In Iran il presidente russo Vladimir Putin ha incassato miliardi di dollari con la firma di diversi accordi commerciali ed energetici e il sostegno dell’ayatollah Ali Khamenei alla guerra in Ucraina.

«La guerra è un’impresa violenta e difficile, e la Repubblica islamica non è affatto contenta che le persone siano coinvolte in una guerra, ma nel caso dell’Ucraina, se lei non avesse preso il timone, l’altra parte lo avrebbe fatto e avrebbe iniziato una guerra», ha detto Khamenei a Putin secondo quanto riportato dal suo ufficio.

Le dichiarazioni della guida suprema iraniana rappresentano il sostegno più esplicito ed eloquente al presidente russo, nulla a che vedere con la posizione ambigua assunta dalla Cina all’inizio dell’invasione. A Teheran, Putin ha trovato un alleato fedele – tra l’altro colpito anche lui duramente dalle sanzioni – con cui rinforzare i legami e uscire dall’isolamento dell’Occidente. Emblematico l’accordo da 40 miliardi di dollari tra la National iranian oil company e il colosso energetic russo Gazprom. Un progetto che mira a sviluppare i giacimenti di gas di Kish e North Pars e sei giacimenti petroliferi.

L’Ucraina

A Teheran Erdogan e Putin hanno anche parlato di Ucraina. Il presidente turco, mediatore principale tra le parti in conflitto, ha innalzato la discussione sullo sblocco del grano ucraino fermo nei porti del paese parlandone direttamente con il presidente russo. La scorsa settimana era stata annunciata l’intesa per il raggiungimento di un accordo in cui la Turchia avrà il ruolo di garante dei corridoi alimentari che serviranno a trasportare il grano attraverso il Mar Nero e la firma è attesa in questi giorni.

«Con la sua mediazione siamo andati avanti», ha detto Putin a Erdogan dopo il loro incontro bilaterale. «Non tutte le questioni sono state ancora risolte, ma il fatto che ci sia un movimento è già positivo».

La questione siriana

La visita in Iran è stata anche l’occasione per fare il punto sulla Siria con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente iraniano Ebrahim Raisi. Erdogan ha annunciato una vasta operazione contro i curdi nel Rojava ma l’Iran non è d’accordo e teme che possa destabilizzare l’area a beneficio dei terroristi. Putin, invece, dalla Siria continua ad attingere combattenti mercenari da mandare in Ucraina attraverso il gruppo Wagner.

«È impossibile aspettarsi che la Turchia rimanga inattiva, senza reagire, mentre questa organizzazione terroristica continua la sua agenda separatista», ha detto Erdogan, riferendosi ai curdi. «Ho sentito da voi, cari amici, che comprendete le legittime preoccupazioni della Turchia in materia di sicurezza. Ve ne sono grato, ma le parole da sole non sono una cura per le ferite». L’intesa sulla Siria è ancora lontana e Putin ha detto che i tre leader continueranno le discussioni nei prossimi mesi con l’obiettivo di arrivare a una “normalizzazione” del paese.

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