Mentre continuavano violenti combattimenti nel sud di Gaza nella roccaforte di Khan Younis, c’è stato un colloquio telefonico di un’ora tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin nel corso del quale i due hanno discusso del difficile momento delle loro relazioni causate dal conflitto con Hamas.

Putin ha detto che la lotta al terrorismo non deve essere a scapito dei civili mentre il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato che Mosca continuerà a premere per una pausa umanitaria nella striscia. Netanyahu ha espresso la sua «insoddisfazione» al presidente russo dopo il voto della Russia al Consiglio di sicurezza a favore del cessate il fuoco a Gaza.

La risoluzione non è stata adottata a causa del veto americano. Gli Usa hanno anche annunciato la fornitura di munizioni per i carri armati, segno che l’amministrazione Biden è a favore della continuazione dell’attacco militare nella Striscia mentre il ministero della Sanità di Hamas ha riferito che 17.900 persone sono morte nei bombardamenti israeliani, soprattutto donne e giovani sotto i 18 anni, dall’inizio del conflitto.

La tv Canale13, citando fonti diplomatiche anonime, ha riferito di una telefonata nel fine settimana tra il presidente americano Joe Biden e il primo ministro Benyamin Netanyahu nella quale quest’ultimo avrebbe detto che le operazioni a Khan Younis, nel sud della Striscia, potranno proseguire «per 3-4 settimane».

Il monito di Guterres

Intanto il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, parlando al Forum di Doha, in Qatar ha affermato che «stiamo correndo un serio rischio di collasso del sistema umanitario» a Gaza, dove «la situazione si sta rapidamente trasformando in una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro complesso e per la pace e la sicurezza nella regione». Guterres ha inoltre deplorato la «paralisi» delle Nazioni Unite di fronte alla guerra tra Israele e Hamas e detto che non si arrenderà nella ricerca del cessate il fuoco.

Anche il Qatar non demorde: gli sforzi di mediazione per assicurare un nuovo cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio di altri ostaggi detenuti da Hamas proseguono nonostante i continui bombardamenti israeliani che stanno «restringendo la finestra» per un risultato positivo, ha dichiarato il primo ministro del Qatar. «Non ci arrenderemo», ha detto lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani al Doha Forum.

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L’allarme dell’Oms

La guerra tra Israele e Hamas sta avendo un impatto «catastrofico» sulla salute a Gaza, ha detto capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), sottolineando che i medici si trovano di fronte a un lavoro «impossibile» in condizioni inimmaginabili.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, intervenuto in una sessione del consiglio esecutivo dell’Oms, ha affermato che il sistema sanitario del territorio palestinese è al collasso. «L’impatto del conflitto sulla salute è catastrofico» e gli operatori sanitari «stanno facendo del loro meglio in condizioni inimmaginabili», ha affermato durante l’incontro a Ginevra.

«Il sistema sanitario di Gaza è in ginocchio e al collasso», ha aggiunto, con solo 14 ospedali su 36 che operano a capacità ridotta e solo due di queste strutture si trovano nel nord del territorio. Sono ancora disponibili solo 1.400 dei 3.500 letti ospedalieri, ha affermato Tedros.

Il nodo Hezbollah

Israele avverte che “non può più accettare” Hezbollah al suo confine dopo l’invio di droni di Hezbollah contro alcuni militari di Tel Aviv. «L’esercito israeliano è pronto per un conflitto su più fronti», ha detto Avigdor Lieberman, ex ministro degli Esteri e della Difesa israeliano e fondatore del partito Israel Beytenu, in un’intervista alla radio 103Fm.

«Dobbiamo completare la guerra a Gaza e prepararci per un’altra al nord, è inevitabile», ha affermato nelle dichiarazioni rilanciate dal Jerusalem Post con un evidente riferimento al confine con il Libano e agli Hezbollah libanesi.
Il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi ha dichiarato domenica che Israele non può accettare una situazione in cui i residenti del nord di Israele, evacuati nelle prime settimane di guerra, avevano paura di tornare alle loro case perché temevano che Hezbollah potrebbe lanciare un attacco transfrontaliero come ha fatto Hamas nel sud. L’ipotesi è quella dell’estensione del conflitto, esattamente quello che Washington teme di più.

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