Mondo

Il Roland Garros è la prosecuzione della guerra con altri mezzi

  • C’è la pretesa iperbolica che lo sport possa risolvere i dissidi tra due popoli in guerra, che una racchetta salverà in mondo. Gettando un peso insostenibile sulle spalle di ragazzi da cui si pretendere il coraggio che manca agli attori del conflitto.
  • Un gesto d’amicizia costerebbe loro l’accusa di intelligenza con il nemico, il bollino infamante di essere delle quinte colonne. E dovrebbero affrontare l’ostracismo in casa propria a causa della propaganda nazionalista
  • Nelle guerre, in tutte le guerre, non c’è spazio per la dialettica, ma solo per il dualismo noi-loro. Ed è troppo facile soddisfare il nostro bisogno di eroi stando comodamente seduti davanti alla  tv

C’è una pretesa iperbolica che ormai accompagna ogni competizione internazionale e segnatamente il tennis, lo sport che più di tutti ha accettato nei suoi tornei la presenza dei russi. La pretesa che su un campo si risolvano i dissidi tra due popoli in guerra. Una racchetta salverà il mondo, il peso di una grande responsabilità spostato sulle gracili seppur muscolose spalle di giovinette e giovinetti in calzoncini, neanche fossero il cardinale Matteo Zuppi (auguri per la sua missione di pace)

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