Sono stati 13 e non 14 come riportato da alcune fonti ieri mattina gli ostaggi israeliani rilasciati nella seconda giornata di scambio e tregua prevista dopo la mediazione del Qatar e dell’Egitto. Secondo quanto ricostruito da Haaretz, Israele aveva chiesto di aggiungere un altro ostaggio alla lista, ma per Hamas la richiesta non rispettava i termini e quindi non è stata accolta. Si è così ritornati al numero originario di 13 ostaggi e 39 prigionieri palestinesi rilasciati. I termini del patto con Hamas prevedono che per una pausa nei combattimenti di quattro giorni vengano rilasciati tre prigionieri per ogni ostaggio israeliano. Tutti i futuri rilasci e le pressioni internazionali potrebbero spingere Israele a estendere il cessate il fuoco.

Nel primo giorno dei quattro previsti, Hamas aveva liberato 24 dei circa 240 ostaggi presi durante l’attacco del 7 ottobre contro Israele, l’attacco che ha scatenato la guerra, e Israele ha fatto uscire 39 palestinesi dalla prigione. A Gaza sono stati liberati 13 israeliani, 10 thailandesi e un filippino. Soddisfatta la Casa Bianca: «Ci aspettiamo che altre decine di ostaggi, compresi gli americani, vengano restituiti alle loro famiglie» ha commentato su X il presidente Joe Biden, uno tra i principali sostenitori della trattativa fin dall’inizio del conflitto.

I prigionieri palestinesi

Secondo il servizio penitenziario di Israele (Israel Prison Service) più di 6.800 palestinesi sono attualmente detenuti per reati contro la sicurezza. Gruppi per i diritti umani stimano, come riporta il Financial Times, che quasi un terzo sia tenuto sotto “detenzione amministrativa” cioè a tempo indeterminato senza processo o senza un’accusa ufficiale. La maggior parte dei condannati sono stati processati in un tribunale militare israeliano, dove le prove sono solitamente classificate per proteggere le fonti di intelligence. Una situazione soggetta a molte critiche da parte di numerosi gruppi per i diritti umani.

Il ruolo del Qatar

Da questa vicenda esce alla grande il Qatar come il grande mediatore della regione. Il primo ministro Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha avuto un ruolo centrale nel cambiamento della posizione dell’Emirato, combinando una diplomazia capace di avere solidi rapporti sia con Washington sia con Hamas, e associando la gestione della politica estera dell’Emirato con la presidenza della Qatar Investment Authority, un fondo sovrano da 450 miliardi di dollari, alimentato dai proventi delle vendite di gas.

Gaza Sud divisa da Gaza Nord

Ma c’è una situazione nuova a Gaza, foriera di tensioni future. I cieli sopra il territorio assediato erano liberi dagli aerei di guerra e dai droni israeliani per il primo giorno in sette settimane, una breve tregua da quello che è stato uno dei bombardamenti più intensi del 21esimo secolo, capace di ridurre in rovine la parte di Gaza Nord. Molti abitanti della Striscia hanno cercato di mettere a frutto la pausa nei combattimenti per tornare a casa, ma l’esercito israeliano si è opposto al passaggio uccidendo due palestinesi. Negli abitanti di Gaza, il fatto di non poter tornare a casa, nemmeno temporaneamente durante una pausa dei combattimenti, ha alimentato i timori che Israele intenda sfollarli in modo permanente, come accadde nel 1948 durante la guerra che seguì la nascita dello stato di Israele.

Israele sapeva del piano di Hamas

Oltre un anno prima del 7 ottobre, l'esercito israeliano aveva ricevuto informazioni sul piano di Hamas di attaccare le città israeliane e le basi dell'esercito. E ben due mesi prima dell'assalto, una sottufficiale aveva avvertito che quello scenario poteva verificarsi, ma è stata ignorata. A scriverlo è il quotidiano del paese Haaretz, che ricostruisce con nuovi dettagli quello che definisce "il fallimento" dell'intelligence di Israele, che ha sottovalutato la minaccia ed era impreparata all'orrore consumato 50 giorni fa nel sud dello Stato ebraico.

Raisi vola ad Ankara

Intanto, il presidente iraniano Ebrahim Raisi è atteso il prossimo 28 novembre nella capitale turca Ankara, dove ad accoglierlo ci sarà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La visita di Raisi è stata annunciata dallo stesso leader turco dopo il vertice dei Paesi Islamici che ha avuto luogo in Arabia Saudita il 12 novembre scorso. L’Iran finora ha mantenuto una posizione defilata consistente in un sostegno politico ad Hamas ma chiarendo che non sarebbe entrato nel conflitto di cui non aveva avuto nessuna notizia in anticipo.

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