Le relazioni tra la Repubblica popolare cinese e l’occidente nei prossimi anni potrebbero diventare più conflittuali: per questo Pechino vuole approntare gli strumenti per affrontare sanzioni e quelle che considera “ingerenze straniere”. A tal fine Xi Jinping ha invitato a velocizzare il varo di leggi ad hoc, perché «dobbiamo utilizzare strumenti legali per condurre una battaglia internazionale».

In un articolo pubblicato il 15 febbraio su Qiushi (la rivista di teoria politica del Partito comunista) il presidente cinese ha sostenuto che «il mondo è entrato in un turbolento periodo di cambiamenti e la competizione internazionale si svolge sempre più sotto forma di concorrenza tra istituzioni, regole e leggi».

  • Perché è importante

Nell’articolo si invita ad accelerare la formazione di giuristi specializzati in questioni internazionali, e a includere la cooperazione legale nelle relazioni bilaterali (soprattutto tra Pechino e i paesi che hanno aderito alla nuova via della Seta), in modo da «allargare la catena di sicurezza» per proteggere gli interessi della Cina all’estero.

Nel dicembre dello scorso anno, gli Usa hanno varato lo Uygur Forced Labour Prevention Act, che vieta le importazioni dal Xinjiang. Altre accuse a Pechino sono appena arrivate dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) che in questo rapporto esprime «profonda preoccupazione» per le politiche del lavoro nel Xinjiang, definite «discriminatorie», in particolare per quelle norme che «impongono a imprese e sindacati compiti di de-radicalizzazione» (cioè di indottrinamento politico) dei lavoratori.

  • Il contesto

Dopo aver subìto sanzioni da Usa, Ue e Regno unito per la repressione nella regione del Xinjiang e del movimento di Hong Kong, il 10 giugno scorso l’Assemblea nazionale del popolo ha varato la prima legge contro le sanzioni, che abbiamo analizzato in questo articolo.

Il 26 dicembre scorso il partito comunista ha sostituito il suo numero uno nel Xinjiang, Chen Quanguo (sanzionato dagli Usa perché ritenuto l’esecutore della politica dei campi di rieducazione politica dove secondo le Nazioni Unite sono stati rinchiusi 1 milione di musulmani) con Ma Xingrui, ex governatore del Guangdong, considerato un uomo di dialogo.

Alle pressioni internazionali Pechino ha reagito inoltre ordinando un aumento degli investimenti nella regione nord-occidentale. Se finora il partito è stato costretto sulla difensiva, ora l’ordine di Xi è quello di resistere agli attacchi in maniera proattiva.

Quinta ondata di Covid devastante, probabile rinvio elezioni

Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved

La quinta ondata dell’epidemia di SARS-CoV-2 si sta rivelando per Hong Kong quella più pesante, con le strutture sanitarie sovraffollate e vicine al collasso (come testimonia questo servizio fotografico di Hong Kong Free Press). I positivi nella giornata di ieri, 16 febbraio, sono stati 4.285, e 6.116 oggi. L’ex colonia britannica ha registrato 37.071 positivi e 259 morti (24 dei quali negli ultimi giorni) dall’inizio della pandemia. Cifre contenute rispetto all’Europa, ma preoccupanti considerando che molte delle strutture sanitarie locali si sono riempite oltre il 100 per cento della capienza, che sono oltre 200 i sanitari contagiati questo mese, e che la densità di popolazione della metropoli asiatica è tra le più alte al mondo.

  • Perché è importante

Secondo le autorità sanitarie, l’infezione sta viaggiando a una velocità 20 volte superiore rispetto ai primi giorni di febbraio e accelererà ulteriormente. Hong Kong ha adottato la stessa strategia “contagi zero” della Cina continentale, ma qualcosa non ha funzionato, dal momento che si è scatenata la corsa agli ospedali. La stessa leader del governo locale, Carrie Lam, ha ammesso che le autorità non riescono più a effettuare tamponi e a imporre quarantene al ritmo di diffusione del virus. Mentre c’è chi – come racconta questo articolo – fa ricorso in tribunale contro il Green pass.

  • Il contesto

La Regione amministrativa speciale di Hong Kong (Hksar) confina con la locomotiva industriale cinese del Guangdong. Secondo gli articoli pubblicati in prima pagina dai quotidiani filo-Pechino Wen Wei Po e Ta Kung Pao, il presidente cinese, Xi Jinping, ha incaricato il vicepremier Han Zheng di trasmettere a Lam la sua «preoccupazione per la situazione pandemica» e la salute degli hongkonghesi.

A questo punto non si fa sempre più remota l’ipotesi che Lam possa presentarsi per un secondo mandato alle elezioni per il “chief executive” (il capo del governo locale) previste per il 27 marzo prossimo. Ma è probabile che le stesse votazioni vengano rinviate, proprio come è avvenuto due anni fa per quelle per il Consiglio legislativo. Tam Yiu-chung – l’unico rappresentante di Hong Kong all’Assemblea nazionale del popolo – ha infatti dichiarato: «Il presidente ha chiarito che combattere la pandemia è la priorità assoluta per Hong Kong. Altre questioni dovrebbero essere messe da parte al momento per non distrarre l’attenzione dal controllo della pandemia».

YUAN, di Lorenzo Riccardi

Commercio Italia-Cina provincia per provincia

Il volume degli scambi bilaterali tra Italia e Cina nel 2021 ha raggiunto i 74 miliardi di dollari, con un incremento di oltre il 34 per cento rispetto all’anno precedente. L’Italia ha importato beni per 44 miliardi e la Cina ha acquistato merci italiane per 30 miliardi di dollari. Le dogane cinesi hanno da poco confermato i valori aggregati e il dettaglio per ogni singola provincia nel commercio internazionale tra i quali è interessante valutare il flusso di beni con il nostro paese.

L’Italia ha esportato in particolare alcune categorie merceologiche verso la Cina, tra cui macchinari e apparecchiature meccaniche (5,9 miliardi di dollari), articoli di pelletteria (3 miliardi di dollari) prodotti farmaceutici (2,5 miliardi di dollari), apparecchiature elettroniche (1,8 miliardi di dollari), e abbigliamento (1,7 miliardi di dollari).

Il volume totale di trade registrato nel 2021 con l’Italia corrisponde all’1,2 per cento del commercio tra la Cina e il resto del mondo (6.051 miliardi di dollari) con un flusso maggiore di scambi bilaterali che ha coinvolto le regioni costiere più avanzate: Guangdong, Zhejiang, Jiangsu, Shangdong. Le province con cui si è realizzato il minor flusso di scambi riguarda invece le regioni a minor popolazione e con logistica più complessa, quali Qinghai e Tibet situate sul Plateau e il Ninxhia, piccola provincia occidentale.

Tra la 31 divisioni amministrative della Cina continentale, il Guangdong è la provincia dalla quale è partita la maggior quantità di export verso l’Italia (10,4 miliardi di dollari), mentre la municipalità di Shanghai è l’area che ha attirato il maggior flusso di import dal nostro paese (13,7 miliardi di dollari). In relazione alla variazione dei flussi commerciali 2021 rispetto all’anno 2020, la regione di Tianjin ha registrato il maggior incremento nelle importazioni italiane (+63 per cento) e la provincia nord-orientale dell’Heilongjiang, che confina con la Russia, ha avuto il maggior aumento delle esportazioni verso il nostro paese (+135 per cento).

Da Shenzhen un software per spiare i dipendenti in cerca di un altro lavoro

«Il mio capo mi ha detto che sa esattamente cosa faccio durante l’orario di ufficio», ha rivelato un utente della piattaforma maimai.cn, una app cinese per la ricerca di lavoro, allegando uno screenshot che mostra il “sistema di analisi delle dimissioni”, sviluppato dalla compagnia hi-tech di Shenzhen Sangfor Technologies. L’utente ha denunciato di essere stato licenziato proprio perché l’azienda presso la quale lavorava era venuta a sapere che aveva fatto application per altri impieghi.

  • Perché è importante

Secondo le informazioni ricavabili dal brevetto registrato da Sangfor Technologies, il software spia è in grado di monitorare le attività online di un dipendente in ufficio per verificare se il lavoratore ha navigato in siti web di ricerca di lavoro, se ha inviato application e, elaborando le suddette attività, di classificare i dipendenti in base al livello di rischio percepito di dimissioni.

Sangfor – un’azienda globale quotata a Shenzhen e presente anche in Italia – non ha risposto alla richiesta di chiarimenti da parte di South China Morning Post, che ha rivelato la notizia del licenziamento del lavoratore spiato. Sangfor ha oltre 100mila clienti nel mondo e non è chiaro quanti abbiano adottato il suo “sistema di analisi delle dimissioni”.

  • Il contesto

Tra i clienti di Sangfor ci sono anche pezzi dell’immenso apparato burocratico cinese. La denuncia del lavoratore licenziato ha suscitato un acceso dibattito su Weibo (il Twitter cinese). @CaptainAmericaXiaowan ha commentato: «Ricordatevi di guardare i siti web di reclutamento di lavoro soltanto quando siete a casa».

I netizen cinesi si sono schierati compatti contro l’azienda, il cui operato hanno giudicato illegale. Infatti nel novembre scorso è entrata in vigore la legge cinese sulla protezione delle informazioni personali (Pipl): l’equivalente cinese del Gdpr dell’Unione europea è una delle normative più severe al mondo sulla sicurezza dei dati e pone restrizioni legali su come i dati personali possono essere raccolti, utilizzati e gestiti.

Consigli di lettura della settimana:

Per questa settimana è tutto. Per osservazioni, critiche e suggerimenti potete scrivermi a: exdir@cscc.it

Weilai vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani, e vi dà appuntamento a giovedì prossimo.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

© Riproduzione riservata