- Il dossier sul nucleare iraniano, e i conseguenti tentativi di giungere a un accordo multilaterale, rappresenta uno dei classici esempi di diplomazia a geometria variabile che coinvolge Israele, gli Stati Uniti e l’Iran.
- L’arma atomica in mano al regime degli Ayatollah è per Israele la più grave minaccia strategica immaginabile.
- L’accordo che prevedeva il contenimento delle sanzioni e dei piani nucleari di Teheran è entrato in crisi con l’èra Trump. Ma le difficoltà nel tutelare i propri interessi nell’area agitano ancora il paese. Questo articolo si trova nel nuovo numero di SCENARI – il settimanale di geopolitica di Domani. Per leggerlo abbonati o compra una copia in edicola.
L’arma atomica in mano al regime degli Ayatollah è per Israele la più grave minaccia strategica immaginabile, e per tali ragioni negli ultimi decenni ha alternato politiche diplomatiche a elementi di hard power volti a rallentare il programma nucleare iraniano. Prima della rivoluzione del 1979 il governo israeliano non nutriva preoccupazioni nell’immaginare un Iran dotato di arma nucleare, tanto da aver avviato, sul finire degli anni Settanta, diverse interlocuzioni con alti esponenti dell’eser



