- Il potere usato dal Qatar per prendersi i mondiali di calcio è il più duro e intimidatorio che esista, capace di fiaccare qualsiasi resistenza molto più di quanto faccia la forza militare: il potere del denaro disponibile in quantità esorbitante.
- Lo sport ha smesso di essere uno strumento di soft power due secoli fa, quando ancora gli sport britannici (calcio, rugby e soprattutto cricket) potevano essere utilizzati come mezzo di acculturazione pacifica dei popoli colonizzati.
- Il Qatar ha voluto un mondiale “nonostante”. Questa è la vera cifra di potere dell’intera operazione, oltre all’intento di costruire una leadership nell’area araba. Quanto alla qatarizzazione, si chieda ai tifosi del Paris Saint Germain quanto sentano di essere sostenitori dell’emirato.
Ma dov’è questo soft power? Bisognerebbe cominciare a chiederlo in giro, rivolgere il quesito a tutti coloro che da mesi usano questo concetto a vanvera e in modo dilettantesco, quando parlano dei mondiali di calcio in Qatar che prenderanno il via domenica 20 novembre. Si assiste a un esercizio continuato di interpretazioni sul perché e il percome l’emirato abbia deciso di affrontare uno sforzo economico e organizzativo tanto azzardato, a rischio di esporre il paese a una figuraccia internazi



