A un mese e una settimana di distanza dalla retata della polizia belga che ha arrestato la vice presidente del parlamento europeo, Eva Kaili, l’assistente parlamentare Francesco Giorgi e l’ex eurodeputato Antonio Panzeri (prima Partito democratico, poi Articolo 1), nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti del Qatar, emergono nuovi dettagli dalle carte degli interrogatori.

I documenti sono stati inviati al parlamento europeo dove da giorni una commissione sta valutando se revocare l’immunità agli eurodeputati Andrea Cozzolino e Marc Tarabella entrambi appartenenti al gruppo dei Socialisti e democratici.

La collaborazione

Panzeri e Giorgi (assistente di Andrea Cozzolino e compagno di Kaili) stanno collaborando con la giustizia per ottenere uno sconto di pena. Per la procura di Bruxelles le loro confessioni sono una «importante evoluzione» nell’inchiesta condotta dal giudice istruttore Michel Claise. Panzeri, che si trova agli arresti con l’accusa di riciclaggio di denaro e di corruzione pubblica, è considerato il capo dell’organizzazione che all’interno del parlamento europeo perseguiva gli interessi di Marocco e Qatar.

Secondo quanto riportano i media belgi, Panzeri ha firmato un memorandum nel quadro delle norme sui pentimenti e si è impegnato a informare gli inquirenti sul modus operandi dell’organizzazione, sugli accordi finanziari con stati terzi e sull’identità delle persone che ammette di aver corrotto.

In Belgio è la seconda volta che viene applicata la legge sui collaboratori di giustizia. Una norma che prevede pene ridotte per chi decide di pentirsi e aiutare alle indagini. In cambio di spiegazioni sul funzionamento del sistema corruttivo messo in piedi a Bruxelles Panzeri ha accettato una pena ridotta (si parla di un anno), una multa e la confisca di tutti i benefici patrimoniali acquisiti, attualmente valutati in un milione di euro.

I soldi in contanti di Tarabella

Nel corso di un interrogatorio del 10 dicembre del 2022, Panzeri ha raccontato ai procuratori di Bruxelles in che cosa consisteva quella che definiva «iniziativa».

«L’iniziativa portata avanti in parlamento era un’iniziativa di “lobbying” e ovviamente cercavamo dei parlamentari che fossero disponibili ad appoggiare certe posizioni in favore del Qatar. In questo quadro, alcuni parlamentari hanno appoggiato tali posizioni, ma per semplice convinzione, e Giorgi e io, qualche volta io da solo, qualche volta Giorgi, li abbiamo invitati a una riflessione su queste posizioni», spiega Panzeri.

«In generale, c’è uno scambio di punti di vista con i parlamentari ed è in tal modo che li invitiamo a riflettere su alcune posizioni. Poi li consigliamo, diciamo loro che “sarebbe utile...” ma non tutti sono d’accordo», aggiunge.

Non sempre, quindi, Panzeri è stato capace di convincere funzionari ed eurodeputati nel perseguire i suoi interessi, ma c’è anche chi ha ceduto alle lusinghe e al denaro. «In un caso, vale a dire quello di Marc Tarabella, è stato ricompensato più volte per un importo totale, a memoria, tra i 120 e i 140mila euro», spiega. Denaro che veniva consegnato rigorosamente in contanti come quelli ritrovati nella sua abitazione e in quella di Eva Kaili.

«Gli ho dato più volte denaro in contanti e talvolta ero accompagnato da Francesco Giorgi. Consegnavo il denaro a Tarabella in luoghi diversi. Il denaro si trovava in sacchi di carta. È cominciato due anni fa. Il contatto in generale veniva creato da me e qualche volta da Giorgi. Ogni volta la somma era di circa 20mila euro. Ogni volta consegnavamo il denaro a distanza di due o tre mesi e l’ultima consegna è stata effettuata sei mesi fa».

L’ultima consegna sarebbe stata la scorsa estate, a pochi mesi di distanza dal 3 novembre del 2022 quando Tarabella ha difeso le autorità qatariote durante un dibattito organizzato dalla Casa del Secolarismo a Flémalle. All’evento, secondo gli inquirenti belgi, il deputato avrebbe fatto valere i risultati delle inchieste del sindacato internazionale Ituc, di Andrea Visentini, che riportano un miglioramento delle condizioni dei lavoratori nel piccolo e ricco paese del Golfo Persico.

Le dichiarazioni di Giorgi

«Si trattava di un approccio geopolitico sviluppato completamente da Panzeri. La cooperazione è cominciata a inizio 2019. Abbiamo definito gli importi, che non ricordo esattamente, per i nostri rispettivi interventi. Erano in contanti», dice Giorgi durante un interrogatorio che si è tenuto sempre lo scorso 10 dicembre. «Il Marocco, era un paese molto importante per Panzeri», aggiunge Giorgi. L’ex eurodeputato ha ricevuto anche la Legione d’onore, una tra le onorificenze più importanti del regno marocchino.

Se per quanto riguarda il Qatar a gestire i rapporti con Panzeri sarebbe stato il ministro del Lavoro in persona, nonostante da Doha neghino ogni coinvolgimento sul caso, per il Marocco a mediare era Abderrahim Atmoun, ambasciatore in servizio in Polonia e a conoscenza dell’italiano. «Le discussioni vertevano sul controllo dei dibattiti in parlamento, in particolare gli attacchi dell’Algeria e le questioni geopolitiche tese». Gli incontri con l’ambasciatore si svolgevano sia a Bruxelles dagli italiani sia a Parigi nella sua abitazione. «Quando andavamo a prendere il denaro dicevamo che andavamo a prendere delle cravatte o degli abiti», ha raccontato Giorgi agli investigatori.

Anche Panzeri conferma la versione di Giorgi. Davanti al giudice istruttore l’ex eurodeputato ha detto: «L’accordo prevedeva che avremmo lavorato per evitare risoluzioni contro il paese e, in cambio, avremmo ricevuto 50mila euro, questo accordo è avvenuto in Marocco e in un certo modo è continuato, ed è continuato attraverso l’ambasciatore attuale che è a Varsavia, Atmun Abderrahim».

Pur non citando mai il nome dell’eurodeputato Andrea Cozzolino, Panzeri ha suggerito agli inquirenti di approfondire le sue relazioni con i vertici marocchini. Cozzolino, che nel frattempo è stato sospeso dal Partito democratico, ha sempre negato ogni accusa e ha detto di voler collaborare alle indagini per chiarire le sue posizioni.

I prossimi passi

Attualmente la commissione Juri del parlamento europeo sta valutando – su mandato della presidente Roberta Metsola –  la possibilità di revocare l’immunità parlamentare a Tarabella e Cozzolino per permettere agli inquirenti di svolgere gli interrogatori e approfondire le indagini. Il parere dovrebbe arrivare entro il 13 febbraio, come richiesto da Metsola in persona che al caso ha dato al massima priorità.

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