Leone XIV denuncia anche la “falsa propaganda del riarmo”. Il cardinal Zenari: in Siria grande allarme per il sanguinoso attentato alla chiesa greco-ortodossa, il paese sospeso fra speranza e incertezza
«Il cuore sanguina pensando all'Ucraina, alla situazione tragica e disumana di Gaza, e al Medio Oriente, devastato dal dilagare della guerra. Siamo chiamati noi tutti, umanità, valutate le causa di questi conflitti, a verificare quelle vere ea cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione. La gente non può morire a causa di fake news».
È questo uno dei passaggi più intensi e critici dell'intervento del papa davanti alla plenaria della Roaco, l'organismo del Dicastero delle chiese orientali che discute le diverse agenzie promosse dalla Chiesa cattolica di vari paesi del mondo, impegnate nel dare sostegno finanziario alle comunità cristiane d'Oriente. All'assemblea hanno preso parte quasi tutti i più alti della responsabilità in Medio Oriente.
Desideri di pace
Con le sue parole, Leone XIV, ha provato a squarciare la pesante coltre di retorica e motivazioni strumentali che alimentano conflitti e massacri: «È veramente triste assistere oggi in tanti contesti - ha aggiunto il pontefice - all'imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligata, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell'uomo, è vergognoso per l'umanità e per i responsabili delle nazioni».
Quindi poco dopo ha detto rivolgendosi ancora ai leader degli Stati: «Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta? La gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti».
Di certo ha destato grande preoccupazione l'attentato avvenuto lo scorso 22 giugno nella chiesa greco-ortodossa di Sant'Elia, a Damasco provocando la morte di oltre 20 persone e di una sessantina di feriti mentre si svolgeva la celebrazione della Divina liturgia. Il timore diffuso, nei sacri palazzi, è che da parte dei gruppi dell'estremismo islamista, si sta tornando a una sorta di conflitto asimmetrico, nel quale il terrorismo torna ad essere lo strumento della risposta a chi possiede il dominio tecnologico e militare.
Il papa già al termine dell'udienza generale di mercoledì e in ogni caso tornato sull'episodio di sangue nella capitale siriana: «Questo tragico avvenimento richiama la profonda fragilità che ancora segna la Siria, dopo anni di conflitti e di instabilità. È quindi fondamentale che la comunità internazionale non distolga lo sguardo da questo Paese, ma continui ad offrirgli sostegno attraverso gesti di solidarietà e con un rinnovato impegno per la pace e la riconciliazione».
Sangue in Siria
Dice il nunzio apostolico a Damasco, cardinale Mario Zenari, rispondendo a Domani su quale fosse oggi la situazione della comunità cristiana in Siria: «La situazione in Siria adesso è dominata da questo fatto così sanguinoso che è successo nella Chiesa greco ortodossa nel corso della liturgia di domenica scorsa. E questo ha turbato tutti quanti, insomma, soprattutto i cristiani; è la prima volta che capita un attentato sanguinoso in una chiesa, certo ci sono sempre stati durante gli ultimi anni di guerra minacce contro i cristiani, sono anche stati profanati altari e icone. Ma una esplosione così come era capitata anni fa in Iraq, è la prima volta che capita, quindi c'è un allarme molto serio».
E ancora: «È una cosa che ha che ha molto turbato non solo i cristiani ma anche l'opinione pubblica. Manca la sicurezza», aggiunge il porporato.
«C'è speranza e incertezza, queste due parole sono quelle che mi sento di usare: quale delle due prevarrà? Certo, si spera, appunto, che sia la speranza. Di più non è possibile dire perché il fatto che è capitato domenica scorsa, l'esplosione all'interno di una Chiesa, è qualcosa di allarmante che non era mai capitato capitato prima».
Da parte sua, «la comunità internazionale cerca così di sostenere il nuovo corso, ha tolto le sanzioni però c'è molta insicurezza».
Quindi il diplomatico osserva: «Tutto il Medio Oriente è in una situazione di esplosione di dolore». In merito, poi, alla notizia diffusa di recente circa il possibile ritrovamento di padre Paolo Dall'Oglio, Zenari ha affermato che si è trattato «di un caso di isterismo mediatico, non è stato serio il comportamento della stampa. Queste cose vanno fatte con molta serietà, la nunziatura è da 13 anni che si occupa di padre Dall'Oglio, ed è stata assalita da questa forma di isterismo incomprensibile».
Il vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, in un'intervista ai media vaticani, in relazione all'attentato, fa eco alle parole del cardinale: «Le autorità hanno detto a tutti i cristiani di stare tranquilli perché le loro vite ed i loro beni saranno difesi e protetti. Hanno anche assicurato la possibilità di poter esercitare la fede in piena libertà. Noi abbiamo davvero una grande speranza».
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