Nel Paese in guerra dal 2022 nessun segnale di tregua e pace, solo di fuoco e fumo. È quello delle esplosioni che continuano dopo il volo dell'ultimo sciame di droni russi sulle regioni ucraine. Oltre trecento i velivoli che hanno colpito varie città: seguono alla pioggia di 550 droni su Kiev, due giorni fa. Contro le armi killer di ultima generazione – che costano pochissimo e assicurano una distruzione massima – gli ucraini stanno usando anche armi sovietiche progettate oltre mezzo secolo fa, così hanno raccontato i “difensori del cielo” alla Bbc che ha scritto della loro «lotta senza sosta».

Droni, però, hanno attraversato anche i cieli russi: l'aeronautica del Cremlino ha abbattuto decine di velivoli in diverse regioni, compresa quella di Leningrado. Le unità delle forze per le operazioni speciali ucraine sono riuscite anche a colpire uno scalo dell'aeroporto di Borisoglebsk, dove sono custoditi i gioielli volanti russi: i caccia Su-34, Su-35s e Su-30m. Sarebbero saltati in aria depositi di bombe guidate, un aereo da addestramento e altri mezzi.

EPA

L’irritazione di Trump

«Parliamo molto di sanzioni, lui capisce che potrebbero arrivare». In volo sull'Air Force One, The Donald ha ripetuto di nuovo di essere «scontento» dell'ultima telefonata avuta con il granitico Vladimir Putin. Se la prima volta l'ha riferito come un lamento, la seconda è suonata come un rimprovero all'omologo russo che «vuole andare fino in fondo, vuole solo continuare a uccidere, non va bene».

Anche dalla prospettiva del repubblicano, i negoziati forse sembrano ormai quasi irrealizzabili. L'uomo che prometteva di risolvere la crisi ucraina in ventiquattro ore, oggi appare triste, solitario ma non final. Nel tango che il presidente americano balla da solo c'è stata una nuova giravolta: l'Ucraina avrà bisogno di missili Patriot, ha detto, «ne avranno bisogno per la difesa, avranno bisogno di qualcosa perché vengono colpiti duramente».

Una dichiarazione ambigua. Potrebbe forse rovesciare la scelta dello stop agli invii di armamenti decisa dal Pentagono, che ha annunciato la revisione dei suoi arsenali descritti come troppo vuoti. Forse sono davvero esauriti gli armamenti, o forse si è esaurita solo la pazienza di Trump. Potrebbe esserci comunque un nuovo dietrofront Usa dopo lo strappo che ha fatto bloccare in Polonia il transito dei carichi dei sistemi di difesa anti-aerea Patriot, missili Hellfire e altre armi destinate a Kiev.

Una soluzione per schiarire l'orizzonte della capitale ucraina, sempre più rovente negli ultimi giorni, potrebbe essere la produzione congiunta di sistemi per la difesa. Alcuni accordi sono già stati stretti da Zelensky con aziende Usa durante la sua ultima visita in Danimarca. Di questo, Trump ha parlato sia con il leader ucraino che con il cancelliere tedesco Merz, il quale continua le trattative con Washington per acquistare l’antiaerea da cedere a Kiev che vuole immobilizzare i russi dietro le linee del fronte. La Difesa russa, intanto, ha dichiarato di aver neutralizzato proprio due lanciatori e due stazioni radar del sistema missilistico Patriot, insieme ad infrastrutture, equipaggiamento e depositi militari.

EPA

La morte di un italiano

Bombardamenti anche nella regione di Dnipropetrovsk, quattro i feriti. Si muore anche nelle acque del Dnepr, il fiume che ha inghiottito decine di soldati durante scontri con le forze russe. Il comandante in capo delle forze ucraine Oleksandr Syrsky, di ritorno dal fronte, non ha nascosto che esiste la minaccia di una nuova avanzata nella regione di Kharkiv, da tempo nel mirino delle truppe russe che non arrestano la loro offensiva nemmeno a Sumy. Nei combattimenti in corso nella zona è morto Thomas D’Alba, 40enne italiano che aveva servito nella Folgore.

Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, avrebbe dichiarato mercoledì scorso a Bruxelles, a porte chiuse, all'Alta rappresentante Kaja Kallas che Pechino non può accettare che la Russia perda la guerra contro l'Ucraina, «ciò potrebbe consentire agli Stati Uniti di rivolgere tutta la loro attenzione alla Cina».

Un'indiscrezione diffusa prima dal South China Morning Post, poi dalla Cnn, di cui sono poi state chieste spiegazioni ufficiali alla portavoce del ministero Mao Ning. Ma non è arrivata nessuna conferma, solo una replica di dichiarazioni standard: «La Cina non è coinvolta nella questione ucraina» ma sostiene i negoziati per il cessate il fuoco. L'ufficiale neutralità che sbandiera il Dragone – che si è fatto avanti come possibile mediatore nel conflitto – è una beffa per gli ucraini, che tra le macerie dei palazzi bombardati trovano componenti prodotti nella Repubblica popolare mescolati ai detriti. Il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha pubblicato le foto dei frammenti del Geran 2, un letale drone russo con fusoliera made in China.

Mentre il pendolo trumpiano continua a oscillare oltreoceano, sul campo la lotta è sempre più impari, nelle capitali i negoziati sempre più lontani, la catastrofe sempre più vicina. Anzi, le catastrofi. Ha lanciato l'allarme l'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica: la centrale nucleare di Zaporizhzhia è sempre più a rischio.

© Riproduzione riservata