«Potrebbe essere l’ultima volta che mi vedete vivo», ha detto dal suo rifugio segreto a Kiev il 25 febbraio scorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un drammatico video collegamento con i leader dell’Unione europea, tranquillamente riuniti a Bruxelles sotto l’ombrello protettivo della Nato. Una frase ad effetto, da padrone della scena, per dare la scossa a un’Ue ancora cauta e timorosa di fare passi troppo arditi in favore di Kiev e di essere risucchiata nel gorgo di un conflitto mondiale.

In ogni occasione Zelensky ha saputo usare, da consumato esperto mediatico, un registro diverso, emotivamente modulato per il pubblico a cui si rivolgeva. Di sicuro quando questo conflitto in Ucraina sarà finito, rimarranno scolpiti nella memoria collettiva occidentale, oltre che le terribili immagini di morte e distruzione delle città, anche i discorsi di Zelensky tenuti ai vari parlamenti nel mondo in difesa della libertà del suo popolo: quello di Westminster a Londra, l’europeo a Strasburgo, il canadese a Ottawa, il Congresso americano a Washington e da ultimo il Bundestag tedesco a Berlino in attesa del discorso a Montecitorio il 22 marzo.

Nel frattempo oggi il presidente degli Stati uniti Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping si parleranno per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa.

Il discorso al Bundestag

In this image from video provided by the Ukrainian Presidential Press Office and posted on Facebook, Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy speaks from Kyiv, Ukraine, on Wednesday night, March 16, 2022. (Ukrainian Presidential Press Office via AP)

Nel suo ultimo video intervento al Bundestag di Berlino Zelensky ha accusato la Germania di aver deluso l’Ucraina ricordando che «le sanzioni non sono abbastanza per far finire questa guerra». Il presidente ucraino ha cercato di scoprire il velo che copriva il senso di colpa dei tedeschi affermando che Berlino ha anteposto per anni i legami economici con la Russia alla sicurezza.

Rivolgendosi alla Camera bassa del parlamento tedesco, il presidente ucraino, ha esortato la Germania ad abbattere il nuovo “muro” che si sta costruendo in Europa contro la libertà da quando è iniziata l’invasione russa.

«Caro Cancelliere Scholz, distrugga questo muro, dia alla Germania il ruolo di leader che merita», ha incalzato Zelensky. Sono concrete le richieste che ha rivolto a Berlino: a cominciare dalla necessità di garantire una no fly zone, per ridurre i bombardamenti, ma anche per consentire ai convogli umanitari di raggiungere la città di Mariupol.

«La Germania si ricorda del ponte aereo», che alla fine degli anni quaranta permise agli Alleati di trasportare cibo e altri generi di prima necessità nella Berlino ovest circondata dai sovietici, ha affermato il presidente.

«Oggi non la possiamo realizzare, dal nostro cielo cadono solo bombe russe, che non distinguono tra obiettivi militari e civili», ha detto. «la Russia distrugge tutto quello che abbiamo edificato: case, ospedali, scuole, chiese. Con razzi, con bombe, con l’artiglieria. In tre settimane sono morti migliaia di ucraini».

Eppure, ha rinnovato Zelensky, «ancora adesso esitate per quello che riguarda l’adesione dell’Ucraina». «Anche questo è un altro mattone del nuovo muro». I deputati tedeschi hanno applaudito con una standing ovation, scossi dai ricordi che il Muro di Berlino si erigeva tetro a poche centinaia di metri dal Bundestag e che i soldati russi nel 1945 erano entrati nell’aula del parlamento dove loro ascoltavano Zelensky e dove si possono ancora vedere all’ingresso del palazzo le loro firme in cirillico graffiate sul muro insieme alla data della presa di Berlino.

Il ricordo del muro

Il richiamo al muro di Berlino non poteva che colpire l’immaginario collettivo tedesco, un paese che si è riunificato da pochi anni e che ha avuto l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, suddita della Ddr con Vladimir Putin allora a capo a Dresda di una sezione locale del Kgb, i servizi segreti russi di stanza nella Germania orientale.

Si alza un muro sempre più forte fra l’Ucraina e l’Europa, ha detto Zelensky parlando al Bundestag. «Questo muro è più forte, con ogni bomba che cade in Ucraina, con ogni decisione che non viene presa nonostante il fatto che voi potreste aiutarci».

L’analista Costance Stelzenmuller del Brookings Institute di Washington ha espresso un giudizio severo sull’Economist sul comportamento della leadership tedesca degli ultimi anni: «La Germania aveva esternalizzato la sua sicurezza agli Stati Uniti, il suo fabbisogno energetico alla Russia e la sua crescita guidata dalle esportazioni in Cina».

La reazione di Scholz

17 March 2022, Berlin: German Chancellor Olaf Scholz (SPD) makes a statement at the start of his meeting at the Chancellor's Office with NATO Secretary General Stoltenberg. Scholz referred to ongoing support for Ukraine during a meeting with NATO Secretary General Stoltenberg. He reiterated, "NATO will not intervene militarily in this war." Photo by: Michael Sohn/picture-alliance/dpa/AP Images

Dopo il duro discorso di Zelensky al parlamento tedesco in cui ha essenzialmente accusato coloro che erano lì riuniti di essere spettatori complici della guerra russa attraverso i loro legami d'affari con i russi, l'indecisione e la mancanza di leadership, il governo del cancelliere Scholz ha dovuto uscire allo scoperto.

Sono state «molto impressionanti» le parole pronunciate dal presidente ucraino, ha detto Olaf Scholz durante la conferenza stampa insieme al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. «Continueremo a dare il nostro contributo», di cui fanno parte anche «le forniture di armi», ha aggiunto il cancelliere, il quale ha ricordato che attraverso lo stanziamento straordinario di cento miliardi per la Bundeswehr la Germania «raggiungerà una spesa per la difesa di oltre il due per cento del Pil».

Le reazioni americane

Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved

Anche il discorso di Zelensky al Congresso, quando ha evocato toni simili a quelli di Winston Churchill sotto le bombe naziste nel 1940, ha saputo toccare temi sensibili per i rappresentanti americani: l’11 settembre, Pearl Harbour per fare due esempi.

In particolare Lindsey Graham ed altri nove senatori repubblicani hanno presentato una risoluzione in cui si chiede al presidente Joe Biden di autorizzare il trasferimento di caccia all’Ucraina, dopo che Zelensky nell’intervento di mercoledì al Congresso è tornato a chiedere la no fly zone e la consegna dei caccia.

Entrambe le richieste sono state negate da Biden. Ma Zelensky ha comunque saputo entrare nel dibattito interno americano e toccare le corde profonde della “missione per la libertà” di cui gli Stati Uniti si considerano, dalla Dichiarazione di indipedenza del 1776, gli alfieri nel mondo.

© Riproduzione riservata