Lo scoppio della guerra in Ucraina ha costretto l’Italia a trovare un modo per mettere fine entro due-tre anni alla dipendenza energetica dalla Russia. Per fare ciò, il governo si sta rivolgendo ad Algeria, Egitto, Qatar, Azerbaigian, Congo, Angola e Mozambico, ma l’incremento dei volumi di import energetico da questi paesi comporta dei rischi di cui l’Italia dovrà tenere conto. Fatta eccezione per il Qatar, gli stati che dovrebbero sostituire il gas russo hanno legami – in alcuni casi molto stretti – con Mosca, tanto da essersi astenuti nelle ultime votazione all’Onu.

L’Egitto

Eni ha annunciato un accordo con l’egiziana Egas che «consentirà di massimizzare la produzione di gas e le esportazioni di Gnl». «Questo accordo mira a promuovere l’esportazione di gas egiziano verso l'Europa, e in particolare verso l'Italia, nel contesto della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio», ha spiegato Eni in una nota.

Anche l’Egitto ha segnato però un riavvicinamento alla Russia negli ultimi anni, tanto da essersi schierato più a favore di Mosca che del fronte occidentale in teatri di crisi come quello libico e siriano.

Per Il Cairo, la Federazione è prima di tutto un importante fornitore di armamenti, soprattutto a seguito del rifiuto americano di vendere all’Egitto gli F-35, che dovrebbero essere sostituiti da prodotti quali i Sukhoi e i Mig. I due paesi inoltre collaborano nel campo della tecnologia nucleare e Mosca è uno dei principali esportatori di grano del paese nordafricano: nel 2020 l’Egitto ha acquistato 8,9 milioni di tonnellate dalla Russia, importandone allo stesso tempo altri 14 milioni dall’Ucraina.

Per Il Cairo, dunque, è importante mantenere una posizione il più equidistante possibile tra Mosca e l’occidente, ma se la guerra dovesse continuare una delle due parti potrebbe costringerlo a scegliere da che parte stare.

Intanto, il giacimento egiziano di Zohr è per il 30 per cento di proprietà di Rosneft. Ovvero della compagnia di stato petrolifera russa.

L’Algeria

Draghi ha da poco siglato un accordo per l’aumento delle forniture provenienti dall’Algeria, che dovrebbe incrementare di 9 miliardi i metri cubi il gas che invia in Italia entro il 2023-2024. Un risultato poco apprezzato dalla Russia, i cui malumori dovrebbero essere al centro dell’attenzione del governo algerino visti i legami che ha stretto negli anni con la Federazione.

I due paesi nel 2017 hanno siglato sei documenti per il rafforzamento delle relazioni bilaterali in àmbiti quali la giustizia, l’energia, l’istruzione e la salute, tanto che l’Algeria ha deciso di utilizzare il vaccino russo Sputnik-V nella lotta contro il Covid-19.

Nel paese nordafricano c’è anche un’importante presenza di investitori ed operatori russi, attivi in settori diversi come i trasporti, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e l’agricoltura. A settembre del 2021 la Russia aveva anche ripreso le esportazioni do grano con una spedizione di 120 mila tonnellate, aumentando così la propria penetrazione in un mercato dominato fino a quel momento dalla Francia.

Ma i legami con la Russia sono stati rafforzati anche dalla firma nel 2014 di un accordo per la creazione entro il 2030 della prima centrale nucleare, il cui progetto è stato affidato alla russa Rosatom. Non va poi dimenticata l’importanza del settore militare: il paese nordafricano, tra il 2016 e il 2020, ha importato armamenti per un valore di 4,2 miliardi di dollari.

Azerbaigian

Altro paese a cui l’Italia guarda è l’Azerbaigian, da cui già importiamo 7,2 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Baku però deve fare i conti con un accordo di cooperazione siglato a inizio anno con la Russia, poco dopo la visita del presidente Aliyev a Kiev.

L’intesa mira a garantire l’integrità territoriale dei paesi firmatari, il rispetto del principio di non interferenza negli affari interni e soprattutto prevede l’impegno a evitare di intraprendere attività che possano danneggiare agli interessi dei partner. Grazie a questa clausola, Mosca potrebbe fare pressioni in futuro sui progetti energetici dell’Azerbaigian, che non a caso ha preferito non partecipare tanto al voto per condannare l’invasione russa dell’Ucraina quanto a quello per espellere la Russia dal consiglio per i diritti umani. Baku, nel suo relazionarsi con Mosca, deve anche tener conto della contesa aperta per il controllo del Nagorno-Karabakh con l’Armenia, sostenuta dalla Russia e senza il cui beneplacito non si sarebbe arrivati alla fine del conflitto scoppiato nuovamente a fine 2020.

Congo e Mozambico

Meno intensi, almeno per il momento, sono i rapporti con il Congo. La Russia è impegnata nel paese con progetti in ambito energetico tramite l’azienda statale Lukoil e nell’estrazione delle risorse minerarie, mentre gli scambi commerciali continuano a registrare valori non particolarmente significativi. Mosca però ha tutto l’interesse ad approfondire i legami con Brazzaville, sfruttando il bisogno del Congo di maggiori investimenti esteri per diversificare la propria economia e di più sicurezza per far fronte alla minaccia jihadista.

Un panorama diverso rispetto a quello del Mozambico, dove la Russia si è accaparrata gli appalti per lo sfruttamento delle risorse minerarie, diventando allo stesso tempo un partner commerciale internazionale di primo livello per il paese ed investendo nel miglioramento delle infrastrutture nazionali. Meno chiari sono i rapporti nel settore militare: i miliziani della Wagner hanno lasciato il paese dopo il fallimento della missione anti-jihadista e il maggiore fornitore di armi risulta essere la Cina. Ciò nonostante, il Mozambico non ha interesse nel mettere a repentaglio i propri rapporti con la Russia, come dimostra l’astensione in sede Onu.

L’Angola

Anche in Angola gli interessi della Russia sono diretti prevalentemente verso il settore energetico ed estrattivo, oltre che in quello militare. I due paesi vantano relazioni strette fin dall’indipendenza dall’Angola dal Portogallo, ma al rafforzamento dei rapporti bilaterali hanno contribuito anche gli accordi commerciali e di cooperazione siglati nel 2019.

A giocare in favore della Russia è anche lo scarso avvicendamento al potere e le relazioni personali che legano il presidente João Lourenço alla Russia. Quest’ultimo, appena rieletto, ha inoltre bisogno del sostegno della Federazione visto l’isolamento a cui le sue politiche lo hanno condannato. Ma a legare l’Angola alla Russia è anche il settore militare: la Federazione è la principale esportatrice di armi del paese africano.

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