Una partita in difesa e in salita. Il 2023 si presenta, globalmente, come un anno piuttosto difficile. L’ottimismo per l’anno che verrà divide in due il mondo. Il clima di maggiori aspettative e effervescenza lo vive il Brasile. Per l’85 per cento dei brasiliani il 2023 sarà migliore del 2022. Allo stesso livello si colloca il Messico, seguito a ruota dalla Cina (83 per cento, ma con un calo rispetto all’anno scorso di 11 punti). Seguono Emirati Arabi e Arabia Saudita (82), India e Perù (81), nonché l’Indonesia (80).

Il quadro italiano è nella parte bassa della classifica, con il suo 54 per cento. Un dato che si inserisce all’interno della dinamica più generale europea: Spagna 55 per cento di ottimisti, seguita da Germania (52), Gran Bretagna (53), Francia e Belgio (44). Tra i grandi paesi occidentali solo Usa (64), Canada (61) e Australia (67), mostrano maggiori segnali di ottimismo.

Il quadro è tratteggiato dall’indagine di Ipsos Global Adivisor di novembre 2022 su un campione di 24.471 soggetti in 36 nazioni. A frenare le dinamiche di crescita e a far giocare in difesa europei e italiani sono almeno tre fardelli.

Tre fardelli

In primo luogo pesa la dicotomia tra aumento dei prezzi e stagnazione dei salari. Un vero macigno per l’86 per cento delle famiglie inglesi, l’85 per cento di quelle spagnole e francesi, l’83 per cento delle famiglie tedesche e l’82 di quelle italiane.

Il secondo carico che avvertono i cittadini è quello relativo alla crescita dei tassi di interesse. Un problema sentito innanzitutto da inglesi (84 per cento), spagnoli (81), francesi (78), americani (76), nonché dagli italiani (74 per cento). Terza zavorra, particolarmente sentita da italiani (73 per cento) e spagnoli (75), è il tema della disoccupazione e del rischio di perdere il lavoro. Una paura condivisa da tedeschi (70), inglesi (67), francesi (64) e americani (59).

A rendere a tinte fosche il cielo del 2023 ci sono anche altri fattori. In primo luogo cresce l’apprensione per i cambiamenti climatici. Il 69 per cento degli italiani ritiene che nel 2023 si verificheranno più eventi meteorologici estremi rispetto al 2022. Analoga convinzione per francesi (74 per cento), spagnoli (72 per cento), inglesi (70), americani (64) e tedeschi (62). Il 72 per cento di spagnoli, inoltre, immagina un 2023 ancora più caldo e secco del 2022. Lo stesso lo pensano il 60 per cento di italiani e francesi, il 57 per cento di inglesi e metà dei tedeschi.

Dinamiche ambientali e venti di guerra

Oltre alle dinamiche ambientali i venti di guerra continueranno a pesare sulle vision delle persone, offuscando gli orizzonti e pietrificando il senso di serenità verso il futuro. Il 42 per cento di italiani, americani e tedeschi, ad esempio, avverte il rischio dell’uso di armi nucleari. I rischi di attacchi hacker sono avvertiti dai tedeschi (51), dagli italiani (49), da francesi e americani (46).

Sulla guerra in Ucraina solo una minoranza di europei immagina una conclusione nel 2023. Si tratta del 38 per cento di italiani, un terzo di inglesi e tedeschi, nonché il 30 per cento di francesi. Gli unici aspetti che sembrano in crescita nel prossimo futuro sono la vita virtuale delle persone e l’intolleranza. Per il 57 per cento degli italiani crescerà il numero delle persone che vivranno la loro vita in mondi virtuali.

Una percezione condivisa da spagnoli (53), tedeschi (49), americani (46), francesi (44) e inglesi (40). In fatto di tolleranza nessun paese brilla. La maggiore disponibilità e apertura verso gli altri riguarda solo il 17 per cento in Francia, 21 in Gran Bretagna, il 23 in Italia, il 25 in Spagna, il 27 negli Usa e il 31 in Germania. Il quadro per il 2023 è segnato ancora da chiusure e ripiegamenti, dalla maggioranza delle famiglie che giocano in difesa, pressate dal fardello del costo della vita, a fronte di stipendi che rimangono al palo.

Il rischio che porta con sé il 2023 è quello di un processo di lenta e progressiva depauperizzazione di larghe fasce di persone, costrette a ridimensionare le proprie aspettative di benessere e di qualità esistenziale. Anche se l’inflazione non correrà agli stessi livelli del 2022, ormai lo scatto dei prezzi c’è stato e non si tornerà ai livelli di prima. La sfida per i paesi europei è comune e si staglia sulla necessità di intervenire almeno su tre grandi emergenze: reddito delle famiglie, cambiamenti climatici e tensioni guerrafondaie. Come usciremo dal 2023 dipenderà dalla volontà e dalla determinazione degli interventi su questi temi. E non ci sono scorciatoie per nessuno, neanche per quanti pensano di poter continuare a mettere in secondo piano l’ambiente e a derubricare qualunque ipotesi di aumento salariale.

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