Immaginate se in un paese di poco più di 2,9 milioni di abitanti arrivassero 1,5 milioni di persone in un solo mese, quali sarebbero i rischi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico? È la domanda che tormenta le autorità qatariote fin da quando hanno vinto l’assegnazione del mondiale 2022 più di dieci anni fa. L’alto numero di fan attesi, infatti, pone seri dubbi sia sulla sicurezza di chi arriverà da tutte le parti del mondo sia per la popolazione locale notoriamente poco avvezza a vedere decine di migliaia di tifosi, spesso ubriachi e molesti, che camminano per le strade di Doha. Senza contare che l’evento sportivo, così come tanti altri, aumenta esponenzialmente il rischio di attentati terroristici.

Dopo aver ricevuto l’assegnazione del mondiale, il Qatar ha introdotto la leva militare obbligatoria nel 2014. Per tutti gli uomini tra i 18 e i 35 anni è stato previsto un addestramento di quattro mesi nelle forze armate. A settembre, centinaia di civili sono stati chiamati per essere stanziati nei posti di blocco e su strada in vista dell’evento sportivo. Ma non basta.

Il mondiale in Qatar è un evento di sportwashing per eccellenza e in un mese il Qatar si gioca la sua reputazione agli occhi della comunità internazionale. In totale, sono stati spesi 220 miliardi per la realizzazione degli stadi, un nuovo aeroporto, nuove linee di comunicazione.

L’emiro Tamim bin Hamad Al Thani non ha badato a spese, neanche per le misure prese nel campo della sicurezza che sono ambiziose: esercitazioni comuni con paesi alleati, richiesta di personale e attrezzature da altri stati e infine la cooperazione dell’Interpol. Si parla di oltre due miliardi di dollari spesi per la sicurezza.

Alla chiamata hanno risposto, tra gli altri, Italia, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia e Pakistan. A gestire il settore, insieme alle autorità governative, c’è il generale Abdul Aziz Abdalla Al Ansari, capo della Comitato della sicurezza per il mondiale Fifa 2022.

Turchia

La Turchia sarà uno dei paesi che invierà il maggior numero di uomini in Qatar. L’alleato storico del piccolo paese del golfo Persico ha approvato, tramite il suo parlamento, il dispiegamento di 250 truppe e di una nave da guerra di classe corvette che partirà dalla città portuale di Smirne verso Doha.

Ai militari si aggiungono anche tremila poliziotti antisommossa che serviranno soprattutto per rafforzare la sicurezza per le strade. Tra questi, cento poliziotti sono dedicati alle operazioni speciali e cinquanta sono artificieri. I partiti d’opposizione hanno criticato il piano accusando il governo di utilizzare l’esercito e la polizia come contractor privati, ma i costi dell’operazione World cup shield non sono stati resi noti.

Francia

Anche Parigi ha risposto alla chiamata di Doha. Il 4 agosto, il parlamento ha ratificato un accordo tra Francia e Qatar che stabilisce una cooperazione in materia di sicurezza in vista dei mondiali. La partnership è entrata in vigore il 1° novembre e scadrà nel giugno 2023 e stabilisce l’invio di 220 agenti delle forze dell’ordine in Qatar.

Nello specifico si recheranno nel paese arabo 170 operatori antidrone, 21 operatori specializzati dell’unità tattica d’élite della gendarmeria, 10 operatori di sminamento, 10 squadre cinofile per il rilevamento di ordigni ed esplosivi e una dozzina di agenti di polizia specializzati in guerriglia urbana. 

«L’ambizione francese non è quella di dispiegare un gran numero di unità, ma di fornire competenze di alto livello e supporto operativo specializzato nelle cosiddette aree di nicchia che coprono la parte superiore dello spettro di minacce», ha dichiarato il ministero degli Interni francese. Per la Francia si tratterà anche di un banco di prova in vista delle Olimpiadi del 2024, evento per il quale, proprio questa settimana, è stata presentata la mascotte ufficiale.

Italia

Il nostro paese, sotto la supervisione del Covi (il comando vertice interforze che coordina le missioni all’estero) guidato dal generale Francesco Paolo Figliuolo, invierà 560 militari. Sono i soldati della brigata Sassari, assistiti da incursori e sistemi hi-tech per abbattere i droni.

Come la Turchia, anche l’Italia invierà una sua nave: il pattugliatore Thaon di Revel che dispone di missili d’ultima generazione. La missione italiana, denominata “Operazione Orice”, non prevede l’utilizzo dei soldati per sedare questioni di ordine pubblico, ma interverranno solo nel momento in cui si dovessero verificare attacchi terroristici o eventi di portata simile.

Gli altri

L’11 novembre sono arrivate alla base navale di Umm Al-Houl le navi britanniche Bangor e Guardian. Il Regno Unito ha disposto l’invio della Royal Navy e della Royal Air Force per contribuire alla sicurezza delle basi marittime e aeree durante la coppa del mondo. Per la prima volta Londra ha predisposto i servizi di polizia per un evento sportivo che si gioca al di fuori del proprio territorio.

Diversi accordi in materia di cooperazione sulla sicurezza sono stati firmati anche tra il Qatar e gli Stati Uniti che invieranno personale esperto dell’antiterrorismo pronto a monitorare le persone che entrano nel paese. Mentre dal Marocco arriveranno un centinaio di agenti anti sommossa. Il Pakistan, invece, invierà circa 4.500 soldati di fanteria che risponderanno anche alle autorità qatariote.

I rischi

Cosa accade nel momento in cui un agente straniero vìola la legge o si trova ad affrontare un problema con l’ordinamento qatariota? Per evitare problemi la Francia ha inserito dei tecnicismi giuridici nel suo accordo di cooperazione con il Qatar per tutelare il suo personale.

Gli agenti, quindi, non possono essere perseguiti in loco in base alla Sharia (la legge islamica in vigore nel paese) per questioni che non hanno a che fare anche con il codice penale francese. C’è chi invece critica l’invio di personale qualificato in un paese in cui i diritti umani e civili non sono garantiti e dove attivisti della comunità Lgbt, e a volte anche giornalisti, vengono perseguiti dalle autorità per il loro dissenso. Fornire know how e strumenti di intelligence a Doha rischia di rafforzare un apparato poliziesco e militare che è già repressivo e violento.

© Riproduzione riservata