Il rischio di una guerra nucleare è ancora lontano, ma con l’esercitazione militare di ieri la Russia ha alzato ancora di più il livello di tensione. Non era mai accaduto che un paese attivo in primo piano in un conflitto conducesse un’esercitazione delle sue forze nucleari.

All’operazione era presente anche il presidente Vladimir Putin in persona come riportato dal Cremlino. Le esercitazioni hanno previsto il lancio di prova di un missile balistico intercontinentale terrestre Yars – dal sito di lancio settentrionale di Plesetsk – e il lancio di un missile intercontinentale Sineva da parte di un sottomarino nucleare russo nel Mare di Barents. A questi si aggiungono i lanci di missili da crociera contro bersagli di prova per mano dei bombardieri strategici Tu-95. Un’esercitazione che ha raggiunto gli obiettivi previsti secondo quanto comunicato dal ministero della Difesa.

A calmare i toni su un’eventuale guerra nucleare ci ha pensato la Casa Bianca. «Non abbiamo evidenze che si stiano preparando a questo ma continuiamo a monitorare», rassicura il portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. L’amministrazione Biden – che ieri ha ricevuto i vertici del Pentagono – è stata avvertita preventivamente dell’esercitazione, come accade di consueto in questi casi. Ma da Washington chiedono al Cremlino di non continuare ad allarme gli altri stati diffondendo la notizia secondo cui gli ucraini starebbero pensando di lanciare una “bomba sporca” contro la Russia.

La “bomba sporca” è un ordigno costituito da materiale radioattivo combinato con esplosivi convenzionali e viene utilizzata sia per creare panico sia per disperdere materiale radioattivo su una vasta area. P er il Pentagono le accuse di Mosca sono palesemente false e c’è il rischio che in realtà possano essere utilizzate come pretesto per poter attaccare l’Ucraina con la stessa arma.

Il ministro della Difesa Serghej Shoigu ha espresso le sue preoccupazioni, false o vere che siano, ai suoi omologhi di Cina e India. L’esercitazione nucleare del Cremlino si legge anche come risposta a quelle organizzate dalla Nato iniziate settimana scorsa e che si concluderanno a fine mese. Erano già state programmate prima dell’inizio della guerra lo scorso anno e vi partecipano 14 paesi membri dell’Alleanza. Secondo la Nato l’obiettivo è testare le «capacità di deterrenza nucleare coinvolgendo decine di aerei sopra l’Europa nord-occidentale».

La guerra

Intanto in Ucraina almeno undici civili sono morti mentre altri quattordici sono rimasti feriti in una serie di attacchi russi che hanno coinvolto le regioni di Zaporizhzhia, Donetsk, Kharkiv e Kherson. Quaranta villaggi e cittadine sono state colpite con più di trenta attacchi aerei e mezzi di artiglieria pesante. Oltre agli edifici residenziali l’esercito russo continua ad attaccare gli impianti energetici per colpire la popolazione civile in vista del freddo inverno ucraino che raggiunge anche picchi di -20 gradi.

Mentre la task force organizzata per il ripristino delle centrali bombardate è a lavoro, la vicepremier Iryna Vereshchuk ha chiesto ai profughi fuggiti dal paese di non rientrare. «Vi chiederò di non tornare, dobbiamo sopravvivere all'inverno vedete cosa sta facendo la Russia. Tornare ora vuol dire esporsi. Se c’è l’opportunità rimanete per l’inverno all’estero».

Man mano che i militari ucraini ava nzano sul terreno verso la città di Kherson e nell’area di Bakhmut vengono alla luce le atrocità della guerra. A Kharkiv sono stati riesumati oltre mille cadaveri per raccogliere prove di crimini internazionali commessi dai russi, come già accaduto a Bucha. Tuttavia, nella regione di Kherson l’esercito ucraino sta riscontrando più difficoltà del previsto.

Per il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov questo è dovuto al fatto che nel sud del paese, una regione prevalentemente agricola, i russi hanno usato i canali di irrigazione per costruire trincee e saldare le loro posizioni. «La seconda ragione sono le condizioni meteorologiche. Questa è la stagione delle piogge, ed è molto difficile usare veicoli da combattimento con ruote», ha detto il ministro.

Tuttavia, secondo Kiev, soltanto nelle ultime 48 ore sono stati uccisi in battaglia circa 480 soldati russi, alzando a 68.900 i militari di Mosca morti dall’inizio della guerra. Ma sono numeri non verificati o confermati da organismi indipendenti. Il Cremlino non pubblica i dati, fa parte della propaganda nazionale per proteggere il consenso intorno a una guerra che sta isolando sempre più la Russia a livello internazionale. Rinforzare la propaganda è l’obiettivo primario di Putin che – secondo quanto riporta Meduza – all’università ha introdotto corsi obbligatori d’ideologia di stato per proteggere l’oligarchia dalle sommosse popolari.

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