Strette di mano, sorrisi e sguardi compiacenti. Sono le foto pubblicate nel report “Saudi Arabia in focus” scritto dall’ambasciata del regno saudita, e che ritraggono i politici italiani in visita ufficiale alla corte della famiglia reale.

Ci sono tutti: Prodi, Alfano, Berlusconi, Bonino, Gentiloni e addirittura l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Ci sono tutti ma manca uno, Matteo Renzi. Eppure il senatore di Italia Viva è stato protagonista di un viaggio diplomatico importante avvenuto quando era presidente del Consiglio nel 2015. Quell’occasione venne celebrata, come giusto che sia per una visita di stato ufficiale, con una grande accoglienza e foto di repertorio. Matteo Renzi venne accolto all’aeroporto dall’allora principe ereditario Mohammed bin Naif, ora tristemente spodestato da ogni carica da Mohammed bin Salman il quale gli ha soffiato il futuro trono da re.

Di quella visita ce ne è ancora traccia sul sito dell’ambasciata saudita in Italia, ma non nel documento di “Saudi Arabia in focus”, un report sulla politica interna ed estera del regno, che nell’ultimo numero celebra l’89esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi datate al 1932.

I rapporti con l’Italia

Lo speciale sulle relazioni con l’Italia si apre con l’ultima visita di due giorni a Riad del ministro degli Esteri Luigi Di Maio avvenuta lo scorso 11 gennaio.

Al centro dell’incontro i rapporti commerciali tra i due paesi, il ruolo della presidenza saudita nel G20 e anche l’attuale crisi pandemica. Una visita con un occhio di riguardo per le 70 aziende italiane che operano nel regno e i duemila italiani che lavorano nel settore petrolchimico, delle infrastrutture e costruzioni, e in quello degli impianti.

Nel 2018 il trade import/export tra i due paesi ha generato nel 2018 un volume di affari complessivo da 8,2 miliardi. Infatti, l’Italia si posiziona tra i primi dieci paesi per le importazioni saudite. Affari d’oro che il nostro paese vuole continuare a portare avanti e coltivare.

Il neo rinascimento

Di Renzi non c’è nemmeno traccia nel paragrafo dedicato all’evento della quarta edizione della Future Investment Initiative. La conferenza in cui ha partecipato il senatore e leader di Italia viva come relatore e intervistatore del principe ereditario Mohammed bin Salman.

Il documento fa solo un generico riferimento ai relatori che «hanno fornito la loro visione su come la comunità globale può lavorare insieme per realizzare un neorinascimento e alimentare una rinascita» saudita.

Il 28 gennaio scorso, infatti, il leader di Italia Viva è andato a Riad, a titolo personale e in piena crisi di governo, per elogiare il “neo rinascimento” saudita e le politiche del principe ereditario. Un’attività per la quale Renzi ha ricevuto anche un compenso economico.

KHASHOGGI

Una pagina del focus è dedicata anche al documento pubblicato a fine febbraio dalla National Intelligence statunitense in cui si legge esplicitamente che Mohammed bin Salman «approvò la cattura o uccisione del giornalista Jamal Khashoggi».

Ucciso nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre del 2018 da parte di un gruppo di agenti della sicurezza reale identificati dall’intelligence americana e a cui sono stati somministrate sanzioni dal Dipartimento di stato degli Stati Uniti.

«Il ministero degli Esteri sottolinea che il governo del regno rifiuta categoricamente le conclusioni diffamanti, erronee e completamente inaccettabili contenute nel rapporto nei confronti della leadership del regno» si legge nel documento. Il «rapporto è davvero spiacevole» e «contiene una serie di informazioni e conclusioni inesatte», scrivono dall’ambasciata facendo eco al ministero saudita.

Riguardo all’omicidio di Khashoggi si legge che «si tratta di un crimine ripugnante che rappresenta una palese violazione delle leggi e dei valori del regno, compiuto da un gruppo di individui che ha trasgredito tutti i regolamenti e violato tutte le autorità degli enti per cui lavoravano» ma confermano che «sono già stati presi tutti i provvedimenti giudiziari necessari al fine di indagare su costoro e consegnarli alla giustizia».

Diritti delle donne

Per quanto riguarda il paragrafo sui diritti delle donne vengono rimarcati i progressi effettuati dal regno grazie alle riforme degli ultimi anni. ù

È citato il rapporto “Women, Business and Law” della World Bank che assegna all’Arabia Saudita un punteggio di 80 su 100 per il 2021. 

Tuttavia, il documento è molto generico e non vengono usati termini come emancipazione femminile (se non nel titolo del paragrafo), parità di genere, rispetto e tutela delle donne.

Non è un caso se i voti più bassi sono nei campi del matrimonio, risorse e genitorialità. In tema dei diritti umani uno dei “grandi successi” menzionati è quello di aver abolito la pena capitale per gli assassini minori di 18 anni.

YEMEN

La narrazione della guerra in Yemen parte dagli attacchi subiti negli ultimi due mesi nel territorio saudita dagli Houthi, i ribelli sostenuti dall’Iran.

C’è un elogio al programma di aiuti umanitari approvati dal regno, ma non c’è traccia delle bombe saudite che hanno portato alla malnutrizione milioni di bambini innocenti.

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