombardamenti ucraini oppure se si tratta di una prosecuzione della campagna aerea russa.

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