Dopo le prime interviste rilasciate alla stampa le mogli dei soldati del battaglione ultra nazionalista Azov hanno incontrato papa Bergoglio in Vaticano al termine dell’udienza generale di mercoledì 11 maggio.

È stato un incontro che è durato pochi minuti, «molto emozionante» dicono dall’ambasciata ucraina presso la Santa sede, in cui il pontefice argentino ha ascoltato la delegazione delle mogli in visita e ha detto che pregherà per loro e i rispettivi mariti che si trovano da oltre due mesi nell’Azovstal, l’acciaieria di Mariupol sotto attacco da parte dell’esercito russo.

«Il papa si è anche alzato dalla sedia, cosa che non ha fatto con le altre persone presenti all’audizione generale di questa mattina», dicono dall’ambasciata.
L’incontro tra Kateryna Prokopenko, moglie del comandante Azov Denis Prokopenko, e Yulya Fedosiuk, moglie di Arseniy Fedosiuk è avvenuto durante il «baciamano» del papa e alla presenza dell’ambasciatore ucraino in Vaticano Andreii Yurash.

Le mogli, visibilmente commosse, hanno descritto la situazione dei loro mariti al pontefice, il quale ha detto che farà il possibile per risolvere la loro situazione: «Speriamo che tutti possano sopravvivere, noi faremo ogni cosa possibile per salvare le loro vite».

I legami con l’ambasciata

«Loro hanno scritto una lettera al Santo padre nei giorni scorsi», dicono dall’ambasciata ucraina. Ma «abbiamo dato noi i biglietti di invito per partecipare all’udienza». Così come grazie all’aiuto della sede diplomatica le donne sono entrate in contatto con giornali e programmi televisivi italiani. 

A tessere i legami tra l’ambasciata ucraina della Santa sede e la delegazioni delle mogli Azov è Yulya Fedosiuk che a Kiev, prima della guerra, lavorava come assistente del parlamentare Sviatoslav Yurash, deputato di Servant of the people, il partito che fa capo al presidente Volodymyr Zelensky. Sviatoslav Yurash, classe 1996, oltre a essere il parlamentare più giovane del paese è anche figlio di Andreii Yurash, l’attuale ambasciatore ucraino in Vaticano.

Le richieste

Nelle scorse settimane le mogli del battaglione Azov hanno presentato delle richieste chiare. I loro mariti e compagni vogliono firmare un accordo che garantisca loro un’evacuazione sicura dall’acciaieria verso un paese terzo che faccia da garante. In cambio si prendono l’impegno di non combattere più nell’attuale guerra.

Le loro richieste formalizzate ai politici italiani attraverso la stampa nazionale sono però a titolo personale, nonostante il battaglione Azov, accusato di avere tra i suoi ranghi combattenti ispirati dall’ideologia neonazista che hanno commesso diverse violazioni dei diritti umani, sia parte integrante dell’esercito di Kiev dal 2014, anno in cui in Ucraina è scoppiata la guerra civile.

Fin dall’inizio del conflitto con le milizie filorusse, i soldati Azov hanno combattuto a Mariupol, riprendendo il controllo della città che per qualche mese era finita nelle mani dei separatisti di Donetsk.

In questi giorni le autorità ucraine hanno confermato che sono stati evacuati tutti i civili che si trovavano nell’acciaieria, si parla di oltre trecento persone che erano rimaste a corto di viveri e vivevano in una situazione estremamente traumatizzante sotto il fuoco dell’esercito russo. Dentro l’impianto industriale, costruito appositamente per avere una buona difesa dagli attacchi aerei durante la Guerra fredda, sono rimasti circa mille soldati ucraini, divisi tra membri del battaglione Azov e i marines. Di questi, circa cinquecento sono feriti e sono assistiti dai medici. Per loro il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto che sta cercando di trovare una soluzione attraverso la mediazione di leader politici di alto livello.

Krill

Resta da capire come il patriarca di Mosca, Kirill, prenderà l’incontro tra papa Bergoglio e le mogli del battaglione Azov, spesso indicato da Putin come uno dei motivi per invadere l’Ucraina nel momento in cui aveva annunciato di voler «denazificare» il paese.

Nelle ultime settimane più volte Kirill aveva attaccato la Chiesa vaticana e papa Bergoglio per le posizioni espresse in favore della pace.

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