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Le ambiguità non più ammesse di FdI e Lega

Hungary's Prime Minister Viktor Orban listens to Serbian President Aleksandar Vucic during their talks in Belgrade, Serbia, Friday, Sept. 16, 2022. Orban is on a one day working visit to Serbia. (AP Photo/Darko Vojinovic)
Hungary's Prime Minister Viktor Orban listens to Serbian President Aleksandar Vucic during their talks in Belgrade, Serbia, Friday, Sept. 16, 2022. Orban is on a one day working visit to Serbia. (AP Photo/Darko Vojinovic)
  • Nelle ultime due settimane la strategia di guerra di Vladimir Putin sembra aver subito importanti battute d’arresto.
  • Ultimo colpo subito, ma non per importanza, il voto del parlamento europeo contro l’Ungheria di Victor Orbán, che di Putin è stata un cavallo di Troia e che ora esplicitamente, e finalmente direbbero alcuni, è accusata di involuzione democratica. 
  • In questo quadro, ormai alla vigilia di elezioni importanti per tutto il continente come quelle italiane, non può non risaltare il voto contrario alla condanna di Orbán di FdI e Lega, candidati a guidare il paese nei prossimi anni. Un voto che non rassicura sulla stabilità del prossimo governo.

Nelle ultime due settimane la strategia di guerra di Valdimir Putin sembra aver subito importanti battute d’arresto. Anzitutto, la più incisiva, il recupero ucraino di una parte di territorio, che, come ha ben spiegato Mario Giro su queste pagine, è difficile ridurre a «piccolo fazzoletto di terra». Sia per la sua estensione territoriale, più di 8mila chilometri quadrati), sia per la sua importanza strategica, con la riconquista di città decisive per la logistica russa. In secondo luogo, l’

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