Dopo le dure critiche di questa settimana, iniziano i referendum organizzati dai separatisti russi nei territori ucraini con l’obiettivo di chiedere l’annessione alla Federazione russa. Le votazioni iniziano il 23 settembre e dureranno per quattro giorni. Si vota nelle province di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, finite sotto il controllo dell’esercito russo negli ultimi sette mesi. Le quattro province rappresentano circa il 15 per cento del territorio ucraino. I referendum erano già stati annunciati per novembre, ma la controffensiva ucraina sul campo di battaglia ha avuto gli effetti sperati e ha costretto Mosca ad anticipare i tempi.

Presunte violazioni

Il capo dell’amministrazione di Lugansk, Sergey Haidai, ha affermato in un post su Telegram che le forze russe stavano costringendo i residenti a votare e vietando loro di lasciare l’area. «Secondo le informazioni disponibili, gli occupanti stanno creando gruppi armati per andare in giro per le case e costringere le persone a partecipare al cosiddetto “referendum”», ha affermato. In alcune aziende, ha detto, «coloro che non parteciperanno al voto saranno automaticamente licenziati dal lavoro», mentre in alcune città o villaggi «le autorità hanno vietato alla popolazione locale di lasciare la città tra il 23 e il 27 settembre».

I quesiti

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Secondo analisti e osservatori il risultato è scontato a favore della Russia. Le autorità ucraine hanno detto che le milizie separatiste hanno intenzione di costringere anche i minori di 18 anni a votare. Secondo le autorità filorusse locali, invece, il quesito referendario è posto in lingua russa e ucraina e potranno partecipare tramite seggi appositi anche gli abitanti dei territori occupati che prima e dopo l’inizio del conflitto hanno cercato rifugio in Crimea.

Secondo la Tass, l’agenzia di stampa statale russa, nelle regioni orientali di Donetsk e Lugansk – che secondo Putin erano “indipendenti” già da prima dell’invasione – i residenti dovranno rispondere se sono favorevoli all’ingresso della loro «repubblica in Russia». Le schede elettorali nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia chiedono: «Sei favorevole alla secessione dall'Ucraina, alla formazione di uno Stato indipendente da parte della regione e alla sua adesione alla Federazione russa come soggetto della Federazione russa?».

Mosca ha detto che ci sono 130 osservatori stranieri provenienti da diverse parti del mondo, tra cui Togo, Romani e anche Italia.

L’esito

L’affidabilità del voto non può essere verificata da osservatori internazionali indipendenti e anche per questo la comunità internazionale ha già detto a Putin che non riconoscerà il risultato finale del referendum. Il premier italiano Mario Draghi ha detto durante il suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu che i referendum indetti nei territori ucraini sono una netta violazione del diritto internazionale.

I media russi hanno detto che i risultati saranno divulgati al massimo cinque giorni dopo la chiusura delle urne. Dopo farà seguito a presentazione di domande formali di adesione alla Federazione, che Mosca intenderebbe accettarle in misura «legalmente irreversibile».

Cosa significa per la Russia

Nel suo discorso alla Nazione Vladimir Putin ha detto che il suo obiettivo resta la liberazione del Donbass dai nazisti, per questo appoggia i referendum dei separatisti. L’esito finale scontato, e quindi l’annessione unilaterale dei territori alla Federazione russa potrebbe essere usata da Putin come il pretesto per poter usare armi più efficaci per difendere quello che il Cremlino considera un suo territorio. 

Il rischio, è che possano essere lanciate delle armi nucleari tattiche come ha fatto intendere il presidente russo durante il suo ultimo discorso alla nazione con il quale ha annunciato l’ordine della mobilitazione parziale che manderà al fronte 300mila soldati ucraini.

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