Dopo i commenti di Trump sull’imprenditori di giovedì nello Studio Ovale, Musk passa all’attacco evocando il coinvolgimento del presidente nel giro del predatore sessuale. Il tycoon replica: «Per risparmiare tagliamo tutti i contratti»
Sono bastati alcuni commenti di Donald Trump a margine dell’incontro con il cancelliere tedesco Friedrich Merz su quanto fosse «deluso» dai comportamenti di Elon Musk per accendere la miccia di una separazione – l’imprenditore ha lasciato il Doge, il ministero dei tagli alla burocrazia creato appositamente per lui, solo qualche giorno fa – che evidentemente non era stata pacifica come i due protagonisti hanno voluto mostrare al pubblico durante una conferenza stampa nello Studio Ovale.
Dopo uno scambio di battute social Truth-X (ciascuno sul proprio), venerdì 6 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump starebbe cercando attraverso il suo staff di organizzare con l’imprenditore per riappacificarsi. Ma lo scontro è stato molto duro: tutto è iniziato con Musk che contestava di essere stato messo privatamente a conoscenza del contenuto della legge di Bilancio, l’origine dello scontro tra i due. Per Trump, il suo consigliere era perfettamente a conoscenza, ma si sarebbe risentito perché la legge taglia gli incentivi alle auto elettriche.
Conseguenza diretta, un calo verticale delle quotazioni Tesla: nella serata italiana, però, Musk ha «gettato la bomba», come ha voluto metterla giù: «Trump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici», quelli che riguardano un giro di prostituzione di alto livello riconducibile al predatore sessuale di New York.
Su X ha poi lanciato un sondaggio: «È giunto il momento di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti veramente l'80 per cento delle persone al centro?».
Per Musk, inoltre, la vittoria di Trump alle elezioni è dipesa da lui. «Senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni, i Democratici controllerebbero la Camera e i Repubblicani sarebbero 51-49 al Senato. Che ingratitudine!»
Il presidente americano ha replicato scrivendo su Truth che «il modo più semplice per risparmiare nel nostro bilancio, miliardi e miliardi di dollari, è revocare i finanziamenti e i contratti governativi di Elon». In un altro post, ha ribadito di aver «revocato il mandato sui veicoli elettrici che obbligava tutti ad acquistare auto elettriche che nessun altro voleva (e che sapeva da mesi che avrei fatto!)» per cui Musk «è semplicemente impazzito».
Non si è fatta attendere la risposta di Musk: «Alla luce della dichiarazione del Presidente Trump sulla cancellazione dei miei contratti governativi, SpaceX inizierà immediatamente a disattivare la sua navicella spaziale Dragon».
Il patron di Tesla si è espresso anche a favore dell'impeachment di Trump. «Sì» ha risposto su X condividendo il post di un utente che sosteneva che il presidente Usa dovesse essere messo sotto accusa e sostituito dal vice J.D. Vance. E poi ancora: «I dazi di Trump causeranno una recessione nella seconda metà del 2025».
Le repliche
Contro Musk si è scagliato immediatamente Steve Bannon, ex ideologo dei trumpiani, che ha auspicato che SpaceX venga confiscata dal governo e l’imprenditore sudafricano espulso. Per Bannon, l’amministrazione dovrebbe anche indagare sull’uso di droghe del patron di SpaceX.
Nel corso della nottata italiana, è arrivato anche il commento ufficiale della Casa Bianca. La portavoce Karoline Leavitt ha detto alla Cnn che si tratta di un «episodio sfortunato». «Questo è un episodio spiacevole per Elon, che non è soddisfatto del “One Big Beautiful Bill” perché non include le politiche che voleva. Il Presidente è concentrato sull'approvazione di questa legge storica e sul rendere il nostro Paese di nuovo grande».
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