«llaria Salis ha patito da parte delle autorità di Budapest fumus persecutionis. Ci sono prove concrete che l'obiettivo del procedimento giudiziario contro di lei sia quello di indebolire la sua attività politica in qualità di membro del Parlamento europeo». A scriverlo è il liberale bulgaro Ilhan Kyuchyuk, presidente della Commissione Affari giuridici del parlamento europeo, nella relazione che sarà sottoposta a votazione a scrutinio segreto domani, martedì 7 ottobre, dalla plenaria di Strasburgo. Il tema è l’eventuale revoca dell’immunità all’eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra Salis, su cui in Ungheria pende un processo per lesioni contro tre neonazisti.

«Il parlamento - si legge nella relazione - ha constatato che Ilaria Salis è stata sottoposta a dure condizioni e misure di detenzione nel corso del procedimento penale a suo carico: lo scopo fondamentale del procedimento e della conseguente richiesta sembra essere quello di mettere a tacere Salis a causa delle sue opinioni politiche di lunga data e del suo attivismo, in particolare nell'opposizione alla commemorazione neonazista annuale autorizzata a Budapest, che sono anche alla base del suo impegno e della sua attività politica nella sua veste di deputata al parlamento europeo».

A commentare quanto scritto dal liberale bulgaro è la stessa Salis. «In pratica - dice l’eurodeputata - i colleghi che hanno analizzato a fondo il dossier hanno stabilito che il procedimento nei miei confronti è mosso da una volontà politica e persecutoria del regime di Orbán, e non da una reale esigenza di giustizia - come poteva, del resto, esserci qualche dubbio? È ormai sotto gli occhi di tutti ciò che viene detto e scritto su di me, e credo che dovrebbe far rabbrividire qualunque autentico garantista e sincero democratico».

E ancora: «Revocare la mia immunità, in questo contesto, sarebbe un atto di estrema gravità. Anzitutto, significherebbe consegnare una collega a un regime che usa la giustizia - non autonoma, ma ridotta a strumento del potere politico - come mezzo di vendetta e di propaganda. Inoltre, verrebbe messa in discussione l’indipendenza stessa del parlamento europeo, aprendo la strada a pericolose ingerenze di forze autoritarie nell’attività dei suoi membri. Ribadisco che il mio processo può e deve svolgersi in Italia, in un paese in cui esistono le garanzie democratiche e le condizioni per un giusto processo, a differenza di quanto accade nella cosiddetta “democrazia illiberale” di Orbán. Chi si oppone a questa soluzione abbia il coraggio di motivarlo pubblicamente». 

La relazione, come detto, verrà votata in seduta plenaria dal parlamento europeo domani, martedì 7 ottobre. 

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