Il presidente Usa riceve l’omologo ucraino «Sanzioni? Non è il momento giusto». «Anche Putin non vuole più la guerra. Se va bene, sarà il nono conflitto che risolvo»
Un’ora soltanto della sua agenda, un frugale “pranzo di lavoro”. Tanto ha concesso Donald Trump al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, arrivato negli Usa con la speranza di ottenere la consegna dei famigerati missili a lungo raggio Tomahawk, ma bruciato sul tempo da Vladimir Putin, che, con un’inaspettata telefonata e le consuete lusinghe, sembra essere riuscito a persuadere il presidente americano a concedergli ancora un incontro di persona, questa volta a Budapest, nelle prossime due settimane, prima di approvare la consegna di nuove armi o nuove sanzioni.
Un incontro a cui, Trump, ha già detto che non parteciperà Zelensky: «C’è troppo odio tra loro. Forse faremo incontri separati». Ossia, prima un incontro con Putin, poi con Zelensky. Forse Trump aveva la mente anche su altre questioni. Poco prima di incontrare Zelensky, infatti, ha annunciato che nelle prossime settimane incontrerà il presidente cinese, Xi Jinping, in Corea del Sud.
Incontro fugace
L’incontro non inizia nel migliore dei modi per gli ucraini, con Trump che assicura: «Putin vuole far finire la guerra». L’obiettivo di Zelensky era noto. Dopo una serie di telefonate con Trump, il presidente ucraino sperava di ricevere finalmente il via libera alla consegna dei missili Tomahawk (che, in teoria, dovrebbero essere acquistati con fondi europei). Con questi missili, sperano a Kiev, sarà possibile infliggere tali danni all’economia russa, da spingere Putin a trattare più seriamente. Gli esperti, però, mettono in guardia sugli scenari troppo rosei. Molto dipenderà da se e quanti missili l’Ucraina riuscirà davvero a ricevere e quali contromisure saranno adottate dalla Russia.
Per Trump queste armi sono una possibile escalation, ha detto: «Spero che non ce ne sia bisogno, i Tomahawk sono armi molto pericolose, molto potenti, ne parleremo». E rassicura anche su un altro punto: «L’India smetterà di comprare petrolio russo». Per il resto è il solito show del presidente: «Anche Putin vuole la fine della guerra», e se il conflitto terminerà «sarà la nona guerra che termino. Io le voglio finire le guerre, mi piace salvare milioni di vite».
Una doccia gelata per gli ucraini, che si sentiva già i missili in tasca. Trump ha chiarito che non intende smuovere troppo le acque prima del nuovo incontro con Putin. «Non sono contrario a nulla, ma questo non è il momento migliore per approvare nuove sanzioni», ha detto il presidente americano. Zelensky cerca di fare buon viso: «Sono fiducioso che con il tuo aiuto possiamo mettere fine alla guerra», ha detto rivolto al tycoon. Il clima con Trump rispetto ai precedenti incontri è cambiato, concede il leader ucraino. «Credo che cominciamo a capirci. Il presidente sa cosa succede sul campo di battaglia e questo è di grande aiuto».
Insomma, i Tomahawk restano una sorta di elefante nella stanza. Secondo la rete Cnn non tutto sarebbe deciso su questi missili e nella telefonata con Putin: Trump avrebbe detto al leader russo che non aveva ancora escluso il loro invio a Kiev, ma certo è una prospettiva che adesso pare allontanarsi.
A proposito della telefonata Trump-Putin, ieri sono emersi nuovi dettagli. Il Cremlino ha confermato che, come sospettato da molti, è stato Putin a chiedere di parlare con Trump. Un segnale che il leader russo ha voluto prevenire i possibili risultati di un ulteriore riavvicinamento tra Washington e Kiev.
Secondo il Cremlino, Putin avrebbe anche escluso ogni futuro colloquio e normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti se i missili Tomahawk fossero stati consegnati a Kiev. Sarebbe stato invece Trump a proporre un incontro a Budapest con il leader russo, che avrebbe accettato. Anche ieri, Trump lo ha ribadito: «Perché in Ungheria? Perché a Putin piace Orban e anche a me».
Anche Mosca corre rischi
Aver ottenuto l’incontro a Budapest rappresenta un successo per Putin, ma lo espone anche a notevoli rischi. Se il vertice dovesse rivelarsi un fallimento, come quello in Alaska, Trump potrebbe spingersi a sostenere l’Ucraina con ancora più decisione. Proprio il Financial Times ha rivelato che, frustrato dal suo incontro con Putin, lo scorso agosto Trump ha autorizzato la condivisione con Kiev di informazioni di intelligence su bersagli situati in profondità nel territorio russo. Una decisione che il presidente americano avrebbe preso dopo aver «alzato la voce» con Putin e aver annullato il pranzo che i due avrebbero dovuto consumare insieme in Alaska. Trump sarebbe rimasto infatti molto irritato dall’ostinazione di Putin e dalle sue lunghe tirate sulla storia dell’Ucraina e della Russia.
Mentre la Commissione Europea assicura che le sanzioni contro la Russia non saranno un ostacolo al vertice di Budapest poiché non impediscono l’ingresso di Putin nell’Unione e che l’autorizzazione a sorvolare lo spazio aereo europeo sarà decisa dai singoli stati membri, il governo tedesco è stato uno dei pochi a commentare il futuro incontro. «Siamo scettici sul comportamento di Putin», ha detto un portavoce dell’esecutivo, che ha aggiunto che, in ogni caso, Berlino appoggia e sostiene ogni forma di dialogo, sottolineando però che «il punto di partenza resta un cessate il fuoco, altrimenti i negoziati non hanno senso».
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