Marc Garlasco è stato un ex investigatore di crimini di guerra per le Nazioni unite. Ha una lunga esperienza in scenari di conflitto, è stato in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia oltre che Gaza. Oggi lavora per Pax protection of civilians, un’organizzazione che si occupa di tutelare i civili nelle zone di conflitto.

In questi giorni stiamo leggendo tante versioni diverse e a volte contrastanti sull’esplosione all’ospedale al Ahli di Gaza. Qual è la tua ricostruzione dei fatti alla luce dell’esperienza che hai accumulato sul campo in questi anni?

Dalle informazioni in nostro possesso è più semplice accertare quale non sia stata l’arma utilizzata. Dai report visionati e dalle prove visuali e fisiche raccolte possiamo dire con sicurezza che non è stato un bombardamento. Il piccolo cratere nelle foto non coincide con un missile Jdam israeliano che provoca buchi dai tre ai dieci metri. Se guardiamo anche ai danni intorno al luogo dell’esplosione, prendendo come riferimento la vegetazione, le auto e gli edifici vediamo che non ci sono abbastanza danni. Soprattutto notiamo danni derivati da incendio e quel tipo di missili non producono la grande fiammata vista nei video dell’impatto, nonostante le persone tendano a pensare il contrario. L’obiettivo di quei missili è quello di creare ingenti danni dall’urto e dalla frammentazione, ma se c’è tanto fuoco l’energia si disperde e quell’effetto viene meno. Le fiammate sono causate principalmente da cosa c’è nel luogo dell’impatto, come deposito carburante, auto o altro ancora.

Quali sono quindi le altre teorie sull’accaduto?
Israele ha detto che è stato un missile della Jihad islamica partito dall’interno della Striscia nelle vicinanze dell’ospedale e che per errore è caduto a terra. È una versione plausibile, perché se il missile era appena stato sparato significa che era ancora pieno di carburante e questo giustifica il grande fuoco visto a terra. Tuttavia non abbiamo prove conclusive per confermare questa tesi.

Potrebbe essere stato un altro tipo di arma israeliana?

Certamente. Al momento ci sono dozzine di investigatori che si stanno concentrando anche su questo aspetto. Si valutano tutte le piste ma senza l’accesso al luogo delle prove non è semplice lavorare.

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Il ministero della salute di Hamas ha detto che sono morte 471 persone. Secondo te, se non è stato un bombardamento diretto, è possibile questo gran numero di vittime?

Dobbiamo capire prima se il numero riguarda solo i morti o anche i feriti. Potrebbe essere possibile, ma è un numero altissimo. Ho investigato crimini di guerra per le Nazioni unite per 20 anni e se il numero dei morti è confermato, si tratterebbe del dato più alto mai incontrato nella mia carriera. Per l’Onu ho investigato il bombardamento americano della moschea di al Jinah in Siria nel 2017. All’interno c’erano circa cinquecento persone e i raid aerei americani hanno lanciato dieci bombe sulla struttura. Ovviamente parliamo di armi diverse, ma il numero delle vittime è stato poco meno di cinquanta. Tuttavia, non penso che dobbiamo tanto discutere se il numero del ministero della Salute di Gaza sia vero o meno. Il dato è che a Gaza i civili si sentono al sicuro solo in alcune aree, come in quella dell’ospedale. Dobbiamo proteggerli. Prima sono morti cittadini israeliani ora i palestinesi. Continueremo a vedere i bombardamenti sulla Striscia e quando Israele entrerà a Gaza sarà ancora peggio.

Il giorno dopo l’esplosione il portavoce dell’esercito israeliano ha presentato una serie di prove in una conferenza stampa

Le ipotesi che hanno riportato sono possibili. Ma c’è bisogno di fare un lavoro più ampio. Non dobbiamo prendere per buone le versioni di Israele e di Hamas. In passato abbiamo visto e letto tante bugie. L’unica soluzione è un’inchiesta indipendente.

Anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha avvalorato la tesi israeliana. Ha detto che ci sono prove del Pentagono, saranno presentate?

Biden deve presentare le sue prove all’opinione pubblica internazionale piuttosto che limitarsi a dire “noi sappiamo”. Ci sono buone ragioni per non credere alla versione americana, basta pensare a cosa è accaduto prima di arrivare all’invasione dell’Iraq. Dobbiamo essere scettici di tutti. La Corte penale internazionale ha detto che ha giurisdizione sull’accaduto e spero che appena possibile apra un fascicolo d’indagine. Non soltanto però per questo caso, ma anche per altri episodi accaduti in questo conflitto sia in Israele che sulla Striscia di Gaza. Tagliare l’acqua e i viveri a un certo numero di popolazione può essere un crimine di guerra. Così come alcuni bombardamenti che ci sono stati. Ma non sono sul luogo e non sto investigando, quindi non posso dirti altro.

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Sui social tante persone hanno paragonato l’attivismo della Corte penale internazionale sulla guerra in Ucraina con il suo silenzio di questi giorni

C’è una grande differenza tra la guerra in Ucraine e ciò che sta accadendo a Gaza ora. In Ucraina gli investigatori sono entrati in aree liberate e subito per evitare di contaminare le prove. Al momento la Striscia è bombardata tutti i giorni ventiquattro ore su ventiquattro, è impossibile fare indagini. Spero che presto qualcuno possa entrare.

Quando accadono fatti simili a quelli dell’ospedale di Gaza veniamo subito inondati da informazioni non verificate e da post provenienti da account osint che dicono di aver verificato video, immagini e cosa viene postato online. Ma non tutti i lettori hanno le competenze per orientarsi con quello che leggono e per identificare il vero dal falso. Cosa consigli?

Oggi il mondo dell’informazione è molto pericoloso. Nei giornali abbiamo sempre più opinioni e pochi fatti. Molte organizzazioni competono tra di loro e la verità non è mai chiara. Consiglio di non prendere subito una posizione, di respingere le opinioni e di affidarsi a fonti autorevoli. Ammetto che è molto più complicato fare il mio lavoro oggi di quando ho iniziato venti anni fa. Appena pubblico un report tante persone iniziano a criticarlo con bugie o informazioni non verificate. Le bugie viaggiano veloci perché le persone vogliono credere a quelle versioni.

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