Controverso eppure efficace. Il cosiddetto spoils system, il metodo che consiste nel sostituire il maggior numero possibile di funzionari pubblici con persone di fiducia del governo. Un modus operandi che non gode di grande popolarità, eppure viene regolarmente usato ancora oggi quasi ovunque nel mondo. La sua storia è lunga e ha radici profonde nella democrazia americana e in un certo senso ha anche condotto all’assassinio di un presidente. Per capire meglio la nascita e lo sviluppo di questo fenomeno, bisogna andare alle presidenziali americane del 1828, vinte dal generale Andrew Jackson, che riesce a battere il presidente in carica John Quincy Adams, figlio dell’ex presidente John ed esponente di primo piano di quella casta politica del Massachusetts che dominava la politica americana insieme ai possidenti agrari della Virginia.

Jackson non era niente di tutto questo: era sì un possidente, con tanto di schiavi, ma veniva dal nulla e si era conquistato la fama anche grazie alle sue vittorie militari contro i britannici. Insomma, si considerava un self made man e diffidava dei burocrati che lavorava in quello che era la versione embrionale del governo federale.

Li vedeva come servitori del «mondo di ieri», quello della ricchezza ereditata. L’espressione vera e propria non appartenne a Jackson però, ma a uno dei suoi alleati, il senatore di New York William Marcy che disse all’indomani del risultato: «Al vincitore appartengono le spoglie».

La fiducia del popolo

Bisogna dire però che anche padri fondatori come John Adams e Thomas Jefferson, sia pur in misura minore, avevano fatto uso di questo metodo. Con Jackson però quest’azione di sostituzione accedeva a un nuovo livello, non soltanto perché il nuovo presidente temeva boicottaggi da parte di quello che il suo successore Donald Trump avrebbe chiamato “Deep state”, ma anche perché era un modo formidabile per fidelizzare gli elettori, fornendo loro ragioni tangibili per scegliere uno o l’altro candidato.

Secondo lo storico Michael McGerr, autore del libro The Decline of Popular Politics, lo spoils system aiutò a cementare nella popolazione la fiducia nelle istituzioni politiche e nei partiti di riferimento.

Anche per questo i dati dell’affluenza alle elezioni presidenziali continuarono a crescere negli anni successivi, con la graduale introduzione ovunque del suffragio universale maschile per i bianchi: nel 1876 l’affluenza arrivò all’81,8 per cento, la più alta di sempre.

Il voto fideistico

Secondo McGerr, è l’apogeo dell’epoca del voto “militarizzato”, più che militante: l’elettore medio dà un voto fideistico a quello che ritiene essere il suo partito di riferimento, anche in ragione di quanto è riuscito a ottenere da esso.

Organizzazioni politiche come Tammany Hall, una struttura diretta dal faccendiere newyorchese Boss Tweed sapevano canalizzare i consensi dei settori poveri della società anche grazie alla distribuzione di favori e di cariche politiche minori, come impiegato postale o poliziotto cittadino.

Paradossalmente anche negli anni successivi alla guerra civile negli stati ex schiavisti lo spoils system ebbe un uso benefico per la società: fu utilizzato dai repubblicani per favorire la partecipazione degli afroamericani liberati, aprendo loro posizioni un tempo appannaggio dei soli bianchi.

C’è da dire che però le partecipatissime elezioni del 1876 vengono anche ricordate come quelle più segnate da contestazioni e presunti brogli: fu solo grazie a un accordo sottobanco tra i partiti che la situazione si sbloccò in favore dei repubblicani. Quattro anni più tardi un altro repubblicano, James Garfield, sarebbe stato eletto presidente.

Il caso Guiteau

Come spesso avveniva, i partiti non sempre erano in grado di accontentare tutti i militanti a cui i boss locali avevano promesso cariche di qualche tipo. Così avvenne anche nel caso di Charles Guiteau: un militante repubblicano che viveva a New York con problemi mentali, il quale credeva che, dopo aver partecipato ad alcune azioni di volantinaggio e aver scritto i testi di qualche manifesto, avesse tutto il diritto di chiedere una carica politica per sé: per la precisione, l’ufficio di console a Parigi, a causa delle sue ascendenze francesi, anche se non parlava francese e fosse negato per le lingue straniere.

A causa delle sue paranoie, dopo non essere stato nominato, Guiteau pensò che fosse a causa della simpatia di Garfield per la riforma di questo diffuso sistema clientelare. Quindi la soluzione più semplice fosse sparare a Garfield, per ottenere che venisse sostituito con il suo vice Chester Arthur, con il quale non era in buoni rapporti.

Così avvenne il 2 luglio 1881, grazie al fatto che all’epoca i presidenti non avevano alcuna scorta, gli sparò all’interno della stazione di Baltimora, mentre il presidente stava per raggiungere la moglie in treno verso la località turistica di Long Branch, in New Jersey.

Garfield morì più di due mesi dopo per le ferite riportate, il 19 settembre 1881. L’opinione pubblica fu scioccata dall’evento e chiese a gran voce che si ponesse un freno al sistema dello spoils system per sostituirlo, almeno in parte, con dei concorsi competitivi.

La riforma di fine Ottocento

A promuovere la legge, non troppo sorprendentemente, fu il leader democratico al Senato George Pendleton, noto per le sue posizioni filosudiste e per essere stato uno dei più accesi oppositori del presidente repubblicano Abraham Lincoln durante la guerra civile americana.

La riforma passò anche grazie ai voti della fazione repubblicana dei “mezzosangue”, guidati dal senatore del Maine James Blaine, ostile a questo sistema che svantaggiava i politici provenienti dagli stati meno ricchi com’era il Maine all’epoca.

L’agenzia meritocratica

Nel 1883, dopo un lungo iter congressuale, il Pendleton Act venne firmato dal presidente Arthur e si creò una nuova agenzia federale, la Civil Service Commission, per istituire una selezione meritocratica dei dipendenti federali. Se la corruzione calò, lo stesso avvenne per l’affluenza alle elezioni.

Le similitudini nelle posizioni dei due partiti e lo scarso carisma della maggior parte dei candidati non era un motivo sufficiente per i cittadini meno attenti all’attualità politica per recarsi alle urne. Il sistema però non si fermò, anzi, prosperò maggiormente a livello locale: Tammany Hall cominciò a promettere posti di lavoro nelle strutture della città di New York e continuò a funzionare in modo simile fino agli anni Cinquanta.

Anche negli anni Trenta, durante il New Deal, i democratici usarono i programmi federali per la ripresa economica per cementare il loro consenso nel paese grazie alla distribuzione dei posti di lavoro.

Per quanto riguarda gli esami meritocratici per le posizioni nel governo federale, in un certo qual modo, hanno poi mostrato la loro iniquità. Secondo alcune favorendo chi per ragioni di status e di patrimonio familiare aveva potuto permettersi studi migliori: anche per questo nel 1978 la Civil Service Commission venne abolita perché ritenuta una delle cause della scarsa presenza delle minoranze etniche nelle fila della burocrazia federale.

Lo spoils system perfetto

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Negli ultimi anni, invece, politici repubblicani come Donald Trump o il senatore neoeletto dell’Ohio J.D. Vance hanno chiesto il ripristino di un certo grado di spoils system per evitare “boicottaggi”, in modo simile a quanto pensato da Andrew Jackson.

Qui però non c’è alcun fine di partecipazione democratica, ma soltanto la volontà di plasmare a proprio piacimento la macchina governativa, ritenuta difficilmente gestibile per via di uno stratificato ceto burocratico ostile ai cambiamenti, retorica non estranea nemmeno al mondo progressista.

In una sola agenzia federale, invece, lo spoils system continua a funzionare brillantemente, quasi come ai tempi dei boss locali: parliamo della Casa Bianca, dove ad ogni cambiamento di amministrazione vengono sostituiti tutti i dipendenti, fino all’ultimo membro dello staff.

Per evitare spiacevoli rivelazioni verso la stampa che potrebbero compromettere l’azione di governo. Ma anche, come allora, per ricompensare chi si è molto speso per fare eleggere un presidente.

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