L’annuncio che il vaccino AstraZeneca non è efficace contro la variante sudafricana del Covid-19 ha scosso buona parte del mondo scientifico. La preoccupazione maggiore è per l’Africa dove le vaccinazioni sono soltanto timidamente iniziate in pochissimi paesi. Al principio la cosa non destava troppi timori anche perché sul continente la prima ondata e l’inizio della seconda parevano essere più leggere. Si riteneva di avere più tempo per immunizzare una popolazione di 1,3 miliardi di persone. Ma da un mese o poco più, il ceppo sudafricano sta facendo disastri e mietendo molte vittime e allargandosi rapidamente ai paesi limitrofi. Gli esperti calcolano che in un altro mese il virus potrà diffondersi già all’Africa centrale.

I numeri

Fino a ora i morti in Sud Africa sono stati circa 45mila (su un totale di 75mila morti dichiarati per tutto il continente) e le vaccinazioni sono appena iniziate. Dopo la sospensione di AstraZeneca, Pretoria si affida alla Pfizer e alla Johnson&Johnson nella speranza di essere ancora in tempo a bloccare l’avanzata del virus. Perché questo è il vero problema ovunque: vaccinare celermente in modo da bloccare la diffusione del Covid-19 prima che muti. Di conseguenza la battaglia attorno ai vaccini si fa molto dura: si tratta di una lotta sui prezzi ma anche sulle quantità. Tutto ciò lascerà tracce e malumori. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è sotto accusa per il negoziato con BigPharma ritenuto troppo accondiscendente, ma è soprattutto l’Africa a soffrirne perché non possiede le risorse finanziarie per competere con gli altri continenti.

Oggi il rallentamento dell’economia globale lo indebolisce e porterà il tasso di crescita in negativo dopo 20 anni. Nell’immediato ci sarà da vedere se la diplomazia cinese dei vaccini riuscirà a colmare il gap. L’assurdo è che la competitività globale aumenta le disparità: prima di bloccarne l’acquisto, Pretoria aveva comprato il vaccino AstraZeneca dall’India a un costo superiore a quello pagato dall’Europa. Alla fine avvengono casi come quelli denunciati sui media internazionali: una fiala di AstraZeneca costa due dollari circa in Europa e oltre 10 in Africa. Alla fine vince la gara chi paga di più e prima: gli ordinativi per l’Occidente in genere superano il 200 per cento della popolazione da vaccinare mentre l’Africa per ora è riuscita a prevedere una copertura solo per circa un terzo dei suoi abitanti.

Non si tratta soltanto di poveri: in Africa i primi a essere contagiati sono stati i ricchi, i ministri e le élite, chi viaggiava e aveva frequenti contatti con l’occidente o la Cina. Molti governi africani sono stati decimati dal virus. Le campagne vaccinali stanno partendo al rallentatore: 55 vaccinati in Guinea con lo Sputnik russo; Marocco, Algeria e Sud Africa stanno iniziando; l’Egitto ha già vaccinato alcune migliaia di persone.

L’unica speranza di una migliore perequazione viene dall’iniziativa Covax delle Nazioni Unite, mirata per i paesi più poveri: l’Onu ha chiesto ai produttori di riservare delle quote ma auspica anche che paesi ricchi acquirenti regalino una parte delle proprie dosi ai paesi in difficoltà. Bisognerà poi verificare che anche in Africa non si vaccinino solo i più abbienti o gli alti funzionari dello stato ma che le fiale siano distribuite in maniera equa.

Nel continente sub-sahariano la preferenza per ora è data ai vaccini cinesi e russi, anche se la notizia che lo Sputnik V abbia una copertura temporale di soli due-tre mesi ha raffreddato gli entusiasmi. Poi esistono almeno una decina di altri vaccini ancora allo studio, tra cui quello italiano dello Spallanzani. È comunque certo che anche per i vaccini già sul mercato, i test fatti siano stati molto rapidi e ridotti, per cui il tasso di copertura e durata potrà ancora variare. Per l’Africa le uniche certezze sono 600 milioni di dosi promesse con il programma Covax che dovrebbero arrivare a fine 2021 oltre a 270 milioni di dosi ordinate dall’Unione africana, delle quali 50 milioni dovrebbero giungere un po’ prima, si pensa a giugno-luglio. Ancora troppo poco per proteggere tutta l’Africa.

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