La notizia ha colto di sorpresa anche gli osservatori più attenti: l’Algeria, con cui il premier Mario Draghi ha appena siglato importanti accordi con cui aumentare le forniture di gas per ridurre la dipendenza dall’import russo, vuole entrare a far parte dei Brics, il gruppo delle economie emergenti che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Lo ha detto, secondo quanto riportato da Euronews, alla televisione di stato il presidente Abdelmadjid Tebboune.

«Il gruppo Brics interessa all’Algeria», ha dichiarato il capo di stato, «dato che si tratta di una potenza economica e politica». Tebboune ha aggiunto che per entrare a far parte del gruppo – che si riunisce in un vertice annuale dalla sua creazione nel 2011 – bisogna soddisfare determinate condizioni economiche, cosa che il suo paese fa in buona parte. 

Algeri andrebbe quindi a rafforzare i propri legami con Mosca e Pechino, tra i suoi partner più importanti. Tebboune era già stato invitato a un vertice virtuale dei Brics a fine giugno, lo stesso durante il quale il presidente russo Vladimir Putin aveva invitato i leader del gruppo a cooperare di fronte alle «azioni egoistiche dell’occidente».

Sotto la guida di Draghi, l’Italia ha fatto miracoli con la diversificazione energetica. All'inizio della guerra, la dipendenza del paese dal gas russo si aggirava al 40 per cento, ma dopo cinque mesi è appena del dieci per cento grazie ad accordi con Algeria, Azerbaigian, Angola, Congo, Egitto e Mozambico.

Secondo Politico, lo stoccaggio del gas italiano sta procedendo a ritmo sostenuto e ora è attestato al 72 per cento, pronto a raggiungere il 90 per cento entro l’autunno. La mossa di Algeri però potrebbe rimescolare le carte sulla stabilità delle forniture energetiche algerine all’Italia.

L’apertura algerina si collega alla notizia resa nota recentemente dalla presidente del Brics International Forum che si aspetta che la Turchia, l’Egitto e l’Arabia Saudita si uniranno al gruppo «molto presto». In un’intervista rilasciata a l’Izvestia russa, l’indiana Purnima Anand, come riporta il Middle East Monitor, ha affermato che la Cina, la Russia e l’India hanno discusso di questo tema dell’allargamento durante il 14° Summit dei Brics, che si è tenuto online a giugno sotto la presidenza del leader cinese Xi Jinping.

L’espansione

Foto Ap

Pechino ha chiesto al gruppo di avviare un «processo di espansione» ad altri paesi emergenti, una decisione che verrebbe vista come un allargamento della sfida globale all’occidente e alla egemonia americana nell’Indo pacifico e in medio oriente.

Quando Jim O’Neil, ai tempi presidente della Goldman Sachs Asset Management, coniò l’acronimo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) nel 2001 pensava esclusivamente a un allargamento del G7 con le quattro, poi diventate cinque economie più dinamiche dei paesi emergenti.

Oggi quella definizione nata al tavolino di un inglese al servizio di una investment bank americana per includere nell’occidente nuovi partner, è diventata, al contrario, il vessillo di una sfida geopolitica a Washington e ai suoi alleati.

«Tutti questi paesi hanno mostrato interesse ad aderire e si stanno preparando a fare domanda per l’adesione. Penso che questo sia un buon segnale, perché l’espansione è sempre positiva; questo aumenterà chiaramente l’influenza dei Brics nel mondo», ha spiegato sempre la presidente del Brics International Forum, Anand.

«Spero che l’adesione dei nuovi paesi ai Brics avvenga molto rapidamente, perché ora tutti i rappresentanti del nucleo storico dell'associazione sono interessati ad espandere l’organizzazione, quindi l’ingresso di nuovi soci avverrà molto presto». Anand, ha sottolineato che l'adesione di Egitto, Arabia Saudita e Turchia potrebbe avvenire anche in date differenti ma ciò che conta è la direzione di marcia.

In precedenza, Li Kexin, direttore generale del Dipartimento per gli affari economici internazionali del ministero degli Esteri cinese, aveva affermato che diversi paesi «bussano alle porte» dell’organizzazione, tra cui l’Indonesia, la Turchia, l’Arabia Saudita, l’Egitto e l’Argentina. 

Quanto pesano i Brics

Il forum Brics è un’organizzazione politica che ha avviato i primi negoziati per la sua formazione nel 2006 e ha tenuto il suo primo vertice nel 2009. I paesi dell’organizzazione sono formati da paesi ufficialmente emergenti ma con economie molto dinamiche e in crescita.

In sintesi i Brics rappresentano il 40 per cento della popolazione globale, il 25 per cento del suo Pil e il loro prodotto interno lordo combinato è equivalente a quello degli Stati Uniti (13,6 trilioni di dollari). Le loro riserve totali in valuta estera sono di 4 trilioni di dollari.

Certo i Brics non sono ideologicamente un gruppo omogeneo, ma sono uniti dai medesimi obiettivi di crescita e di rivalsa verso l’occidente considerato una potenza in declino. L’India ad esempio ha collaborato con Stati Uniti, Giappone e Australia nel gruppo di sicurezza Quad, una formazione fortemente voluta dall’ex premier giapponese Shinzo Abe, recentemente assassinato da un ex militare, ed è vista dagli Stati Uniti come un partner fondamentale della strategia per contrastare la Cina in Asia.

Come si posizionerà il governo Modi tra necessità di acquistare petrolio russo e fronteggiare l’espansione cinese al confine tibetano? In ogni caso la decisione del gruppo di tenere, sebbene da remoto il suo 14° vertice annuale ha significato la forte volontà dei Brics di esprimere il loro punto di vista sull'ordine globale, che differisce profondamente o quantomeno non sempre coincide, con quello americano ed europeo.

Il grande regista dell’operazione “allargamento” è il presidente cinese Xi Jinping che punta a ridurre il ruolo internazionale del G7 mentre il presidente russo Vladimir Putin (espulso nel 2014 dal G7 per l’annessione della Crimea) lo asseconda per uscire dall’isolamento internazionale.

La sfida al dollaro

I Brics potrebbero fare fronte comune per regolare il commercio di beni e servizi nelle proprie valute, soprattutto lo yuan cinese, superando il sistema che vede al centro del sistema internazionale di scambi valutari il dollaro americano, così da ridurre gli effetti delle sanzioni occidentali contro Mosca.

Sanzioni di Usa, Canada, Gran Bretagna e Ue, che hanno colpito le banche russe e rimosso le principali istituzioni di Mosca dall’uso dei sistemi di pagamento bancari internazionali. I Brics (con l’eccezione del Brasile) si sono astenuti nel voto di una risoluzione dell'Assemblea generale dell’Onu che ha chiesto a Mosca di ritirarsi dall'Ucraina. Le loro posizioni sul tema sono o a favore di Mosca o si attengono su una ambigua neutralità.

Nel 2017, nel corso del vertice Brics a Xiamen, in Cina, si era parlato di un piano di espansione dei Brics a nuovi soggetti per far crescere il peso internazionale del gruppo. Ora la sfida all’occidente della Cina e il timore di Mosca di rimanere isolata internazionalmente, dopo l’invasione russa dell’ucraina, sembrano aver accelerato i tempi dell’allargamento dei Brics che potrebbe così diventare un organismo anti G7.

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