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Il «tempo di guerra» secondo Netanyahu, il grido degli ostaggi e gli sforzi per salvarli

I 230 letti vuoti in piazza a Israele per chiedere la liberazione degli ostaggi
I 230 letti vuoti in piazza a Israele per chiedere la liberazione degli ostaggi

Il premier israeliano rinvia tutte le faccende interne spinose a «quando la guerra finirà», e a suo stesso dire sarà lunga, quindi chissà a quando. Ma c’è un tema potenzialmente destabilizzatore per la sua leadership che non può schivare: gli ostaggi. Mentre Hamas pubblica i video, il governo insiste: l’operazione di terra a Gaza è la strada migliore; libera una soldatessa e recupera il corpo di Shani Louk

Le guerre si combattono anche sul campo dell’opinione pubblica; lo sa Hamas, che ha diffuso i video di alcuni ostaggi; lo sanno i media israeliani, che rifiutano di darvi diffusione. Lo sa il cancelliere tedesco Olaf Scholz quando si trova a dover commentare «la barbarie» delle torture e della decapitazione della giovane tedesco-israeliana Shani Louk. Lo sa il premier israeliano, mentre diffonde un video nel quale dice «bentornata a casa» a una soldatessa liberata. Per Benjamin Netanyahu gli

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