Negli ultimi mesi sembrava che le polemiche sulla gestione del Covid negli Stati Uniti fossero scomparse insieme alle restrizioni di qualunque tipo. Il governatore della Florida Ron DeSantis però ha deciso che andare all’attacco degli effetti collaterali dei vaccini di Pfizer e di Moderna potesse essere una buona idea, politicamente parlando. Non soltanto con le parole, ma chiedendo ufficialmente alla Corte Suprema della Florida di istituire un Gran Giurì per valutare se le case farmaceutiche abbiano danneggiato i pazienti con eventuali effetti collaterali da vaccino.

Quest’ennesima operazione mediatica del governatore del Sunshine State servirebbe per riaffermare che, a differenza delle chiusure implementate negli anni della pandemia dallo stato delle California, la sua scelta di tenere tutto aperto si è confermata come vincente sia sul piano elettorale sia su quello strettamente sanitario: tra due estremi, l’aperturista Florida ha avuto meno morti del Golden State.

L’appeal No vax

FILE - Bumper stickers supporting Florida Gov. Ron DeSantis on sale at former President Donald Trump's rally in Conroe, Texas, Jan. 29, 2022. (AP Photo/Jill Colvin, File)

Non è questo il punto. DeSantis, non ancora ufficialmente candidato alle presidenziali 2024, ha trovato un punto debole nella corazza del suo avversario Donald Trump proprio nella questione vaccinale, dove l’elettorato conservatore ha alti tassi di scetticismo: secondo un sondaggio del 2021, il 47 per cento dell’elettorato repubblicano era esitante nel vaccinarsi.

L’ex presidente, dal canto suo, non può smarcarsi dal tema né ha intenzione di farlo: grazie all’Operazione Warp Speed, una partnership pubblico-privata tra governo federale e aziende farmaceutiche che portò allo sviluppo di due vaccini funzionanti, quello di Moderna e quello di Johnson &Johnson. Tanto che nei mesi successivi allo sviluppo dei due antidoti, l’ex portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders, durante la sua campagna per diventare governatrice dell’Arkansas li ha definiti «i vaccini di Trump».

Lo stesso ex presidente, durante un’intervista con l’ex volto di Fox News Bill O’ Reilly all’inizio del 2022 rispose con un secco «sì» alla domanda se avesse fatto la terza dose di vaccino. Alla medesima questione il governatore DeSantis non ha mai risposto, preferendo l’espressione evasiva «ho fatto ciò che era giusto fare», tanto che The Donald lo ha definito come un codardo che non sa prendersi le proprie responsabilità.

Però anche lo stesso ex presidente non può pressare più di tanto su questo tema, dato che i suoi principali apologeti, come l’anchorman di Fox News Tucker Carlson hanno spinto sullo scetticismo sui vaccini, compreso lo stesso figlio Eric Trump.

La strategia 

FILE - Former President Donald Trump pauses as he speaks at a rally Jan. 15, 2022, in Florence, Ariz. (AP Photo/Ross D. Franklin, File)

Non bastano quindi le difficoltà incontrate dai candidati sponsorizzati dall’ex presidente durante le ultime elezioni di metà mandato a mettere in difficoltà Trump: questo attacco sicuramente colpirà anche la sua preziosa base di sostenitori. Ed è il culmine della strategia del governatore della Florida che anche durante l’apice della pandemia si è rifiutato di implementare obblighi di qualsiasi tipo. Anche Kristi Noem, governatrice del North Dakota, ha seguito una linea analoga, però ha cercato di convincere i cittadini a vaccinarsi il prima possibile, sia pur senza imporre obblighi. Invece DeSantis nel settembre 2021 ha nominato il dottor Joseph Ladapo come nuovo chirurgo generale della Florida, una carica che sovrintende alla gestione statale della sanità.

Perché nominare Ladapo che nemmeno era un residente nello stato? DeSantis aveva notato i suoi editoriali sul Wall Street Journal dove esprimeva le sue idee contrarie ai lockdown e ai vaccini, promuovendo al contrario l’uso di farmaci inappropriati come idrossiclorochina e invermectina come cure alternative. Anche a settembre Ladapo ha sconsigliato i vaccini per gli uomini più giovani perché «troppo rischiosi».

Non solo: DeSantis ha violato quello che forse è uno dei sacri principi del partito repubblicano: my business, my choice. Ovvero: se sono il proprietario di un’impresa la posso gestire come voglio. E quindi imporre ai miei dipendenti di vaccinarsi, se lo ritengo adeguato. Possibilità negata tramite una legge approvata nel novembre 2021 che impedisce alle aziende di imporre tale obbligo, provvedimento arrivato dopo una serie di altre norme che hanno di fatto impedito l’implementazione degli obblighi nelle agenzie e nelle strutture del governo federale, sia per ciò che riguarda i vaccini sia per l’uso delle mascherine.

Questa legislazione controcorrente è stata una delle pietre angolari della sua campagna elettorale per la rielezione nel novembre 2022: negli spot televisivi si potevano vedere famiglie che ringraziavano il governatore «per non averci tenuto lontano dai nostri nonni» e «per aver lasciato andare i nostri figli a scuola», ma anche leader religiosi che esprimevano la loro soddisfazione «per aver avuto la garanzia di poter adorare Dio».

Successo libertario

I risultati parlano chiaro: DeSantis ha letteralmente vinto a valanga, con 17 punti di distacco, nei confronti del suo avversario Charlie Crist, deputato dem ed ex governatore repubblicano. Segno che in tutte le fasce di elettorato queste politiche radicalmente libertarie e aperturiste hanno fatto presa. E del resto è in linea con la maggior parte degli stati repubblicani, dove, fino ad oggi sono stati introdotti 88 disegni di legge in varie legislature. Quindi c’è un trend nazionale che di fatto viene cavalcato da quasi tutti i repubblicani, compresa la leadership congressuale che ha vantato l’abolizione a fine anno dell’obbligo vaccinale nelle forze armate voluto da Joe Biden.

Semplicemente, DeSantis ha fatto un passo ulteriore, sposando pienamente, sia pur in forma dubitativa, uno dei punti nodali della retorica dei No vax: nei vaccini contro il Covid, gli effetti collaterali sono superiori ai benefici. E quindi i cittadini della Florida andranno rimborsati e dovranno «conoscere la verità».

Certamente il governatore è piuttosto incline a sparate mediatiche forti, ma in questo caso, chiedendo l’istituzione di un Gran Giurì, sceglie di istituire un collegio giudicante che non può essere sciolto da nessuno, nemmeno da lui, con ampi poteri di indagine e di emettere incriminazioni.

I rischi

C’è un però. L’indagine potrebbe non portare a nulla, può capitare. Nel frattempo, però la narrazione di Ron DeSantis come guerriero che combatte contro Big Pharma e un governo federale che impone obblighi che si rivelano poi fallaci rafforza il concetto che è in corso una battaglia dei comuni cittadini contro una coalizione di soggetti che vogliono imporre un’agenda “globalista” sul mondo intero.

E in questa battaglia DeSantis vuole essere più credibile non solo di Donald Trump, il quale ha finanziato la creazione dei vaccini anti-Covid e ha confermato il dottor Anthony Fauci nella task force della Casa Bianca nella lotta alla pandemia nell’ultimo anno della sua presidenza, lo stesso Fauci che secondo certi influencer di estrema destra, a quali si è recentemente unito il patron di Twitter e Tesla Elon Musk, avrebbe celato le vere origini del Covid. Ma anche rispetto ad altri governatori come la già citata Kristi Noem, che non hanno ancora osato spingersi fino al lambire il mondo degli antivaccinisti, DeSantis può affermare di essere il più grande combattente contro le restrizioni pandemiche.

Non è però una strategia senza rischi: gran parte dell’establishment repubblicano negli ultimi due mesi lo avrebbe voluto scegliere come alternativa al perdente Donald Trump, per mostrarlo all’elettorato come un segno del ritorno “alla sanità mentale” dopo anni di teorie del complotto strampalate sulle elezioni presidenziali del 2020 “rubate” dai dem nei modi più strampalati.

Sostituire però un complottismo con un altro potrebbe essere fallimentare nel recupero del voto di quella classe di professionisti bianchi che vivono nei sobborghi delle grandi città e che nel 2020 ha scelto Joe Biden con il naso turato contro gli eccessi del trumpismo. Un grosso dilemma per un partito che non sa che direzione prendere dopo il quadriennio sconvolgente di Donald Trump.

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