La premier scozzese Nicola Sturgeon ha presentato un progetto di legge al parlamento di Edimburgo per indire un referendum consultivo sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. La data indicata da Sturgeon è il 19 ottobre 2023.

Sarebbe un referendum fotocopia rispetto a quello avvenuto nel 2014, perché Sturgeon ha chiesto che il quesito sia uguale, ovvero: «La Scozia dovrebbe essere un paese indipendente?». Otto anni fa il referendum per gli indipendentisti era fallito, costringendo Edimburgo a rimanere legata a Londra.

La crescita degli indipendentisti e la Brexit

In Scozia la crescita del movimento indipendentista è stata costante, come dimostrato dall’ascesa e dalla vittoria dello Scottish national party guidato oggi proprio da Sturgeon.

Inoltre, la spinta verso l’indipendenza tra gli scozzesi è arrivata anche a causa della Brexit, che ha cambiato lo status della nazione della Gran Bretagna. Nel referendum sull’uscita dall’Unione europea del Regno Unito del 2016, la maggioranza in Scozia aveva votato per rimanere legata a Bruxelles. Ma proprio perché quello sull’indipendenza era avvenuto prima, Sturgeon ritiene necessaria una nuova consultazione che tenga conto della scelta del paese di uscire dall’Ue.

La reazione di Boris Johnson

Per regole costituzionali, Londra deve dare comunque il beneplacito. Il primo ministro britannico Boris Johnson ha più volte allontanato l’ipotesi di un nuovo voto popolare sulla questione, sottolineando come per «questa generazione» la decisione fosse già stata presa nel 2014. Una politica tenuta anche dalla premier precedente Theresa May. Lo stesso Johnson ha affermato di voler «studiare attentamente» la proposta di Sturgeon, ma ha avvertito come «non sia tempo nemmeno di parlarne». 

Per adesso quella di Sturgeon è una sfida a Downing Street. Sturgeon si è detta pronta a discutere e negoziare con Johnson dei termini del referendum, ma ha anche affermato che non permetterà che «la democrazia scozzese sia prigioniera di Boris Johnson».

Le pratiche burocratiche sono state avviate e adesso dovranno passare sotto la lente di ingrandimento della Corte suprema, che dovrà dare un giudizio. La premier Sturgeon ha poi dichiarato che se la Corte e il parlamento di Westminster riterranno non valide le richieste di Edimburgo, le prossime elezioni generali del Regno Unito, previste per il 2024, il partito nazionalista ora al governo baserà tutta la propria campagna sull’uscita dal Regno Unito.

L’opposizione in Scozia

La decisione di Nicola Sturgeon è stata duramente osteggiata anche all’interno dell’arco parlamentare scozzese. Laburisti, conservatori e liberal democratici hanno criticato la posizione dei nazionalisti sul possibile referendum, sostenendo che le priorità della popolazione scozzese siano altre: dal costo della vita, all’istruzione, passando per la salute.

Per i partiti d’opposizione, infatti, la mossa di Sturgeon è una forzatura. Il leader lib dem Alex Cole-Hamilton, ha affermato che il piano di Sturgeon sia «uno spaventoso spreco di energia e concentrazione». 

Sondaggi

Lo Snp è il vincitore delle ultime elezioni e ora governa insieme all’appoggio del partito dei Verdi. Sono la maggioranza a Holyrood, il parlamento scozzese, ma dai sondaggi che girano da mesi emerge un paese completamente spaccato sul tema indipendenza.

Per questo, nel caso – che ora sembra remoto – in cui venisse accettato il referendum da Londra, i risultati sarebbero più che incerti.

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