«Hamas sa esattamente dove è tenuto ciascuno dei defunti». Il Forum degli ostaggi e delle famiglie, lunedì 27, ha lanciato un appello al governo israeliano affinché faccia pressione sul gruppo terroristico minacciando di sospendere il cessate il fuoco. L’individuazione dei cadaveri israeliani, in realtà, si sta rivelando davvero una sfida complessa, anche per il team tecnico di esperti egiziani che sta aiutando Hamas nell’identificazione dei corpi e insieme ne avrebbero già individuati almeno sette.

Uno, almeno, è stato riconsegnato nella serata di luned’ all’Idf. Per gli altri si dovrà aspettare e servirà una preliminare e sommaria valutazione forense prima di organizzare la riconsegna delle altre spoglie.

In queste ore il pattugliamento si sta concentrando nel quartiere di Hamad a Khan Yunis. «Abbiamo confermato a Israele che senza escavatori e altri mezzi edili non c’è possibilità di successo della missione», ci racconta uno degli operatori egiziani impegnato con Hamas nel recupero dei corpi. «Domenica abbiamo anche chiesto ufficialmente che le truppe arretrino oltre la linea gialla che divide la Striscia in base all'accordo di tregua così da pattugliare anche quelle zone. Ci hanno ascoltato».

Lunedì, infatti, il governo di Israele ha autorizzato le squadra di ricerca, anche Hamas, a oltrepassare la linea gialla «anche se comunque sotto stretta supervisione dell'esercito israeliano», spiega Tel Aviv. «Senza poter pattugliare tutto il territorio, non possiamo garantire il ritrovamento – dice ancora la fonte egiziana – anche perché il lavoro è complesso. Le macerie sono imponenti, la puzza fa lacrimare gli occhi e la polvere rende l’aria irrespirabile».

Che ci sia buona volontà di tutti di ritrovare i restanti 13 ostaggi morti sembra averlo compreso anche Benjamin Netanyahu. Il premier ha infatti acconsentito anche che una delegazione della Croce rossa lavori fianco a fianco con Hamas e con gli egiziani per accelerare le operazioni. E, così, le squadre si sono date appuntamento in un ospedale da campo nel centro della Striscia e poi hanno viaggiato insieme per localizzare i corpi sulla base delle informazioni in mano di Hamas. «Hanno fatto una mappa partendo dai luoghi dov’erano nascosti gli ostaggi - spiega il cercatore - ma non è semplice, perché il territorio è sottosopra, letteralmente».

Intanto, però, a Gaza ci sono molti altri cadaveri che devono essere trovati e identificati, e poi ci sono i corpi dei prigionieri palestinesi che sono stati restituiti da Israele. Su 195 cadaveri riportati a casa, solo 57 sono stati identificati. Per gli altri non c’è alcuna possibilità o perché non ci sono segni riconoscibili o perché mancano le attrezzature di laboratorio adatte o perché non è venuto nessuno a reclamarli: probabilmente sono tutti morti. Per ognuno di loro, tuttavia, da mercoledì a lunedì ci sono state delle celebrazioni funebri e delle sepolture singole, in un’area liberata dalle tende a Deir al Balah.

La fase due del piano Trump è ancora lontana, ma intanto, da lunedì, per la prima volta dal 7 ottobre 2023, Tel Aviv ha revocato lo stato d’emergenza nel sud di Israele.

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