«L’idea mi è venuta a novembre del 2023, qualche settimana dopo l’ultimo attacco israeliano su Gaza. Ho guardato le marche dei prodotti che consumiamo ogni giorno (di bevande, cibi o vestiti) e ho visto quanto queste marche siano connesse, direttamente o indirettamente, ai sistemi di oppressione. Non sono mai stato un grande bevitore di soda ma ho realizzato che la Cola è ovunque. È un simbolo di divertimento, della vita di tutti giorni, degli incontri sociali. E se lo prendessimo e lo trasformassimo in un strumento di giustizia?» ha detto a Domani Osama Qashoo, fondatore della Gaza Cola. «Gaza Cola è nata come un piccolo simbolo, un prodotto semplice alla portata di tutti ma che porta un messaggio potente. Decentralizza l’azione, permette a chiunque, con qualsiasi budget, di dire: sono parte della ricostruzione di un ospedale a Gaza. Anche se bevi una sola lattina, tu stai partecipando a un movimento di giustizia più ampio» ha spiegato Osama Qashoo.

Gaza Cola è una bevanda in lattina che imita per forma, colore e nome la più celebre Coca Cola. Prendere come riferimento una bevanda simbolo della globalizzazione e del consumismo e creare un prodotto speculare ma intriso di significati diametralmente opposti è stato, come racconta Qashoo, uno degli aspetti più difficili del progetto Gaza Cola. 

«Qualsiasi cosa abbia riguardato questo progetto è stata una lotta. Io non avevo alcuna competenza pregressa nell’industria delle bibite e ci siamo interfacciati con una enorme pressione volta a diluire il messaggio: cambiate il nome, togliete la bandiera della Palestina, rendete i colori più tenui. Abbiamo rifiutato. Oggi produciamo la bibita in Europa secondo standard rigorosi. Distribuiamo le lattine grazie a movimenti dal basso, rivenditori indipendenti, ristoranti. Tutto questo non riguarda il profitto, riguarda la possibilità di dimostrare che noi possiamo esistere, resistere e ricostruire utilizzando un modello di business etico, trasparente e orientato alla comunità».

Gaza Cola nasce ufficialmente nel 2024 Regno Unito dove Osama Qashoo vive dal 2003, anno in cui ha trovato rifugio nel paese. «Sono nato a Nablus, in Cisgiordania, una città occupata della Palestina. Fin dall’infanzia ho vissuto a stretto contatto con la realtà dell’occupazione, i checkpoint, i raid militari e la lotta quotidiana per la dignità. Come molti palestinesi, la resistenza ha formato ogni aspetto della mia vita. Durante la seconda Intifada ero uno studente, ho iniziato a documentare la nostra lotta. Da quando vivo a Londra, ho continuato la missione fondando la Palestine House, un centro culturale che tiene insieme cibo, arte, musica e voci per la liberazione. È da lì che ha preso vita la bevanda». Così racconta il fondatore della Gaza Cola, una lattina «100 per cento apartheid free» che in Italia è arrivata per la prima volta a febbraio del 2025 grazie all’impegno sul territorio della ong Acs e della Campagna di solidarietà Sos Gaza che va avanti da due anni con la collaborazione di Gaza Free Style Festival. Oggi, la distribuzione della Gaza Cola è coordinata dalla Cola Crew che «sta costruendo un un sistema solido e efficiente per garantire una distribuzione professionale, fondata sui valori della solidarietà della consapevolezza. Acquistare la Gaza Cola attraverso la rete della Cola Crew permette di contribuire non solo alla ricostruzione dell’ospedale di Al Karama (obiettivo principe della vendita delle lattine, come si legge sul sito ufficiale) ma anche a finanziare progetti dal basso italiani attivi in Palestina. Insomma, una solidarietà al quadrato», come spiega uno degli attivisti della ong Acs.

«È proprio grazie alla solidarietà se Gaza Cola è arrivata anche in Italia. Il popolo italiano ha una lunga e profonda storia nel supportare la giustizia in Palestina. Tutto è iniziato così, sostituendo prodotti legati all’occupazione con la Gaza Cola. Questo è il potere delle persone in azione» ha commentato Osama Qashoo. Della bibita si è iniziato a parlare molto da fine giugno quando Coop Alleanza 3.0 con un comunicato ha fatto sapere di aver siglato un accordo con la filiera di vendita della Gaza Cola in Italia. È la prima volta che 350 negozi della grande distribuzione presenti in otto regioni decidono di rimuovere dagli scaffali sia alcune referenze di arachidi e di salsa Tahina prodotte in Israele sia gli articoli a marchio Sodastream. Contemporaneamente, Coop Alleanza 3.0 ha reso disponibile su EasyCoop, il servizio di spesa online, un prodotto 100 per cento palestinese, la Gaza Cola.

«Ci tengo ad aggiungere un’ultima cosa. Per me il concetto di “decentralizzare l’azione” è fondamentale. Noi dobbiamo rendere la resistenza accessibile, anche in maniera gioiosa, e intrecciarla nella vita quotidiana. La resistenza non può essere soltanto pesante e sofferente, dobbiamo renderla parte del modo con cui compriamo e mangiamo, come costruiamo business, come gestiamo i mutui, le banche, la produzione di plastica, il petrolio, l’edilizia. Dobbiamo essere presenti, come società morale, in ogni livello dell’economia globale. Credo che Gaza Cola sia un piccolo esempio di come la resistenza simbolica e l’azione pratica possano unirsi. In Palestina diciamo: la pietra più piccola, nel posto giusto, può essere più grande di una montagna. Questa è la Gaza Cola, un piccolo prodotto divertente con un enorme e amplificato impatto», ha concluso.

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