Doveva chiudersi con un incontro proficuo tra papa Francesco Il presidente della Francia Emmanuel Macron questo venerdì bilaterale tra la Francia e la Santa sede, ma «la figlia prediletta della chiesa» rischia di perdere la figura più autorevole del cattolicesimo francese, l’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit.

Secondo quanto anticipato da Le Point, il prelato 70enne ha inviato al papa una lettera prudente, lasciando che del suo destino se ne occupi lo stesso Francesco. Tecnicamente, infatti, la missiva non parla di dimissioni: «Le dimissioni significherebbero che rinuncio al mio incarico. In realtà lo metto nelle mani del santo Padre, perché è stato lui a darmelo. L'ho fatto per preservare la diocesi, perché, come vescovo, devo essere al servizio dell'unità» ha dichiarato l’arcivescovo al quotidiano cattolico La Croix. È la risposta machiavellica di monsignor Aupetit a un’email scomoda per l’arcivescovo, che ha reso noto il legame avuto con una donna quando era vicario generale.

L’affaire Aupetit

Lo scorso anno Le Figaro rese nota l’email risalente al febbraio 2012 che Aupetit, allora vicario generale nella Ville Lumière, aveva inviato a una donna di sua conoscenza, che lasciava intendere una relazione ben più confidenziale. Poco dopo, il prelato ha dichiarato a Le Point l’antefatto: «Quando ero vicario generale, una donna si è fatta viva a più riprese con visite, email, a tal punto che talvolta ho dovuto prendere delle disposizioni per distanziarci».

L’arcivescovo sostiene anche di aver informato l’allora arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois: «All’inizio del 2012, ho informato il mio direttore spirituale e, dopo aver discusso con l’arcivescovo di Parigi di quel tempo, ho deciso di non vederla più e l’ho informata. Nella primavera 2020, dopo aver ricordato questa vecchia situazione con i miei vicari generali, ho avvertito le autorità della chiesa».

Ammissione a metà secondo gli scettici, che credono che l’email sia stata la scintilla d’innesco alla dimissione dei due vicari, Benoist de Sinety e Alexis Leproux, che lo scorso aprile si sono trasferiti rispettivamente nelle diocesi di Lille e Marsiglia.

Email fatali

La dimissione dei due vicari, insolita per un’istituzione autorevole come la chiesa di Francia, ha puntato i riflettori sulla governance dell’arcivescovo Aupetit. De Sinety e Leproux facevano parte di un’organigramma metropolitano di vescovi ausiliari – assieme a Philippe Marset, Thibault Verny e Denis Jachet – con l’incarico di coadiuvare il prelato nella gestione dell’arcidiocesi dopo il rovinoso incendio della cattedrale di Notre Dame nell’aprile 2019, che avrebbe rappresentato anche un salasso economico per la chiesa parigina.

Dopo le dimissioni delle due figure apicali Bernadette Sauvaget scrisse dalle colonne di Libération che alla base della crisi vi sarebbe stato un «eccessivo autoritarismo» di monsignor Aupetit. Sull’arcivescovo, per giunta, avrebbe pesato anche la decisione di chiudere a marzo Saint Merry, il centro pastorale nel quartiere delle Halles, istituito nel 1975 dal suo predecessore, il cardinale François Marty, nel solco del Concilio Vaticano II.

Un duro colpo per la «chiesa in uscita» di papa Francesco, visto che il centro era impegnato nell’accoglienza dei migranti e dei cattolici messi ai margini della dottrina, come i cristiani Lgbt e i divorziati risposati. Con un’email firmata da Aupetit era stata sancita la sua chiusura definitiva in due settimane. Oggi per un paradosso una nuova email potrebbe decretare la fine della sua governance.

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